In attesa di capire se avrà un ruolo operativo all'Fc Lugano, l'opinione di Florian Raz del Tages Anzeiger (per sei anni alla Basler Zeitung), su Georg Heitz
«Per come conosco io Bernhard Heusler e, soprattutto, Georg Heitz, il Lugano ha fatto un ottimo affare». Florian Raz, collega del Tages Anzeiger, redattore sportivo della Basler Zeitung tra il 2005 e il 2011, ha agito per anni a stretto contatto con gli intermediari che stanno conducendo a buon fine la trattativa per l'acquisizione del pacchetto azionario dell’Fc Lugano. Erano gli anni del Basilea assoluto dominatore della scena nazionale (otto titoli filati, dal 2010 al 2017) e protagonista anche sulla ribalta internazionale, come attestano le diverse e fortunate partecipazioni alla Champions League.
Un dominio che si è interrotto nella stagione 2017/18, la prima con Bernhard Burgener alla testa del sodalizio, dopo l'uscita di scena dello stesso Heusler, presidente per sei anni, fino al 2017 (fu lui a succedere al lungo interregno targato Gigi Oeri).
Parlando di «ottimo affare», Raz non si riferisce naturalmente alla proprietà facente capo a Joe Mansueto, di cui ancora non si conoscono i dettagli economici e operativi, bensì proprio al lavoro svolto per conto dell’imprenditore americano da due persone che ben conosce e apprezza. Conoscenza e stima sono nate nell’ambito del giornalismo, giacché Heitz, direttore sportivo dei renani e oggi dei Chicago Fire nella Major Soccer League, nasce come redattore sportivo proprio al quotidiano renano. «Ho lavorato con lui alla Basler Zeitung - ricorda Raz -, Georg ha operato a lungo come giornalista sportivo (anche alla Fifa, ndr). È stato proprio lui a volermi nella sua redazione. Abbiamo sempre avuto e abbiamo tuttora un ottimo rapporto, ho grande stima di lui anche a livello personale. Quando ha iniziato la carriera di direttore sportivo ha comprensibilmente preso un po’ le distanze, perché il suo ruolo lo imponeva. Certe cose non le poteva certo svelare alla stampa o anticipare a me».
Negli anni d’oro del Basilea - fu proprio Heusler a volere Heitz come consulente per il settore tecnico - «Georg ha vieppiù allargato la sua sfera di competenza. Negli ultimi tempi della sua permanenza sul Reno ha fatto praticamente tutto lui, anche il lavoro che era competenza di Bernhard Heusler. Era l'interlocutore privilegiato di tutti i collaboratori. Ha un altissimo coefficiente di intelligenza emozionale, capisce molto bene come si tratta con la gente. Lavora tantissimo ed è sempre raggiungibile, anche per i giornalisti».
Raz confida che il pallino del mercato, della transazioni e dei contratti, Heitz lo ha sempre avuto, anche quando era un redattore sportivo. «È sempre stato un grande esperto in materia di agenti e calciatori, ha sempre avuto tantissimi contatti con i procuratori del mondo del calcio. Faccio un esempio, per capire quanto grande fosse già in passato la sua influenza, pur occupandosi di altro. Quando Pascal Zuberbühler andò in Inghilterra, al Fulham, Georg era ancora giornalista alla Basler Zeitung, ma fu proprio lui a trovargli il posto, in quanto conosceva l’agente inglese che curò la trattativa».
Non è dato sapere, al momento, se Georg Heitz avrà un ruolo operativo all’interno dell’Fc Lugano o se invece ha solo messo le sue competenze al servizio dell’intermediazione per conto terzi. Resta però il fatto che il suo profilo rende l’operazione molto interessante. «È molto riflessivo, nei suoi passi e nelle sue iniziative. Ha una rete di contatti incredibile, è costantemente al telefono. Sa prendere anche decisioni molto importanti, e sappiamo quante ne sono state prese, a Basilea, negli anni in cui è rimasto in carica.
Si è avvicinato ai renani prima della loro crescita esponenziale che li ha poi portati agli otto titoli filati e alle partecipazioni prestigiose e di successo in Champions League. Come detto, anche quando era un “semplice” giornalista, era già addentro l’ambiente della società rossoblù. In pratica, è colui che fungeva da consulente dei calciatori, programmava loro la carriera. Non di tutti, ovviamente, ma di buona parte di loro. I giocatori chiamavano lui, per sapere cosa fare in una trattativa, in quale direzione muoversi. Non so quale ruolo rivestirà, ma di sicuro il Lugano ha fatto ottimo un affare. I giocatori lo apprezzano sempre tutti. Con molti di loro ha contatti ancora adesso. Del resto, non credo abbia mai “tradito” o illuso nessuno».
Ottime premesse, allora, per il nuovo corso dell’Fc Lugano. «Certamente. Non conosco il piano finanziario che adotteranno a Cornaredo, a Basilea molto probabilmente ha potuto contare su mezzi nettamente superiori, negli anni della sua gestione. Gli va dato atto di non aver mai detto che non avrebbe commesso degli errori. Ha però ammesso che, tutto sommato, un certo margine gli era assicurato proprio dall’ingente disponibilità finanziaria. Per cinque acquisti che faceva, bastava che tre fossero funzionali al progetto, per dirsi un mercato di successo. Ha le idee chiare, arriva dove si prefigge di arrivare. Negli ultimi tempi a Basilea gli venne rimproverato di reclutare solo dei nazionali. Da persona razionale quale è, lui ha risposto che le attese erano talmente alte che per allestire una squadra di livello devi per forza partire dai giocatori migliori di un paese. E si presuppone che chi è in Nazionale, sia in quel momento uno dei più forti».
Qual è il rapporto con Bernhard Heusler? «Fu Heusler, quando era vicepresidente, a volere Heitz al Basilea come consigliere sportivo. Ricordo che alla fine della loro permanenza in seno al club renano, si erano un po’ allontanati. Georg si era fatto carico di praticamente tutto, mentre Heusler si era già un tantino defilato. La squadra vinceva sempre, il meccanismo era oliato e funzionava bene. A un certo punto, Heitz ne ha avuto abbastanza, quella realtà non gli piaceva più. Quando si è trattato di uscire di scena, fu Heitz a dire a Heusler che era il momento giusto di lasciare. Bernhard sarebbe invece rimasto un altro anno»
Come è arrivato a Chicago? «Come detto, gli ultimi mesi a Basilea furono stressanti e poco gratificanti. Chicago è stata la classica bella opportunità. Ha deciso di coglierla. Aveva offerte dalla Germania, ma le ha declinate. Aveva l’impressione che se avesse accettato, nel calcio tedesco sarebbe rimasto sempre lo svizzero al quale non prestare troppa attenzione. Chicago, per contro, ha una serie di atout: altro continente, altra lingua, una sfida che lo ha intrigato. Da affrontare con il supporto di miliardario che gli ha affidato un piano operativo a lungo termine. Nella Major Soccer League il concetto sportivo è completamente diverso da quello al quale siamo abituati in Svizzera e, più in generale, in Europa. Si pianifica ancora a lungo termine, con progetti magari quinquennali, Poco importa se raggiungi i playoff subito o no. I tempi, in quella realtà, sono dilatati. Qui, perdi tre partite e finisci subito sotto processo».