Calcio

‘Il calcio andrà avanti, ma serve più consapevolezza e impegno’

Matteo Vanetta, assistente allenatore dello Young Boys, a ruota libera sulla delicata situazione del calcio, sull'inizio di stagione dei bernesi e sul Lugano

28 ottobre 2020
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Quello di oggi potrebbe essere un giorno (l’ennesimo) importante per lo sport rossocrociato, in particolare per quello professionistico, i cui destini verranno definiti in una tavola rotonda tra la consigliera federale Viola Amherd (responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport) e i rappresentanti di Swiss Olympic e degli sport di squadra. La stessa associazione mantello dello sport elvetico negli scorsi giorni ha chiesto “uniformità a livello nazionale” per salvaguardare l’attività sportiva a più livelli, mentre i presidenti delle società di hockey attraverso una lettera aperta hanno chiesto di poter portare avanti la stagione con il numero di spettatori (due terzi dei posti a sedere) accordato dal “piano Berset” ma poi sorpassato dalle decisioni dei singoli cantoni. E il calcio?

«Non ci sarà nessun problema per il calcio svizzero, il campionato proseguirà com’è giusto che sia, posto che stiamo facendo un discorso sportivo e che non si vuole assolutamente sottovalutare la gravità della situazione sanitaria – afferma il tecnico ticinese Matteo Vanetta, assistente dell'allenatore Gerardo Seoane sulla panchina dei duplici campioni svizzeri in carica nonché attuale capolista di Super League Young Boys –. Tutto quello che riguarda l’aspetto finanziario e la sostenibilità della situazione per i club lo lascio ai dirigenti. È evidente che cambia giocare davanti a 30, 20 mila, 1’000 o 0 spettatori (al Wankdorf due terzi dei posti seduti significherebbe poter accogliere circa 20'000 persone, ndr) e vorremmo tutti poter giocare in uno stadio pieno o non dover prendere mille precauzioni, ma la situazione è questa e bisogna accettarla. La Lega ha studiato e messo a disposizione un protocollo da seguire per tutti i club, il problema è che ci sono squadre che lo applicano alla lettera e altre che invece si fanno belle verso l’esterno ma poi tra le loro quattro mura fanno un po’ quello che vogliono. E questo non va bene, è irrispettoso nonché penalizzante per chi invece segue le regole e mette in primo piano la salute e in generale per il calcio svizzero. In questo senso trovo che la Lega dovrebbe fare di più per controllare che il protocollo imposto (e faccio notare che nessuna squadra è obbligata a effettuare i tamponi) venga rispettato, come tra l’altro fa l’Uefa con noi. Per quel che ci riguarda, da quando abbiamo ripreso ad allenarci dopo il lockdown, viviamo (noi dello staff e i giocatori) praticamente in una bolla. Andiamo da casa allo stadio, dove mettiamo in atto tutte le misure di protezione possibili, come separarci in tre spogliatoi diversi, mangiare sparpagliati in quattro sale e tutto il resto. E poi torniamo direttamente a casa. E così via. Piacerebbe anche a noi – sempre ricordando che siamo comunque dei privilegiati – vivere un po’ più normalmente, ma non possiamo permettercelo».

A tal proposito, l'impressione avuta durante la scorsa prima vera è che oltre Gottardo l'emergenza sanitaria sia stata vissuta con un po' troppa leggerezza... «Non era un impressione, è stato effettivamente così e devo essere sincero, non è che adesso le cose siano molto diverse. Io abito a Losanna e anche ora che il canton Vaud e il canton Berna sono tra i più colpiti, non si percepisce la preoccupazione che invece potevo percepire durante la prima ondata di contagi da amici e parenti in Ticino. E non è una buona cosa, un po' più di consapevolezza della gravità della situazione non guasterebbe».

 

'Stare davanti rafforza il gruppo e l'autostima. E il regolamento...'

Passando al calcio giocato (e che il 42enne spera si potrà continuare a giocare), con la vittoria 2-1 sul Lucerna ottenuta domenica i bernesi sono tornati in testa alla Super League... «Siamo dove vogliono stare i ragazzi. A livello di staff sappiamo che il cammino è lungo e non guardiamo molto la classifica, ma la squadra ci tiene particolarmente a stare davanti, anche perché trovarsi in una posizione dominante rafforza il gruppo e l'autostima. Senza dimenticare che con il futuro così incerto, è importante ritrovarsi nella posizione desiderata il prima e il più a lungo possibile. Bisogna essere pragmatici e realistici, e per quanto ne sappiamo, ad oggi potremmo essere a 15 partite dalla fine della stagione (per considerare valido il campionato e omologarne i verdetti, deve essere disputata almeno la metà delle giornate, ossia 18 complete in Super League, e attualmente mentre ad esempio i bernesi hanno giocato cinque partite, il Basilea è fermo a quota tre, ndr)».

Una stagione per i gialloneri iniziata conquistando un trofeo... di quella predente e segnata dalla mancata qualificazione alla fase a gironi di Champions League (fatale il 3-0 subito in Danimarca nel terzo turno dei preliminari)... «È difficile parlare di inizio di stagione visto che in sostanza non ci siamo mai fermati. La delusione per l’uscita dalla Champions c’è stata al fischio finale della partita con il Midtjylland, ma analizzando il contesto e le condizioni nelle quali siamo arrivati a quel match, ci si rende conto che ottenere un esito diverso era praticamente impossibile. Abbiamo approcciato le qualificazioni con zero partite di campionato alle spalle e tra la prima e la seconda sfida dei preliminari, disputate con la rosa per la nuova stagione, ci siamo dovuti allenare con il vecchio gruppo-squadra, in quanto dovevamo disputare la finale di Coppa Svizzera (vinta 2-1 contro il Basilea il 30 agosto, ndr). Preparare un match così importante in una situazione simile era molto, molto complicato. Ci abbiamo provato, facendo tutto il possibile, ma non è bastato, anche perché nel secondo tempo contro i danesi abbiamo giocato al di sotto delle nostre possibilità. La squadra si è però rifatta subito conquistando un posto nella fase a gironi di Europa League, che nelle condizioni attuali è comunque un risultato importante per il calcio svizzero».

Fase a gironi iniziata con una rimonta (2-1) subita in casa contro la Roma nonostante una buona prestazione, anche se il tecnico ticinese puntualizza come «non bisogna tornare indietro di 20 anni dicendo “abbiamo perso ma abbiamo giocato bene. Sono ormai tre anni di seguito che disputiamo le coppe europee e penso che la cultura e la mentalità di voler far bene e imporsi anche a livello continentale debba essere un obiettivo del club. Quindi poco importa se abbiamo giocato bene o no contro la Roma, abbiamo perso».

A maggior ragione domani in casa del Cluj (vittorioso 2-0 sul Cska Sofia nella prima giornata) conterà solo il risultato… «Ci proveremo, sappiamo cosa dobbiamo migliorare, lo si è visto anche in Patria, dove da tre anni abbiamo la miglior difesa (anche in questo momento con 2 gol subiti in 5 partite, ndr) mentre siamo meno efficaci a livello offensivo (“solo” 5 reti, contro ad esempio le 8 del Lugano, la formazione più prolifica assieme a Losanna e Lucerna, ndr)».

 

Domenica "big-match" con il Lugano: 'Ha tutto per vincere contro chiunque'

A proposito di Super League, domenica a Cornaredo Nsame e compagni dovranno difendere il primato dall'assalto di un sorprendente Lugano, terzo in classifica a -2 dai bernesi... «Non sono così sorpreso, i bianconeri sono molto forti, hanno fisicità ed esperienza, se non sbaglio sono una delle squadre dall’età media più alta della Super League (secondo il sito transfermarkt.com la seconda con 25,1 anni, dietro ai 25,3 del Vaduz e davanti proprio ai bernesi con 24,7, ndr). Hanno inoltre in Jacobacci un allenatore molto pragmatico, quindi possiedono tutto per vincere contro qualsiasi avversario».

I bianconeri sono reduci da ben 14 partite senza sconfitta (13 in campionato), stesso numero di risultati utili consecutivi ottenuti davanti al proprio pubblico… «Sono numeri che riflettono la realtà, questo è sicuro. Poi però bisogna analizzare il contesto in cui si inseriscono. Ad esempio per 14 partite casalinghe in una situazione normale si parla di 9-10 mesi, mentre in questo caso sono concentrate in un periodo di 4-5 mesi, quindi da un certo punto di vista il momento di forma è meno prolungato. Ciò non toglie come detto che il Lugano è un’ottima squadra che sta facendo molto bene e domenica sarà una partita molto impegnativa, molto fisica. L’aspetto tecnico sarà secondario alla volontà di voler imporsi nel proprio duello, nella propria zona di campo e come squadra».