Calcio

Per Mangiarratti è l’Yb la squadra da battere

‘Ma ho visto bene anche il Servette’, dice l'ex tecnico ticinese del Chiasso. Che s’appresta a iniziare la sua avventura sulla panchina dell’U21 giallonera

2 agosto 2019
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Calciatore, allenatore, formatore. Alessandro Mangiarratti e il calcio sono legati a filo doppio, in una relazione stretta che nasce negli anni dell’infanzia e prosegue tuttora, seppur con visioni e ruoli completamente diversi da quelli originali. Il processo, però, è quello: dai primi calci all’insegnamento, in veste di mister o di formatore. L’esperienza maturata in campo prima e in panchina poi, Mangiarratti la mette da un mese e mezzo al servizio della selezione U21 dello Young Boys, il club al quale si è legato lo scorso aprile con un contratto entrato in vigore solo lo scorso 15 giugno, «una volta scaduto l’accordo con il Chiasso», ricorda l’ex mister dei rossoblù in Challenge League, una parentesi chiusasi prematuramente – e in maniera discutibile – con un esonero. Fino alla scadenza del contratto con il Chiasso, l’ex giocatore di Acb e Locarno ha proseguito con l’attività che gli era stata assegnata dopo essere stato sollevato dall’incarico (direttore tecnico), poi «è iniziata l’avventura all’Yb. Ho iniziato ad allenare i ragazzi, in una situazione – almeno inizialmente – un po’ particolare. La squadra U21. Parecchio rinnovata, è formata da ragazzi in larga parte provenienti dalla selezione Under 18, e da qualche ‘superstite’ della U21 della passata stagione. La U18 ha chiuso la stagione agonistica il 22 giugno, con la finale di Coppa Svizzera. Inizialmente ho lavorato solo con una parte dei giocatori della nuova squadra, ai quali dopo tre settimane si sono aggiunti tutti gli altri elementi della ex U18, reduci dalle vacanze. Ho avuto il gruppo al completo solo nelle ultime tre settimane, e ora incombe già il campionato. È stata una preparazione brevissima, ma non ne facciamo un cruccio. Abbiamo disputato molte partite, abbiamo preso parte a un torneo. Siccome facciamo formazione, non abbiamo dato un’enorme importanza al fatto che a inizio campionato la squadra possa faticare un po’. Sappiamo che nei primi sei mesi avremo qualche difficoltà, ma siamo sereni, perché abbiamo impostato un certo discorso, che prevede lo sviluppo e la crescita dei giocatori».

Il filo diretto con la prima squadra esiste, grazie anche alla reciproca conoscenza tra tecnici. «Conoscevo Seoane già prima che diventasse l’allenatore dell’Yb. Poi c’è Matteo Vanetta, il suo assistente: conosco molto bene anche lui da molto tempo. Ci conosciamo tutti, c’è un buon ambiente, e nessuno invade le aree di competenza altrui, aspetto molto importante. Siamo legati da quei calciatori che sono a cavallo tra la U21 e la prima squadra. I cui allenamenti, appena posso, vado a vedere. Così come le partite di campionato». I campioni svizzeri hanno fatto registrare molte partenze di peso. «Intorno alla squadra avverto fiducia. È stata rinnovata in larga parte, quasi per due terzi. Sono partiti elementi chiave, come Sow, e Mbabu, che garantivano una certa qualità. Era già partito prima anche Sanogo. In difesa è stato ceduto pure Benito. Steve Von Bergen ha smesso, ed era un leader. Lo ha sostituito Fabian Lustenberger, a sua volta una figura di riferimento, il quale, però, ha bisogno di un po’ di tempo per adattarsi alla nuova realtà». L’Yb è ancora la più forte? «Secondo me è ancora la squadra da battere. Bisogna valutare come reagirà il Basilea agli impegni dei preliminari di Champions League. Martedì contro il Psv dopo 70 minuti i renani erano davvero molto stanchi. E tre giorni prima, in campionato, avevano perso (2-1 contro il San Gallo, ndr) perché Koller era stato costretto a risparmiare un po’ i titolari proprio in ottica europea». Una squadra che merita una citazione? «Ho visto bene il Servette, ospite dell’Yb all’esordio in campionato (1-1, ndr). Bisogna vedere se la profondità della rosa consentirà ai granata di mantenere sempre così alta l’intensità del gioco che esprimono.  A Berna si sono espressi alla pari, con l’Yb. La partita poteva finire a favore dell’una come dell’altra contendente. Il Servette mi è piaciuto per la spigliatezza e la volontà di giocarsela a viso aperto. Può essere un valore aggiunto, in questa Super League, in quanto le altre avversarie non brillano per affidabilità. Ci sono sempre molti progetti in corso. In piazze come Lucerna, o San Gallo, non si sa mai bene cosa succede. Lo Zurigo ha cambiato tanto...».