Calcio

Svizzera, i margini d'errore sono ridotti

La quarta fase della gestione rossocrociata di Vladimir Petkovic entra giovedì nella sua fase cruciale: a Dublino vietato sbagliare

(Keystone)
3 settembre 2019
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Due ottavi di finale (Europei 2016 e Coppa del mondo 2018) e un gioco più spettacolare rispetto a quello proposto dal suo predecessore sulla panchina rossocrociata Ottmar Hitzfeld sono il bilancio nei tornei principali di Vlado Petkovic. Lo sport, però, tende ad azzerare il passato, e costringe allenatori e squadre a ripartire ogni volta da zero. Il credito di cui la Nazionale e Petkovic godono sono rimessi in discussione a ogni poule di qualificazione. Lungo la strada che conduce a Euro 2020, la Svizzera affronta giovedì l'Irlanda a Dublino, e poi Gibilterra domenica a Sion. Agli appuntamenti internazionali si presenta forte del successo esterno ai danni della Georgia (2-0) e del malaugurato 3-3 concesso alla Danimarca dopo aver sprecato un favorevole 3-0. La campagna di qualificazione è la quarta fase della gestione Petkovic.

La prima ebbe inizio nel 2014 e fu quella della costruzione. Da formazione pragmatica e attendista, la Svizzera con Petkovic diventò tecnica, bella da vedere e vincente. Le brutte sconfitte in amichevole contro Irlanda e Bosnia nella fase di avvicinamento agli Europei del 2016 furono presto dimenticate grazie a un crescendo in Francia che portò fino alla sfortunata sconfitta ai rigori contro la Polonia negli ottavi.

La seconda fu quella del consolidamento, e culminò con i Mondiali di Russia. Gioco propositivo, dinamiche di squadra e gerarchie ridefinite furono alla base di un ciclo culminato con l'uscita di scena densa di rimpianti contro la Svezia. L'operazione Russia partì con la vittoria squillante ai danni del Portogallo fresco di titolo europeo, alla quale seguirono addirittura otto successi filati, prima del deragliamento nel confronto di ritorno  contro Rolando e soci a Lisbona. Luci e ombre anche nel doppio spareggio di qualificazione che si rese necessario contro la modesta Irlanda del Nord. Il buon esito della fase a gironi del Mondiale russo, segnata in modo negativo dalle famigerate aquile bicefale di Xhaka e Shaqiri, fu offuscato dal passaggio a vuoto accusato contro la Svezia, capolinea di un torneo una volta di più non del tutto soddisfacente.

La terza fase si è aperta con le citate polemiche relative a Svizzera-Serbia che hanno scosso l'Asf, uscita a pezzi dalla vicenda. A pezzi sono andati anche alcuni equilibri all'interno della squadra: a farne le spese, qualche senatore fatto malamente da parte (Behrami, Dzemaili, Djourou, Lichsteiner, Fernandes). Senza la straordinaria vittoria ai danni del Belgio nel novembre 2018 che le ha spalancato le porte della Final Four della Nations League, la Svizzera forse non avrebbe potuto approcciare con la dovuta calma le eliminatorie agli Europei del prossimo anno che ripartono domani a Dublino.

L'Irlanda vanta già 10 punti, con due partite in più dei rossocrociati (fermi a 4 in due match). Il torneo che Platini ha voluto sparso per tutto il vecchio continente accoglierà 24 squadre, per cui fallire non è ammissibile. 6 lunghezze di ritardo sono un divario colmabile, ma urge una vittoria, affinché non diventi più ampio o resti tale. Anche perché la Danimarca (5 punti in 3 partite) non starà certo a guardare (alla fase finale si qualificano direttamente le prime due), cui renderemo visita in ottobre. La quarta fase è lanciata, ma nasconde insidie non di poco conto per Petkovic, alle prese anche con la rinuncia di Shaqiri che qualche perplessità ha sollevato circa la gestione di un ct sotto pressione.