Tra le accuse anche estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Andrea Agnelli: ‘Siamo stati costretti ad aderire alle loro richieste’
Blitz della polizia nella curva della Juventus: i capi e i principali referenti dei gruppi ‘ultrà’ sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Torino, che ha portato all’emissione da parte del giudice per le indagini preliminari di dodici misure cautelari. Le accuse – a vario titolo – sono associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Sarebbero però ancora in corso decine di perquisizioni in diverse città italiane.
L’indagine coinvolge tutti i principali gruppi del tifo organizzato del club bianconero. Stando a quanto messo a verbale davanti ai magistrati dal presidente della società calcistica Andrea Agnelli, la Juve «è stata costretta ad aderire» alle richieste degli ultrà, «consapevole delle possibili conseguenze negative, come cori razzisti ed altre condotte idonee a comportare sanzioni pecuniarie, squalifiche o la chiusura della curva».
Agnelli ha sottolineato che la denuncia fatta dal delegato ai rapporti con la tifoseria, Alberto Pairetto, ha segnato un «punto di rottura con i gruppi ultrà» che, «con una serie di comportamenti minacciosi e violenti sono stati in grado di danneggiare e ricattare la società». Ai magistrati, Andrea Agnelli ha anche ammesso di essere «ben consapevole» che Pairetto fino ad allora «gestiva la distribuzione dei biglietti» ai gruppi organizzati con una «formula agevolata». Una prassi che serviva a «garantire un certo flusso dei tifosi allo stadio» e per controllarli, «proprio per la loro capacità di creare problemi per l’ordine pubblico».
#Digos Torino sta eseguendo 12 misure cautelari nei confronti dei capi e dei principali referenti di alcune frange ultrà della Juventus.
— Polizia di Stato (@poliziadistato) September 16, 2019
Sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Coordinamento #dcpp pic.twitter.com/MDPClEMPWN
‘Prevedibili delle reazioni’
«Queste sono persone che fanno della violenza uno stile di vita. Il tifo è un pretesto. Nemmeno la presenza dei bambini li fermava», ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto Patrizia Caputo. «Ci sono persone – ha spiegato – che si sono viste allontanare, anche con violenza, dal posto allo stadio che avevano pagato perché infastidivano il gruppo ultrà. I tifosi vittime hanno reso dichiarazioni e ci hanno permesso di elevare imputazioni. Ci sono poi state estorsioni anche ai danni del gestore del bar dello stadio». Ora la Questura si attende delle reazioni nella partita di sabato. «Sono due tifoserie con ideologie differenti, e Juve-Verona era una partita già attenzionata – aggiunge il questore di Torino, Giuseppe De Matteis –. E ora aumentano i rischi, perché sono prevedibili reazioni».