Il Vaduz del tecnico ticinese vuole continuare a stupire l’Europa. ‘È come giocare in Super League il giovedì e in Challenge la domenica’
Eliminati Koper, Konyaspor e Rapid Vienna nelle qualificazioni e poi due punti nelle prime tre partite della fase a gironi: il percorso in Conference League del Vaduz è finora di tutto rispetto. «Certamente – conferma l’allenatore ticinese Alessandro Mangiarratti –, se pensiamo che anche contro l’Alkmaar non eravamo così distanti dal portare a casa il risultato, non fossimo rimasti in dieci. Ma dobbiamo ricordarci chi siamo e che tutto ciò che portiamo a casa è un mezzo miracolo per la realtà che siamo, ovvero una squadra di Challenge League che sta giocando una competizione europea che dovrebbe essere dedicata alle migliori squadre delle massime leghe professionistiche del continente. Sappiamo che stiamo facendo bene, ci proviamo fino in fondo, non abbiamo pressione, ci divertiamo e andiamo alla partita con il sorriso e questo fa la differenza».
Intanto anche la notorietà del club è in aumento… «Abbiamo notato interesse sui social, anche se non abbiamo pescato squadre che ti mettono al centro dell’attenzione, ma l’interesse aumenta, ci sono diverse interviste, spesso anche dall’estero, però in effetti non tutti all’esterno si stanno rendendo conto che stiamo facendo qualcosa di incredibile e forse irripetibile, che in parte compromette le prestazioni in campionato. Facile dire che battendo il Dnipro e l’Apollon saremmo secondi, ma stiamo parlando di squadre che potrebbero tranquillamente giocare nella Super League svizzera, è come se giocassimo al giovedì in Super League e la domenica in Challenge League, essere sempre superperformanti non è evidente».
Lo stesso tecnico dopo la partita d’andata con il Konyaspor era dell’opinione (cfr. laRegione del 6 agosto 2022) che «con tutto l’ottimismo del mondo, non penso che arriveremo alla fase a gironi», eppure l’impresa è stata compiuta: «Allora lo ripeto: con tutto l’ottimismo del mondo, non penso che arriveremo secondi. Se vogliamo allungare i problemi, allunghiamoli pure».
Proprio gli ucraini del Dnipro, sono gli ospiti di domani al Rheinpark, una settimana dopo il pareggio di Kosice (Slovacchia), vista l’impossibilità di giocare in Ucraina. Un avversario che tra l’altro (anche se la società è cambiata radicalmente) che Mangiarratti già conosce: «Con il Dnipro avevo giocato con il Bellinzona, quattordici anni fa, per cui mi dice qualcosa. Purtroppo però ultimamente dice qualcosa, soprattutto perché vediamo le bombe passare sopra la città, è un peccato ed è qualcosa che lascia tristezza. Con la squadra non abbiamo avuto nessun tipo di contatto, ma la dirigenza ha avuto il classico pranzo ufficiale e ha potuto scambiare qualche parola. Per esempio è incredibile pensare che il Team manager ha fatto tre mesi al fronte, poi tre mesi con la squadra e poi di nuovo tre mesi al fronte, è una cosa inimmaginabile e che fa venire i brividi. Dal punto di vista sportivo è come affrontare un’altra squadra, però bisogna sempre pensare che loro sono dei privilegiati, che possono continuare a praticare il loro sport, è una cosa bella, ma anche un po’ strana».
Un successo permetterebbe ai biancorossi di giocarsi fino in fondo il passaggio del turno (riservato alle prime due classificate): «Non è facilissimo, ma è alla nostra portata. Il mio pensiero attuale è di affrontare bene la partita che abbiamo preparato bene, ancora oggi con l’ultimo allenamento. Speriamo di impattare bene la partita, se facciamo ciò che sappiamo, qualcosa possiamo sempre combinare, non sarà facile, ma affrontiamo la partita con la volontà di lasciarci aperta la possibilità di combinare ancora qualcosa nel nostro girone».
Di controcanto in campionato la situazione è più complicata, con il nono posto con cinque punti, frutto di altrettanti pareggi in dieci partite: «Ci stiamo mettendo d’impegno ma non riusciamo a gestire del tutto i due carichi, che ci costano molta fatica mentale e fisica, anche lo scorso weekend a Sciaffusa, siamo partiti un po’ lenti, poi ci siamo persi, ma per fortuna ci siamo ritrovati, è una grossa sfida per noi, visto che in cinque settimane ci tocca giocare dieci o undici partite, non è proprio semplicissimo, visto che arriveremo a Natale che avremo giocato l’80% di partite in più rispetto alle altre squadre di Challenge League, il che è limitante. Abbiamo una strategia generale, ma pensiamo partita per partita».
Sfruttare l’esperienza acquisita in ambito europeo per risalire la china, sarà dunque il compito da applicare dopo la pausa mondiale: «L’obiettivo sarebbe di conquistare qualche punto in più e non dover giocare fino alla fine con il fuoco, chiaro che adesso la realtà è questa, dobbiamo sopravvivere e superare questo momento difficile, ma sono convinto che arriverà il momento in cui inizieremo a vincere queste partite. Penso che i giocatori miglioreranno nell’aspetto fisico, in quello tattico, nella condizione fisica e nella consapevolezza nei propri mezzi, quando dovremo giocare soltanto una partita alla settimana potremo mettere in pratica quanto appreso».