L’inizio del ritiro a Lugano della Svizzera di Yakin è stato caratterizzato dall’ennesima defezione, ma anche dal primo allenamento aperto al pubblico
Luca ha 8 anni ed è felice. Si sente fortunato perché ha potuto seguire dal vivo il primo allenamento della Nazionale Svizzera a Lugano, dove a dire la verità ci si aspettava forse qualche sostenitore in più rispetto alle circa 250 persone accorse a Cornaredo (il limite era fissato a 1000), ma il freddo pungente e il primo giorno di scuola dopo le vacanze autunnali hanno probabilmente frenato qualcuno. Non Luca. Il papà lo ha aspettato fuori da scuola, lui l’ha raggiunto con l’impazienza di chi ha un appuntamento importante e qualche decina di minuti più tardi era già seduto sul seggiolino della tribuna Monte Brè dell’impianto della sua città. Dal quale si è alzato diverse volte, a partire dall’ingresso in campo, poco prima delle 17, dei suoi idoli. Quando gli abbiamo chiesto chi fosse il suo preferito non ha avuto dubbi, Xherdan Shaqiri, anche se il papà lo ha fatto titubare ricordandogli che Mario Gavranovic (non presente all’allenamento) è cresciuto a Cornaredo sognando quella maglia, proprio come lui –. O ancora, a ogni giocata degna di nota (per Luca anche solo un dribbling, figuriamoci un colpo di tacco) del folletto numero 23 ora al Lione, per non parlare dell’esultanza a ogni gol segnato nella serie di conclusioni in porta che ha chiuso la sgambata degli uomini di Murat Yakin, invero presentatisi sul campo in numero ridotto, ossia senza gli acciaccati e senza chi era sceso in campo il giorno prima con il proprio club. Poi, terminata l’oretta di sessione aperta al pubblico (ne è prevista un’altra domani alle 11.30), è bastato distrarsi un attimo per perderlo di vista. D’altronde, la possibilità di ottenere un autografo o addirittura un selfie con il suo eroe, era troppo allettante per non precipitarsi a bordo campo. Lo abbiamo ritrovato svariati minuti più tardi, senza un ricordo tangibile di Shaqiri, che non è riuscito a raggiungere, ma ugualmente con il sorriso.
È anche questo che la Nati cerca a Lugano, emozioni. Serviranno infatti anche (soprattutto) quelle per giocarsi la qualificazione diretta ai Mondiali in Qatar negli ultimi due impegni delle qualificazioni, lo scontro al vertice con l’Italia di venerdì a Roma e il match conclusivo di lunedì a Lucerna contro la Bulgaria. Due sfide che definiranno la classifica finale del girone C, in sostanza chi tra rossocrociati e Azzurri (ora appaiati a quota 14 punti ma con la differenza reti che premia di due unità la formazione di Mancini, che chiuderà le sue fatiche in casa dell’Irlanda del Nord) si aggiudicherà il primo posto e il biglietto per la rassegna iridata del prossimo anno e chi invece dovrà passare per gli spareggi (entrambe le squadre sono già certe di chiudere almeno seconde).
Emozioni positive utili anche a contrastare quelle negative generate dagli infortuni che anche stavolta (come già in occasione del match d’andata disputato a settembre a Basilea e finito 0-0) stanno decimando la selezione elvetica, con Yakin che proprio oggi ha perso un altro potenziale titolare, Steven Zuber, costretto a tornarsene a casa per un problema agli adduttori. Un’assenza che si aggiunge ai forfait annunciati nel weekend di Breel Embolo e Nico Elvedi (oltre a Fassnacht e Kobel) e a quelli noti già da tempo di Granit Xhaka e Haris Seferovic. Se poi aggiungiamo che pure la presenza del ticinese Mario Gavranovic, in rete con il suo Kayserispor domenica ma alle prese con un problema al polpaccio, è in dubbio (le sue condizioni verranno rivalutate domani), a guidare l’attacco rossocrociato venerdì all’Olimpico ci sarà uno tra Ruben Vargas, Andi Zeqiri e Noah Okafor. E proprio quest’ultimo rappresenta forse l’opzione più intrigante.
Il 21enne di origine nigeriana ma cresciuto calcisticamente (e non) a Basilea, sta vivendo un ottimo inizio di stagione con la maglia del Salisburgo, club che ha raggiunto in provenienza proprio dai renani nel gennaio 2019. Autore di tre reti nella sua prima mezza stagione nella massima serie austriaca e di sei in quella successiva (nella quale è stato anche frenato da un infortunio), quest’anno l’esterno d’attacco (che però può giostrare anche al centro) ha già firmato nove gol e cinque assist in venti presenze in tutte le competizioni, comprese due segnature in Champions League contro il Wolfsburg. Senza dimenticare i due gol e le ottime prestazioni con la Svizzera U21 di Mauro Lustrinelli.
«Effettivamente negli ultimi mesi sta andando tutto molto velocemente per me, sto vivendo un buon momento e segnare in Champions è stato qualcosa di speciale, ma quello che cerco di fare è rimanere concentrato sull’aspetto sportivo e restare umile – afferma Okafor, che era già stato convocato (e schierato per 7’) con la Nazionale maggiore nella final four di Nations League del 2019 –. Sono molto felice di essere qui, ho già buone sensazioni in questo gruppo e anche il primo allenamento è andato bene, ora cercherò di continuare così e di farmi trovare pronto se il mister deciderà di affidarsi a me».
Una possibilità come detto non proprio remota vista la situazione e in particolare l’assenza di un elemento a cui Okafor per caratteristiche un po’ assomiglia, Embolo... «È vero, purtroppo ci mancheranno diversi giocatori, che oltretutto come nel caso di Breel erano molto in forma, è un peccato, ma a maggior ragione ognuno dovrà cercare di dare quel qualcosa in più per compensare le assenze. E io sono pronto a farlo. Lo scorso giugno avevo guardato Italia-Svizzera (3-0 nella fase a gironi degli Europei, ndr) da casa con la mia famiglia e per me sarebbe un sogno poter essere in campo venerdì in quella che sarà una sorta di finale. Che vogliamo vincere».