Se la cessione societaria andrà in porto, il Fc Lugano dovrà ringraziare coloro i quali hanno avvicinato il miliardario statunitense al mondo del pallone rotondo
Settecentonovantaduesimo uomo più ricco al mondo (dati Forbes), con un patrimonio che supera i 5,5 miliardi di dollari, Joe Mansueto è il probabile futuro proprietario dell’Fc Lugano. A giorni, se non a ore, dovrebbe giungere la firma delle parti interessate per la cessione del 60% delle azioni bianconere detenute da Angelo Renzetti e il 40% in mano a Leonid Novoselskyi. Poi, la palla passerà alla Swiss Football League, chiamata a verificare conti e garanzie finanziarie dei nuovi investitori. Un passaggio che, a differenza di quanto era successo per il precedente tentativo di scalata portato dal brasiliano Thiago Rodrigo de Souza, non dovrebbe rappresentare il famoso granellino di sabbia nell’ingranaggio della cessione societaria. Joe Mansueto, in effetti, non è uno che i miliardi li millanta. E il fatto che il miliardario a stelle e strisce sia “patrocinato” dalla Hwh di Bernhard Heusler e Georg Heitz (il primo ex presidente del Basilea, il secondo ex direttore sportivo dei renani e attuale diesse dei Chicago Fire) rappresenta una garanzia di serietà.
Il pallino per gli affari, Mansueto lo ha sempre avuto, fin da quando in prima media acquistò per 100 dollari una ricetrasmittente che sapeva valerne 300, per poi rivenderla e guadagnarci 200 dollari (e rendersi conto che fare soldi gli veniva facile). Negli anni, il suo ramo d’azione si è focalizzato sugli investimenti finanziari e nel 1984, dopo aver soppesato per due anni i pro e i contro del progetto, ha fondato la Morningstar, piattaforma di informazioni sul mondo dei mercati finanziari (in era pre-internet si trattava di una pubblicazione cartacea trimestrale). Un’iniziativa che ha avuto enorme successo, come dimostrano le cifre: nel 2020 ha fatturato 227 milioni di dollari, 168 dei quali derivanti dalla licenza sui suoi dati e sulle sue valutazioni a consulenti finanziari e clienti istituzionali (Merrill Lynch, J.P. Morgan, Goldman Sachs…).
Joe Mancuso è nel contempo un miliardario fuori dagli schemi. Cresciuto a Munster, Indiana, e laureato alla University of Chicago, il 64enne non si è mai “montato la testa”. Ai tempi in cui dirigeva la Morningstar (nel 2017 ha ceduto la carica di Ceo), come segnalava nel 2006 un suo ritratto sul Chicago Magazine, non aveva nemmeno un ufficio, preferiva un semplice cubicolo nell’open space, a contatto con i dipendenti. A quei tempi, il suo mezzo di trasporto era rappresentato da una Bmw vecchia di sette anni, comunque un passo avanti rispetto alla Mitsubishi Montero con la carrozzeria corrosa dalla ruggine, alla quale era rimasto affezionato ben dopo aver guadagnato il suo primo milione di dollari. Miliardario e pure filantropo: ha aderito all’iniziativa lanciata da Warren Buffett (suo grande maestro) e Bill Gates che invita a devolvere almeno il 50% delle proprie fortune, in vita o dopo il decesso.
Ci si potrebbe chiedere come e quando un miliardario impegnato nel settore finanziario sia stato folgorato sulla via di Damasco dal mondo del pallone sferico, così diverso da quello ovale che tanto va di moda negli Stati Uniti. Lo ha spiegato lo stesso Mansueto in un’intervista rilasciata al sito web della Major League Soccer subito dopo aver rilevato il 51% delle azioni dei Chicago Fire (già ne deteneva il 49%) dalle mani dell’azionista di maggioranza Andrew Hauptman, con un esborso di 400 milioni di dollari… «In quanto proprietario di una franchigia di “soccer” si potrebbe pensare che da piccolo abbia giocato a calcio. Ebbene, no. Il calcio non era uno degli sport proposti dal liceo di Musnter, il paese nel quale sono cresciuto. C’erano il football, il basket, il baseball, ma non il calcio. Devo ringraziare i miei tre figli, i quali hanno iniziato a giocare a “soccer” nelle leghe giovanili. In quegli anni li ho pure allenati per qualche tempo. Grazie a loro sono rimasto coinvolto e più mi inserivo in questo mondo, più scoprivo una realtà stupenda, uno sport fenomenale. A livello giovanile è un’attività molto istruttiva, i ragazzi si divertono, praticano una disciplina che propone esercizi aerobici importanti per la salute. È un gioco estremamente coinvolgente da vedere, sia a livello giovanile, sia a livello professionistico, nei tornei europei come nella Mls. Sono stato catturato da questa esperienza, il calcio mi sembra uno sport tagliato su misura per lo stile di vita moderno: novanta minuti di azione praticamente senza interruzione, a differenza di quanto accade per molte altre discipline. Per i tifosi, assistere a una partita di calcio rappresenta un’esperienza indimenticabile».
Il probabile futuro proprietario del Lugano, per quanto folgorato dalla bellezza dello sport più praticato al mondo, sa che alla Mls rimane molta strada da percorrere… «Negli Stati Uniti la penetrazione del calcio in termini di visibilità sportiva non raggiunge le quote che si registrano in altre nazioni, ma la Mls ha alle spalle un’importante storia di crescita che proseguirà per molti anni a venire. E questo è vero in particolare per Chicago, una città che possiede un grande potenziale di espansione in termini calcistici. A maggior ragione dopo il trasferimento della squadra da Bridgeview, luogo che considero troppo periferico rispetto alla “downtown” di Chicago al Soldier Field (stadio dei Chicago Bears della Nfl, ndr). La presenza downtown dei Fire permetterà alla popolazione di percepire la squadra come una delle realtà cittadine, al pari di Cubs, Bears e Blackhawks. Da parte nostra, cercheremo di fare in modo che un pomeriggio allo stadio diventi per tutti i tifosi un’esperienza assolutamente unica».
Ovviamente, da buon imprenditore, Mansueto non si esime dal toccare il tasto della sostenibilità finanziaria… «In primo luogo, posso affermare che l’idea di acquistare i Chicago Fire rappresenta un investimento legato alla finanza, così come alla passione. Sono uno a cui piace investire nei miei interessi. Il calcio rappresenta una passione, ma a medio-lungo termine diverrà un investimento. La Major League Soccer sta recuperando il terreno perso nei confronti di molte altre nazioni, sia in termini di popolarità, sia di potenziale economico, ragion per cui, da una prospettiva finanziaria, ritengo che investire nel “soccer” abbia molto senso». Tra i futuri investimenti legati allo sport, sembra che Mansueto stia cercando circa otto ettari di terreno per la costruzione di un centro d’allenamento per i Chicago Fire. Scommettere sul calcio, insomma, non lo spaventa.
In attesa di novità da Cornaredo a proposito dell’acquisto dell’Fc Lugano da parte del miliardario statunitense Joe Mansueto – trovato negli scorsi giorni un accordo di massima, Angelo Renzetti e Leonid Novoselskiy assieme ai propri legali stanno definendo con i rappresentanti dell’americano (Bernhard Heusler e Georg Heitz) modalità e dettagli del passaggio di proprietà –, la Swiss Football League aspetta di ricevere i documenti necessari per dare il proprio benestare alla transazione. Una volta formalizzato l’accordo tra le parti (secondo nostre informazioni le firme non dovrebbero arrivare prima di venerdì), la palla passerà infatti nel campo della Lega svizzera di calcio, che sarà chiamata a svolgere tutte le verifiche del caso e a decidere se rilasciare o meno ai nuovi proprietari la cosiddetta “mini licenza” per giostrare in Super League.
«Quando c’è un cambio di proprietà la società coinvolta, in questo caso l’Fc Lugano, deve depositare una domanda di conferma della licenza, fornendo tutta una serie di documenti e attestazioni finanziarie quale ad esempio una garanzia bancaria sufficiente a coprire un terzo delle spese del budget attualizzato – ci spiega uno dei responsabili della comunicazione della Sfl, David Barras –. La Commissione delle licenze della Swiss Football League analizza poi il tutto attraverso una procedura che dura generalmente due settimane e infine decide se concedere o meno la nuova licenza».
Un processo di verifica che era già partito lo scorso maggio in occasione del tentativo di acquisto del pacchetto azionario di Renzetti (il 60 per cento, mentre Novoselskiy avrebbe mantenuto il suo 40) da parte di Thiago De Souza, salvo poi venir interrotto nel momento in cui le intenzioni e soprattutto le garanzie finanziarie del brasiliano si erano rivelate poco “concrete”. A quel punto la stessa Sfl aveva rifiutato (dopo comunque il dietrofront annunciato dallo stesso Renzetti) la domanda di cambio di proprietà ed era tornata in essere la licenza I regolarmente ottenuta ad aprile… «Nel corso della verifica dei documenti – prosegue la Lega riferendosi appunto al “caso” De Souza – la Sfl è arrivata alla conclusione che le condizioni per la conferma della licenza non erano date. Fino all’ultimo momento della procedura, i potenziali nuovi proprietari hanno avuto la possibilità di completare il dossier, ma così non è stato».
Una situazione che anche in casa Sfl si aspettano non si ripresenti stavolta, viste le credenziali (e i miliardi) dei nuovi acquirenti, rappresentati oltretutto da Heusler e Heitz (fondatori della società di consulenza Hwh), due vecchie conoscenze del calcio elvetico… «Il fatto che delle persone coinvolte nella transazione conoscano il calcio svizzero, le sue regole e abbiano una buona reputazione è indubbiamente un vantaggio».