Il Lugano gioca meglio del Servette e si crea molte occasioni per segnare, ma in casa bianconera quello del gol continua a rimanere un tabù
Siamo alle solite. Nell'albergo che li ospita per la notte (torneranno in Ticino domani mattina), i bianconeri cercheranno di capire se quello della partita contro il Servette è un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Un punto a Ginevra nelle speculazioni di inizio stagione avrebbe avuto un suo perché. Ma non alla luce della prestazione offerta dal Lugano alla Praille. Gli uomini di Celestini si sono costruiti almeno sette grosse occasioni per andare in rete e non sono riusciti a trasformarne nemmeno una, chiudendo con uno 0-0 che premia soprattutto i padroni di casa. A conti fatti, si tratta dunque di altri due punti gettati alle ortiche. Peccato, perché la prestazione è stata buona: Sabbatini e compagni non hanno concesso praticamente nulla (o soltanto briciole) ai granata e nella ripresa, quando Celestini è passato a una difesa a 4 dopo l'uscita di Obexer e le squadre si sono allungate, il Lugano ha provato a sfruttare la sua velocità nelle ripartenze, impegnando in più di un'occasione (Dalmonte, Aratore, Holender, Vecsei) il portiere ginevrino, il quale si è sempre salvato più per l'imprecisione degli attaccanti luganesi che bravura personale.
Ancora una volta, insomma, il Lugano deve recitare il mea culpa, perché alla prestazione non ha fatto seguito il risultato. Purtroppo, sta diventando una cattiva abitudine.