Mattia Croci-Torti alla vigilia della semifinale di Coppa Svizzera tra Servette e Lugano: ‘Sarà una sfida da uomini veri, l'appetito vien mangiando’
Sono trascorsi poco meno di 31 anni da quel 19 maggio 1992, quando il Lugano aveva affrontato per l’ultima volta in semifinale di Coppa Svizzera il Servette. A tre decenni di distanza, la sfida si ripeterà mercoledì sera. In una cornice diversa, perché allora si era giocato nel vecchio stadio delle Charmilles, ma contro un club che quella partita se la ritrova ancora sullo stomaco. Era finita 4-2 ai supplementari (doppiette di Zuffi e Graciani), con i bianconeri costretti a disputare gli ultimi 15’ del prolungamento con un uomo in meno e con Marco Walker tra i pali a causa dell'infortunio del fratello Philipp (Karl Engel aveva finito i cambi a disposizione). Una partita epica, uno dei momenti iconici della storia del calcio svizzero, come l’aveva definita il compianto collega della televisione romanda, Jean-Jacques Tillmann che quei 120’ li aveva commentati. Difficile che mercoledì sera allo Stade de Genève possano essere raggiunti gli stessi picchi di pathos (ne andrebbero di mezzo le coronarie di molti tifosi), ma la semifinale dell’edizione 2022-23 sarà senza tema di smentita, una partita elettrizzante, tra due compagini alle quali piace giocare e non buttarla soltanto sulla difensiva.
All’appuntamento, il Servette arriva dopo la vittoria in rimonta contro lo Young Boys, mentre il Lugano è reduce dalla sconfitta al Letzigrund contro il Grasshopper. Secondo Mattia Croci-Torti, però, si tratta di dati che non dovrebbero influenzare l’esito della sfida… «C‘è sconfitta e sconfitta. Non ci ha reso felici, domenica sera eravamo nervosi, perché quella era una partita che avremmo dovuto perlomeno pareggiare. Di amaro in bocca ne abbiamo avuto, ma non ha destabilizzato le nostre certezze: abbiamo disputato la partita che volevamo disputare, a parte i gol che non sono arrivati. Non arriviamo abbattuti o demotivati alla semifinale, perché contro il Gc abbiamo mostrato tanti aspetti positivi. La loro vittoria contro lo Young Boys li caricherà ulteriormente e lo stadio sarà ancora più pieno: questo farà salire la tensione e per chi non la sa reggere a volte può diventare un problema».
Il Servette occupa il secondo posto in classifica, tuttavia contro il Lugano ha vinto soltanto una delle ultime 15 partite disputate… «La statistica parla a nostro favore, ma come ho avuto modo di ripetere, di queste 15 sfide nemmeno una era valida per la Coppa Svizzera, nemmeno una era da dentro o fuori, con dinamiche completamente diverse rispetto al campionato. I ginevrini la statistica la conoscono bene e sanno che spesso noi riusciamo a metterli in difficoltà e spero che ciò faccia trascorrere loro qualche ora di sonno agitato. D’altro canto, noi siamo consci di quanto sia complicato giocare contro di loro, lo abbiamo sperimentato pure due settimane fa a Cornaredo. Noi e loro siamo due squadre che difficilmente pensano soltanto a difendersi, ma nel complesso le statistiche lasciano il tempo che trovano».
In una sfida da dentro o fuori è fondamentale saper controllare i nervi, non cedere alla pressione. Pressione che peserà soprattutto sulle spalle dei granata… «Non c’è una vera favorita, ma sono convinto che loro si trovino sotto una fortissima pressione. Alain Geiger è alle ultime settimane in panchina e avrà uno stimolo supplementare per raggiungere la finale. Inoltre, non vincono la Coppa dal 2001 e l’ultima semifinale disputata l’hanno persa in casa due anni fa contro il San Gallo… Hanno tutto da perdere e più pressione di noi. Sono sicuro che la mia squadra entrerà in campo senza un briciolo di paura, con tanto rispetto sì, ma priva di timori. Il fatto poi che nelle ultime settimane a Ginevra siano successe parecchie cose, come ad esempio la separazione annunciata dall’allenatore quando la squadra è in semifinale di Coppa e seconda in Super League, lascia supporre delle dinamiche non del tutto chiare. Dovremo essere bravi a leggere la situazione e a spingere sull’acceleratore nei momenti in cui il Servette si troverà in difficoltà. Non possiamo pensare di dominare 90 minuti, in alcuni momenti dovremo accettare di difendere sul loro possesso palla, ben sapendo di avere nelle corde la capacità di metterli in difficoltà. Dovremo essere bravi a ostacolarli, sia tatticamente, sia mentalmente, sia fisicamente, perché se li arginiamo saremo in grado di colpirli».
Alla Praille, il fatto di dover affrontare il Lugano è ritenuto un buon affare… «Dal mio punto di vista, sono affermazioni opinabili. Anche se forse avrei detto la stessa cosa, avendo potuto evitare Basilea e Young Boys. Tuttavia, quelle parole hanno ulteriormente galvanizzato la mia squadra. Non abbiamo mai abbassato lo sguardo e domani sera li guarderemo negli occhi senza paura. Sappiamo che una vittoria equivarrà a un’impresa e non sarà in nessun modo una passeggiata. Abbiamo trascorso settimane difficili, con l’utilizzo di giocatori un anno fa spesso in panchina e di altri fuori posizione: da questo periodo usciamo con tanta personalità in più. Quella di Ginevra sarà una partita da uomini veri e oggi più che mai sono sicuro di avere a disposizione un gruppo di uomini veri. E non vedo l’ora di dimostrarlo allo Stade de Genève. Andare ancora una volta a Berna ci permetterebbe di rivivere emozioni indescrivibili: per chi un anno fa c’era e per i tanti al loro primo anno a Lugano. L’appetito vien mangiando: in questo momento non c’è proverbio migliore…».
Tra coloro che un anno fa avevano vissuto l’epopea del 15 maggio, c’è ovviamente Mattia Bottani. Autore di uno dei quattro gol della finale, ambisce a essere protagonista ancora una volta, nonostante gli infortuni che lo stanno bersagliando… «Ho la stessa identica fame di un anno fa. La Coppa è un viaggio straordinario che ti porta a vivere mille emozioni in poche partite, sensazioni che il campionato non ti può dare, anche perché ora come ora il titolo non lo possiamo più vincere. Voglio assolutamente arrivare in finale, sarebbe la terza volta, un grande traguardo personale».
Il numero dieci bianconero ha fatto i salti mortali per recuperare dall’infortunio in tempo per la semifinale. Proprio come era successo un anno fa prima della sfida con il Lucerna… «In quell’occasione avevo rinunciato alla trasferta di Losanna, subito prima della semifinale, in quanto il terreno della Tuilière è sintetico e conoscendo i miei limiti muscolari avevamo deciso di non rischiare. Quest’anno la situazione è diversa, arrivo da un mese di inattività e la mia condizione non può essere paragonabile. Tuttavia, in questo genere di partite basta poco per accendersi e non vedo l’ora di poterlo fare».
Mercoledì sera toccherà a chi la Coppa l’ha già vinta tirare il carro… «Credo che io, Sabbatini e Daprelà, in pratica i tre “vecchietti” della squadra, dovremo far capire al resto del gruppo l’importanza della Coppa, l’importanza di essere presenti nel momento decisivo. È una partita secca, senza domani e a livello emotivo sentiamo di dover dare una mano ai più giovani. Ripongo grande fiducia nei miei compagni: il gruppo è giovane, ma affamato. La combinazione ideale».