Calcio

Il valore di Supermario per il calcio svizzero

L’ingaggio di Balotelli da parte del Sion regala alla Super League la star che mancava

2 settembre 2022
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Al termine di un mercato asfittico che quasi nulla ha aggiunto a un campionato dal modesto appeal come la Super League, la notizia dell’approdo in Svizzera di Mario Balotelli è come una vivifica sorsata di champagne dopo una settimana di tisane. Campioni come il centravanti italiano nel calcio nostrano non se ne vedevano da un pezzo, e infatti il presidente del Sion Christian Constantin, dopo essersene assicurato i servigi, non ha esitato a definirlo il più importante acquisto nell’ultracentenaria storia del club vallesano. Delle qualità di Supermario, del resto, solo un folle potrebbe dubitare: di rado si è vista infatti una migliore combinazione di tecnica, prestanza e velocità. Ovunque abbia giocato, gol banali ne ha segnati pochissimi, aborrendo la normalità per privilegiare invece estro, potenza e acrobazia come può permettersi di fare soltanto chi dalla sorte ha ricevuto in dono le qualità riservate ai geni. Fenomenale a livello giovanile, Mario Balotelli si affaccia al professionismo quando non è nemmeno sedicenne, profilandosi fra i migliori talenti della sua generazione e vincendo con l’Inter tre scudetti consecutivi e una Champions League prima ancora di compiere vent’anni.

Purtroppo però, insieme alle prodezze il ragazzo inizia a collezionare smargiassate, scandali, polemiche e litigi furiosi: contrattempi ingombranti di cui la sua carriera sportiva inizia inevitabilmente a risentire. Problema annoso e di complessa interpretazione, quello relativo alla personalità del neoacquisto del Sion: quando ha solo 7-8 anni, il suo temperamento già esuberante e prevaricatore costringe diversi suoi compagni di squadra ad abbandonare il calcio. Nato trentadue anni fa in Sicilia da genitori ghanesi che faticano a sbarcare il lunario, il piccolo Mario Barwuah è di salute cagionevole e subisce alcuni interventi chirurgici. Quando la famiglia si trasferisce al nord in cerca di lavoro, dai servizi sociali viene ritenuta incapace di occuparsi del figlio, che sarà dunque affidato a una coppia bresciana, appunto i Balotelli. Quello fra Mario e i suoi genitori naturali è un rapporto problematico e tuttora in parte irrisolto: non li ha mai perdonati per essersi liberati di lui facendolo crescere da persone estranee salvo poi ripresentarsi a reclamare la loro fetta di torta quando il ragazzo comincia a guadagnare milioni a pacchi. A tutto ciò si aggiunga il colore della pelle, che fa del piccolo Mario un diverso, un emarginato, fardelli di cui non riuscirà mai a disfarsi del tutto e che contribuiscono a indurire una personalità già piuttosto spigolosa.

Il ragazzo con la valigia

Lascia ben presto l’Inter, dove si è fatto innumerevoli nemici, e raggiunge il Manchester City che lo paga un monte di quattrini. Lui risarcisce gli inglesi con qualche bella rete e un titolo nazionale che mancava da 44 anni, ma pure con alcune espulsioni e un celebre gol divorato tentando di nobilitare, colpendola di tacco, una palla che andrebbe soltanto spinta in porta con la punta. Il club, esasperato, lo multa di mezzo milione di euro per motivi disciplinari e il rapporto con l’allenatore Mancini – che ricordava la follia di Mario dai tempi di Appiano Gentile – si guasta irreparabilmente. Dopo due anni il ragazzo torna a Milano, ma la maglia che veste è quella rossonera: i supporter interisti, traditi, insieme ad altre tifoserie becere bersagliano Balotelli con ululati razzisti, tanto da indurlo dopo 15 mesi ad attraversare di nuovo la Manica per approdare stavolta al Liverpool. La tappa ad Anfield e il successivo ritorno al Milan sono un trattato universale sul talento sperperato: 2 soli gol in 2 anni e liti insanabili con chiunque si trovi a lavorargli accanto.

Gossip e ‘balotellate’

Siamo nel punto più basso della traiettoria di Mario, che trova però modo di far parlare di sé per altri motivi: vita notturna, flirt con cubiste, supercar demolite, look discutibili, scooter lanciati in mare, casa incendiata coi fuochi d’artificio, reiterate infrazioni al codice stradale e la nascita di una figlia che riconosce solo un paio d’anni più tardi. Tutto ciò lo rende un personaggio trasversale, perfetto per i tabloid, ma pure per il ‘Time’ che lo mette in copertina e per la Treccani che riconosce la voce "balotellata". Ma è ormai poco adatto alla vita da professionista del pallone. Inquieto, distratto da mille cose, si allena male e gioca peggio, portando all’esasperazione compagni, allenatori, dirigenti e tifosi. I rapporti si guastano, e ogni volta la soluzione viene individuata nella cessione a un nuovo club. Sarà così anche al Nizza, all’Olympique Marsiglia, al Brescia, al Monza e coi turchi dell’Adana Demirspor, che ha abbandonato pochi giorni fa dopo una furibonda lite con coach Montella ripresa dalle telecamere.

Ecco dunque chi è il personaggio – del tutto fuori dall’ordinario – che si è portato a casa l’ultimo giorno di mercato il presidente del Sion. Conoscendo Christian Constantin, un altro tipo altamente infiammabile, c’è il rischio che fra i due possano presto volare botte da orbi. Tifosi e giornalisti si leccano i baffi. Ma la vera speranza è quella di vedere finalmente Balotelli tornare a giocare com’è davvero capace, cioè divinamente, come quando a Euro 2012 da solo fece fuori la Germania grazie a uno strapotere fisico che ancora potrebbe esercitare, e a due piedi di rara educazione, specie in un colosso di 190 centimetri. Ma è garantito che – in campo o fuori – per un campionato povero di star come quello nostrano, Supermario sarà un valore aggiunto.

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