Il 28enne fresco di rinnovo ha giurato amore (quasi) eterno al Lugano, con cui spera di vivere ancora tante emozioni e di chiudere una ferita aperta: la Coppa
Impossibilitati a farlo sul campo vista l’emergenza sanitaria che ha fermato praticamente tutto lo sport mondiale, calcio svizzero compreso, Mattia Bottani e il Lugano hanno trovato il modo di andare a segno ugualmente. Sì perché il rinnovo del contratto, che sarebbe scaduto a giugno, del fantasista 28enne fino al 2024 (con opzione per un’ulteriore stagione) rappresenta un bel gol tanto per la società - che ha “blindato” un giocatore formato in casa diventato ormai un simbolo del Lugano degli ultimi anni, nonché un elemento importante sia nello spogliatoio sia in campo - quanto per Bottani stesso, che potrà continuare ancora per diversi anni a fare il calciatore professionista a casa, dove tutti (o quasi) lo amano.
«Sono molto contento perché questo rinnovo significa tanto per me, era quello che volevo in quanto sono cresciuto con questa maglia e tiferò Lugano anche dopo che avrò smesso di giocare - ci racconta “Botta”, che quando scadrà il nuovo contratto avrà ormai 33 anni (34 se farà valere l’opzione di rinnovo di un’ulteriore stagione) -. Per me è un onore pensare di arrivare probabilmente a fine carriera difendendo questi colori. Poi nel calcio può sempre succedere di tutto, ma l’intenzione è questa, altrimenti non avrei firmato un contratto così lungo. Per un giocatore della mia età non è certo una durata usuale, sia dal mio punto di vista sia da quello della società, ma anche questo dimostra che era quello che volevamo tutti».
Una volontà che ha superato quindi anche alcune piccole tensioni, come quelle relative alla sorta di ultimatum (poi non messo in pratica) che il numero uno bianconero Angelo Renzetti aveva lanciato al suo gioiellino lo scorso settembre, affermando che avrebbe dovuto “rinnovare il contratto prima dell’Europa League, altrimenti sta a casa”... «Sono cose che possono succedere, ma alla fine io e il presidente abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, non era la prima volta che ci trovavamo per firmare un rinnovo e come detto visto che era quello che volevamo entrambi non è stato difficile trovare un’intesa. Tanto che in realtà lo abbiamo fatto, firma compresa, già prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria, ma poi evidentemente le priorità sono cambiate e anche l’annuncio del rinnovo è passato giustamente in secondo piano».
Una carriera intera passata con la stessa maglia addosso (eccezion fatta per una parentesi di una stagione a Wil nel campionato 2016/2017) per un totale di 203 partite ufficiali, 29 reti e 26 assist (senza contare tutto il percorso nelle giovanili) significano aver instaurato un legame speciale con il club e ciò che lo circonda… «Quando sei da così tanti anni in una squadra si crea un legame molto stretto con la società e con i tifosi e questo è molto bello, ma allo stesso tempo non è sempre evidente da gestire perché tutti si aspettano molto da te e le cose non vanno sempre come vorresti. Io sento però di aver sempre dato tutto per questo club e i suoi sostenitori e continuerò a farlo con un sentimento particolare, perché li ho nel cuore, sono cresciuto a 500 metri da Cornaredo e l’Fcl è come una grande famiglia per me».
Una famiglia con la quale il centrocampista offensivo ha condiviso momenti molto intensi, alcuni piacevoli, altri meno… «Direi che il ricordo più bello è legato alla promozione in Super League (ottenuta nel 2015 dopo 13 anni di attesa per il club sottocenerino, ndr), un momento indimenticabile che ha segnato la rinascita del Lugano. Ma anche giocare l’Europa League (nelle stagioni 2017/2018 e 2019/2020, ndr) è stato speciale. Quello più brutto non serve che lo dica».
Ma proprio quella finale di Coppa Svizzera 2016 persa 1-0 contro lo Zurigo dopo che lo stesso Bottani si era fatto parare un calcio di rigore sullo 0-0, rappresenta anche uno stimolo e uno degli obiettivi che il numero dieci si pone per i prossimi (gli ultimi) anni in bianconero… «Ho paura che quel ricordo mi seguirà sempre, a meno che… beh l’unico modo per poter rimarginare la ferita sarebbe ripetere quella cavalcata, ma stavolta con un esito positivo. Perché no, in fondo la Coppa è una competizione affascinante che può permetterti di alzare un trofeo in sei partite e in questi anni è sempre stato, assieme alla salvezza, l’obiettivo principale della nostra stagione. Ci proveremo».
L’ultima volta che Bottani e compagni hanno messo piede in campo in una partita ufficiale risale allo 0-0 casalingo con il Sion dello scorso 23 febbraio, poi a causa dell’emergenza coronavirus è arrivato lo stop del campionato (si è ancora in attesa di capire se sarà possibile concludere la stagione durante l’estate) e con l’entrata in vigore in Ticino dello stato di necessità (11 marzo) pure il divieto di allenarsi in gruppo… «Il campo e i compagni mi mancano e più passa il tempo più diventa difficile, abbiamo ricevuto un programma di allenamento individuale ma non è la stessa cosa. Poi però se mi fermo e penso a quello che sta succedendo in generale, alle famiglie che sono state colpite direttamente dal virus o anche solo a chi lavora ogni giorno in questa situazione difficile (e non mi riferisco solo al personale sanitario), capisco che in fondo sono ancora fortunato e relativizzo tutto il resto».
Come tutti anche il 28enne luganese è costretto a rimanere la maggior parte del tempo in casa e da appassionato di videogiochi ha pensato bene, assieme alla società, di sfidare i tifosi bianconeri online al gioco di calcio Fifa 20 (sulla PlayStation)... «È stato un modo carino per passare il tempo e per divertirsi assieme ai tifosi, purtroppo non ho potuto accettare tutte le richieste ricevute ma penso che d’accordo con la società riproporremo la cosa, magari assieme a qualche compagno di squadra. Com’è andata? Ho perso solo una partita».
Un mezzo, i videogames, utile anche per rimanere in contatto e fare due risate con amici e compagni, vicini (ma sempre a distanza di sicurezza) e lontani… «Gioco spesso anche con Tosetti, Marchesano e Pestoni, ma questo già prima dell’emergenza visto che non ci vedevamo spesso. Quanto ai compagni, siamo tutti in contatto in particolare attraverso un gruppo WhatsApp e oltre a ciò sento regolarmente al telefono coloro con i quali sono più legato, come ad esempio Sabbatini, Covilo e Daprelà. È importante mantenere il gruppo unito, è sempre stato un nostro punto di forza e lo rimane anche in questa situazione drammatica».
Situazione che ha costretto l’Fc Lugano a chiedere, con successo, ai propri dipendenti (giocatori e non) di accettare il regime di lavoro ridotto… «Hanno accettato tutti e anche questo dimostra che siamo un bel gruppo. Per quel che mi riguarda non è stata una decisione difficile da prendere, come detto questa società mi ha dato tanto e andarle incontro in questo momento complicato era un atto dovuto».