Storico inviato sul fronte delle cavallette (da 33 anni), Max Kern del Blick punta il dito contro l’ex patron del Grasshopper Stephan Anliker
Al Grasshopper restano ancora due partite da disputare in Super League, categoria che al termine di un campionato penoso abbandonerà – in quanto retrocesso – dopo 70 trascorsi nella massima serie del calcio elvetico, con enormi ma datate soddisfazioni.
Le cavallette se ne vanno lasciando dietro di loro la triste immagine dell’invasione del campo di Lucerna da parte di una ventina di facinorosi che hanno causato la seconda interruzione di una partita, dopo il precedente di Sion costato loro la sconfitta a tavolino e la vergogna. Un brutto modo di congedarsi dall’élite del calcio svizzero, per una squadra che ha conquistato 27 titoli.
Max Kern, storico inviato al seguito della cavallette («da 33 anni»), nonché prima firma del Blick anche per la Nazionale, non va per il sottile. Fuor di qualsivoglia analisi sociopolitica, Kern ha individuato un colpevole contro il quale puntare il dito: «Stephan Anliker», dice.
Architetto e imprenditore, Anliker ha lasciato il Cda del Gc lo scorso 25 marzo, dopo cinque anni di una gestione definita dal redattore del foglio zurighese «cattiva e fallimentare, al contrario di quanto invece è riuscito a fare con l’Sc Langenthal, solida realtà nel panorama hockeistico nazionale. Ha voluto amministrare il club di calcio di cui ha assunto il controllo lasciando il guinzaglio troppo lungo. Perdendone, di conseguenza, il controllo. Anliker è titolare di uno studio di architettura a Langenthal, dove è anche il presidente del locale club di hockey di Swiss League. Grazie al Grasshopper ha costruito una filiale a Zurigo, diretta da un responsabile che si occupa di tutto. A Langenthal si avvale delle funzioni di una valida direttrice. Il club di hockey è guidato molto bene da un eccellente direttore sportivo, Gian Kämpf, il quale diventerà presto presidente. Nel Gc, ha permesso che il Ceo Manuel Huber e il direttore sportivo Mathias Walther facessero quello che volevano. Hanno avuto carta bianca. L’aspetto più grave della gestione di Anliker è però la nomina a presidente del Cda del 68enne Georges Perego, una sorta di padre putativo dei citati Huber e Walther. Perego è nel Gc dal 1995, ma non ha alcuna idea di cosa sia il calcio. Ecco il motivo per cui succede che i calciatori che il Grasshopper ha schierato in questa stagione siano addirittura 38. Il portiere è sempre stato lo stesso, Lindner, ma i giocatori di movimento alternatisi in campo sono stati 37. Se non fosse stato per Anliker, il Gc sarebbe ancora in Super League».
Non è un problema di soldi, quindi. «Direi proprio di no. Non con un budget di 20 milioni, sicuramente più di quanto possano permettersi Thun, Neuchâtel, Lucerna, San Gallo, Lugano... I soldi ci sono, ma sono stati gestiti molto male».
Le prospettive, con la regia di Stephan Rietiker, sembrano interessanti. «Sicuramente sono migliori di quelle che le cavallette avevano prima. La vecchia dirigenza è stata spazzata via. È un nuovo inizio. È quello che ci voleva».
Forte l'uomo giusto, ma serve anche il nuovo stadio
Uli Forte, che già fu l’artefice dell’immediato ritorno in Super League del San Gallo e dello Zurigo, sarà confermato alla testa della prima squadra nonostante non abbia saputo evitare la retrocessione. «Ha la mia fiducia e quella della proprietà», ha dichiarato il presidente del Grasshopper Stephan Rietiker. «Il Gc appartiene alla Super League – assicura il mister – e lì tornerà».
Sembra esserne convinto anche Max Kern. «Sono convinto che Uli Forte sia l’uomo giusto, per la rinascita sportiva delle cavallette. A suo favore parlano i precedenti di San Gallo e Zurigo, che ha riportato in Super League dopo una sola stagione di purgatorio. Non è riuscito a salvare la squadra dalla retrocessione, ma ha il profilo giusto per una pronta risalita. Si è tanto discusso se sia stata la mossa giusta, quella di affidargli la squadra già nel corso di questo campionato, senza aspettarne la conclusione. Ebbene, io sono dell’avviso che sia stato un bene, per lui e per la squadra. Solo dall’interno è possibile farsi un’idea del parco giocatori, e capire su quali investire in vista della prossima stagione. Certo, confidava di evitare la relegazione, questo è certo, ma se è stato ingaggiato, è proprio perché ha già dimostrato in due occasioni diverse di essere il tecnico giusto al quale affidare una squadra che ambisce a una promozione immediata».
Il Gc appartiene alla storia del calcio svizzero, come la Juve in serie A o il Manchester United in Premier. Un duro colpo per il calcio svizzero. «Senza ombra di dubbio. Le avversarie si accorgeranno di quanto importante sia la presenza di una società di così lunga tradizione. Basilea e Young Boys, tanto per fare i nomi delle società più importanti, fanno registrare più spettatori contro il Grasshopper che contro il Losanna o il Servette. Il Grasshopper, così come la Juve in Italia o i club più importanti nei maggiori campionati europei, è sempre considerato una sorta di ‘nemico’ da battere a tutti i costi. I maligni sottolineano che il Gc nel 2019 ha più interruzioni di partite (2) che vittorie (0). Questa rivalità ha sempre portato pubblico allo stadio».
A proposito, che ne è dei lavori di costruzione del nuovo Hardturm? «Non tutti i semafori sono sul verde, non ancora. E non è nemmeno escluso che si giunga all’ennesima votazione popolare. ‘Colpa’ della democrazia elvetica».
Un pronto ritorno nell’élite del calcio svizzero di una squadra che ha scritto importanti pagine di storia potrebbe rilanciare l’entusiasmo di una piazza storicamente non tra le più passionali? «Solo con un nuovo Hardturm. Il Letzigrund va bene per l’atletica o per i Rolling Stones, ma non per il calcio».