L’attaccante ticinese del Kayserispor è il terminale offensivo della Nazionale di Yakin che deve vincere e colmare un ‘meno 2’ nella differenza reti
La Swissporarena sarà gremita in ogni ordine di posti, l’ambiente sarà caldissimo, come del resto richiesto dai rossocrociati, i quali confidano anche nella spinta del pubblico per battere la Bulgaria obiettivo minimo – realizzando tante reti, così da sopravanzare l’Italia (impegnata a Belfast) che vanta una differenza reti migliore (+2). La Svizzera ritrova domani l’impianto di Lucerna a tre anni di distanza dall’incredibile 5-2 ai anni del Belgio che valse il passaggio alla fase finale di Nations League con tanto di tre reti segnate in 18 minuti. Una serata magica, di quelle che sarebbe opportuno fare rivivere ai tifosi che alla ‘Nati’ chiedono un’impresa simile. «Una rete realizzata in entrata è sempre d’aiuto – osserva il Ct rossocrociato Murat Yakin –. A Roma lo si è visto molto bene. Dopo una scossa così si gioca con maggiore coraggio».
A proposito di gol segnati e da segnare, è bene ritornare con la memoria ai Diavoli Rossi per fare il pieno di autostima, ma è suggeribile non ripensare troppo alla partita d’andata contro la Bulgaria a Sofia, dove Embolo, Seferovic e Zuber segnarono le reti di un clamoroso 3-0 già al 12’ lasciando presagire una goleada storica che si trasformò invece in un ordinario 3-1. Un risultato che, alla resa dei conti, unito allo striminzito 1-0 di San Gallo contro la Lituania tre giorni dopo, costringe la Svizzera agli straordinari. Alla vittoria con tanti gol all’attivo, da realizzare senza i tre protagonisti citati di Sofia, con la difesa da reinventare per le assenze dello squalificato Akanji e dell’infortunato Rodriguez che si aggiungono a quella di Elvedi, assente già a Roma.
Attacco spuntato e difesa totalmente inedita (non basta segnare gol, bisogna anche non subirne) non sono i presupposti migliori per affrontare l’ultimo ostacolo sulla via che conduce in Qatar, tuttavia in casa rossocrociata regnano ottimismo e positività. Anche perché, al netto delle punte che vengono a mancare, una risorsa la Svizzera ancora ce l’ha: Mario Gavranovic, risparmiato contro l’Italia proprio per poterne usare la concretezza sotto porta a Lucerna, è pronto a sistemarsi al centro dell’attacco per fungere da terminale offensivo delle trame che saranno ordite alle sue spalle da Noah Okafor, Ruben Vargas e Xherdan Shaqiri (alla centesima presenza in Nazionale, più di lui solo Heinz Hermann, Alain Geiger, Stéphane Chapuisat e Stephan Lichtsteiner) che tanto bene hanno fatto nel primo tempo contro gli Azzurri. «Xherdan – osserva Yakin – ha già avuto moltissime esperienze esaltanti con la maglia della Nazionale, mi auguro che possa essercene un’altra, domani. Cosa gli auguro per la partita del giubileo? Mi basterebbe che fornisse un paio di assist decisivi».
Autore di sei reti con la maglia rossocrociata in questa annata (sono otto complessivamente, cinque da subentrato) e di tre gol nelle ultime quattro partite del campionato turco con la maglia del Kayserispor, il ticinese è la freccia che Murat Yakin è pronto a scoccare per fare breccia e sconquassi nella retroguardia bulgara. «Do poco peso ai dati statistici – commenta Gavranovic –. Non importa se gioco dall’inizio o se entro a partita in corso. Ho già dimostrato di poter essere utile alla causa anche da titolare».
Okafor, prima punta nel primo tempo di Roma con grande profitto, con l’ingresso di Gavranovic al centro dell’attacco si sposta sulla corsia laterale. «Non vedo il motivo di cambiare modulo – spiega Yakin –. Ci sono degli automatismi che hanno funzionato e che intendo conservare. Sul fronte offensivo, abbiamo adottato questo sistema di gioco anche contro l’Irlanda del Nord e la Lituania». Del resto non servono cinque attaccanti, bensì le qualità che la Svizzera ha saputo mettere in campo nelle ultime uscite: «Calma, organizzazione e intensità», ricorda il tecnico.