Grazie a due gol arrivati dalla difesa, il Lugano torna dal Giura con in tasca il biglietto per le sudate ferie. Fazzini. ‘Dovevamo evitare gara 7’
Porrentruy – Cinque lunghi minuti. Gli ultimissimi di una tribolata stagione del Lugano, che va definitivamente agli archivi quando l’orologio della Raiffeisen Arena segna ormai le 22.30, con i bianconeri che possono infine tirare un sospiro di sollievo, traghettando in porto una partita a tratti anche complicata, ma che gli uomini di Krupp in uno spezzettatissimo epilogo riescono a gestire molto bene. Con il coach dell’Ajoie Greg Ireland che ancor prima di togliere di scena Conz, al cinquantottesimo, tre minuti dopo aver già provato a dare nuovi impulsi all’attacco associando i suoi due veri ‘blueliner’, cioè Honka e quel ‘Teejay’ Brennan di cui in questi playout Huska e compagni hanno ben presto imparato a conoscerne la pericolosità, siccome aveva segnato ben quattro volte nelle prime cinque partite. Stavolta, invece, l’americano è rimasto all’asciutto, oltretutto dopo aver rischiato di uscire di scena già al sesto minuto, dopo quel check a fondo pista da parte di un Alatalo a sua volta spintonato alle spalle da Pouilly: invece, dopo essersi accasciato al suolo e aver lasciato il ghiaccio tenendosi la spalla, un paio di minuti più tardi, dopo aver saltato appena un cambio, era già al suo posto.
A proposito di difese: nella partita che decide la serie, si può ben dire che la spinta arriva da dietro. Da una parte perché tra i pali Huska ha nuovamente offerto una prova di grande sostanza, dimostrando a ogni occasione un’invidiabile tranquillità – tanto da rivelarsi una delle armi in più del Lugano in questa serie –, dall’altra perché entrambe le reti bianconere portano la firma di due difensori: prima quella di Aebischer, al 19’14’’, in situazione di superiorità numerica (anche se, per dirla tutta, vedere all’opera gli uomini di Ireland in powerplay è un conto, i bianconeri invece un altro, e al di là delle crude cifre la differenza è quasi sconcertante), poi quella di un Jesper Peltonen che al 45’38’’ approfitta del fatto che gli avversari anziché attaccarlo indietreggiano, mettendo poi intelligentemente un disco nel traffico che il malcapitato Conz semplicemente non vede neppure arrivare.
E sempre a proposito di difesa, pur in una partita in cui in generale sembra esserci meno energia su entrambi i fronti, ma soprattutto lucidità e precisione, perlomeno pensando a ciò che aveva messo in mostra il Lugano nelle sue due ultime uscite, uno dei meriti dei bianconeri è quello di coprire molto bene lo slot, in generale impedendo a Palve e compagni di rendersi troppo minacciosi sia dal punto di vista delle conclusioni pure e semplici (basti pensare ai soli 7 tiri negli ultimi venti minuti, con l’Ajoie che era chiamato a dover pareggiare il conto), sia da quelle arrivate nelle immediate vicinanze della gabbia di Huska, che si contano sulle dita di una mano. «Sapevamo cosa ci attendeva e penso che siamo riusciti a interpretare al meglio questa partita – dice il topscorer momò Luca Fazzini –. Abbiamo giocato in modo intelligente, cercando di evitare le penalità stupide che ci avevano tagliato le gambe nelle prime due partite. Era importante chiuderla ora, per evitare il rischio di andare a gara 7, e ci siamo tolti un peso, non lo nego. È stata una stagione complicata, che nel finale ci ha visti affrontare un Ajoie che, specialmente in powerplay e davanti al proprio pubblico, può essere un osso estremamente duro, ed essere riusciti a chiudere qui, in gara 6 e su questa pista, è sicuramente un punto positivo».
Senza dimenticare che, dopo le prime sfide della serie, i giurassiani erano in vantaggio addirittura 2-0. «La verità è che non abbiamo mai perso la fiducia – ammette Fazzini –. L’unico modo che i giurassiani avevano per tenerci testa era quello di sfruttare le opportunità che abbiamo concesso loro di giocare con l’uomo in più: il loro powerplay del resto è stato eccezionale durante tutta la stagione regolare, e altrettanto lo è stato nel playout. Per cui non è stato così complicato mettere in pratica le contromisure: abbiamo messo un po’ più l’accento sulla nostra disciplina e le cose sono sensibilmente migliorate». Del resto lo si è visto benissimo anche in gara 6, in cui l’Ajoie ha dimostrato di avere pochi argomenti in situazione di parità numerica sul ghiaccio, fors’anche provato dalle energie spese negli scorsi giorni, in una primavera hockeistica che per gli uomini di Ireland durerà qualche giorno ancora, siccome da martedì dovranno difendere il posto nell’élite dall’assalto del Visp. Quanto difficile sarà, lo scopriremo fra un paio di settimane al massimo.