L'ormai ex tecnico dell'Islanda dei miracoli parla dell'esperienza mondiale. Il suo agente lo ha offerto ai renani
«Hallo, it’s Heimir!». Dalla lontana Islanda Heimir Hallgrímsson risponde alla nostra chiamata. L’ormai ex tecnico dell’Islanda dei miracoli, reduce da un viaggio in Michigan, è tornato a casa sua, sulle isole Vestmann, un piccolo arcipelago al largo della costa meridionale islandese. «È passato ormai un mese dalla fine del nostro Mondiale», racconta il 51enne, «resta però il grande feeling. L’intero popolo è fiero, aver partecipato per la prima volta a un Mondiale è motivo d’orgoglio e in fondo la nostra prestazione è stata buona. Peccato aver conquistato un solo punto, ne volevamo ottenere qualcuno in più, ma ribadisco, siamo soddisfatti del gioco espresso. Una volta finita la competizione abbiamo svolto un bilancio nell’intento di capire gli insegnamenti tratti in modo di poter ancora migliorare in futuro».
Un miglioramento che l’Islanda dovrà però fare senza Hallgrimsson. Il selezionatore, che dapprima in coppia con Lagerback aveva portato per la prima volta la selezione nordica agli Europei e poi, da solo, aveva appunto conquistato la prima storica qualificazione al Mondiale, ha in effetti rassegnato le dimissioni. «Le ragioni delle mie dimissioni? Sette anni sono un periodo molto lungo in una carriera da allenatore, ho accumulato tanta esperienza, ho potuto disputare le massime competizioni internazionali. Ora voglio uscire dalla mia zona di comfort, desidero fare altre esperienze, affrontare nuove sfide».
Dunque non è vero che tornerà a svolgere la sua professione di dentista, come annunciato un po’ dai media di tutto il mondo`al termine dei Mondiali? «No affatto», ribadisce divertito Hallgrímsson il quale non sa spiegarsi come mai sia uscita questa fake-news. «Certo, sono un dentista e lo resterò per tutta la vita, ma voglio continuare ad allenare. Ho qualche possibilità, ma non sono sottopressione. È mia intenzione ponderare bene la scelta. Amo essere quotidianamente sul campo da gioco, allenerei dunque volentieri una squadra di club, ma se dovesse arrivare un’offerta di una Nazionale la prenderei pure in considerazione». L’islandese ha le idee chiare. «Non contano i soldi, bensì le persone con cui si lavora e l’ambiente in cui si svolge la professione. Quindi voglio appunto riflettere bene prima di prendere qualsiasi decisione».
E chissà che questo futuro non sia proprio in Svizzera. Stando a nostre informazioni il suo agente lo avrebbe offerto al Basilea. I renani sono ancora alla ricerca di un un nuovo allenatore, dopo il licenziamento di Wicky. «Io personalmente non ho mai parlato con i dirigenti basilesi, ma sicuramente sarebbe una bella opzione. Penso che qualsiasi allenatore al mondo vorrebbe essere alla guida di un club così prestigioso». Insomma, affaire à suivre.
Un islandese che invece è già stato in riva al Reno è il mediano Bjarnason, uno dei leader della Nazionale. «Birkir è un giocatore fantastico, a ogni partita da sempre il 100%, non importa quali siano le sue condizioni. Sarei sorpreso se i tifosi del Basilea si fossero dimenticati di lui, uno come Bjarnason non si scorda». Il nostro interlocutore segue il nostro campionato. «Mi rallegra il fatto che due islandesi siano capitani in Svizzera, ovvero Victor Pallson, nello Zurigo e Runar Sigurjonsson nel GC». Un’altra piccola prova dei progressi fatti dal calcio islandese. «Sì, abbiamo lavorato bene, la linea è tracciata, le infrastrutture sono ottime e disponiamo di buoni giocatori. Sono convinto che il mio successore potrà continuare ad avere successo, ma dobbiamo restare coscienti: a una piccola nazione come la nostra, per poter qualificarsi a un Mondiale, deve andare veramente tutto per il verso giusto, a cominciare dai piccoli dettagli. Durante la mia gestione è stato il caso. E in fondo, essere stata la nazione più piccola al mondo (con poco più di 300'000 abitanti ndr) di sempre a raggiungere un Mondiale, rappresenterà per sempre il più bel ricordo di questa mia lunga avventura», conclude Hallgrímsson.