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Locarno, Tenero-Contra e Gudo: tutte, o quasi, promosse

Dalle rive del Verbano, ancora in attesa dell’esito dello spareggio, al Piano di Magadino. Un’incursione nel mondo del pallone sopracenerino

(Ac Tenero-Contra)
10 giugno 2023
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Dal fallimento alla ripartenza in Quinta Lega, su su fino (verosimilmente) alla Seconda interregionale. Il Locarno è sempre in cerca di una sua collocazione nel mondo del pallone regionale, ma, dalle parti del Lido, la strada imboccata sembra essere propizia a ricostruire l’immagine ultracentenaria del club. Le Bianche Casacche hanno dominato la Seconda Lega, laureandosi campioni in anticipo (ben quattro le giornate) e lasciando solo le briciole alla concorrenza. L’inseguitrice più immediata, il Malcantone, ha chiuso a diciassette punti. Un ruolino di marcia impressionante: diciannove affermazioni, cinque pareggi e due sconfitte. Non stupisce dunque il miglior attacco (82 reti, di cui 29 insaccate dal bomber Andreas Becchio) e la miglior difesa (solo 28 gol incassati). «L’inizio è stato un po’ a rilento – evidenzia a ‘laRegione’ coach Remy Frigomosca –. Nelle prime giornate eravamo a meno sei dalla vetta, ma assunto il comando del campionato non c’è stata più, o quasi, discussione. La squadra è stata molto performante, l’intenzione principale era comunque di qualificarsi per le finali». Un traguardo intermedio abbellito dalla conquista della Supercoppa ticinese. L’unico neo di questa stagione è forse la sconfitta in semifinale di Coppa Ticino. Un surplus, sì, eppure un boccone amaro da masticare giacché il cosiddetto triplete era a un passo. Il 41enne precisa che campionato e Supercoppa contano poco senza promozione. «L’annata sarebbe da considerarsi un fallimento. E, infatti, non abbiamo festeggiato nulla». Nell’ultimo scampolo di stagione il Locarno ha cercato di preservare i giocatori così da permetter loro di recuperare da qualche acciacco. «A inizio settimana saremo al completo, tutti saranno arruolabili. Non male: fare venti partite da amatoriali è impegnativo». La compagine di Frigomosca sarà, come detto, chiamata ad affrontare lo spareggio contro la prima classificata del girone di Seconda Lega del Canton Soletta (probabilmente l’Iliria) prima di salire di categoria. I match sono in programma il 18 e 25 giugno... Da metà gennaio sino a inizio estate, difficile mantenere alte concentrazione e motivazione. «L’attesa è stata lunga, molto lunga, ma l’imminente barrage ha ringalluzzito l’ambiente. Tutti sono carichi! Non saremo impreparati». La coperta a disposizione è corta, la rosa è comunque di tutto rispetto. Fra le file del Locarno spiccano nomi di ex giocatori del Bellinzona quali, ad esempio, Ulisse Pelloni, Bruno Martignoni, Patrick Berera e Ivan Facchin. Una corazzata macina, e assai, punti, d’altronde la squadra è stata costruita «solo ed esclusivamente per vincere. Ognuno ha contribuito e questo è il risultato». Anche Frigomosca non è stato da meno: quattro campionati consecutivi. Un bottino personale invidiabile. «Ho perso in carriera – afferma sorridendo il 41enne –. Ma, chiaro, vincere aiuta a vincere. È parecchio stimolante, in una piazza come Locarno l’allenatore è costantemente sotto osservazione; bisogna mettere in pratica le soluzioni più adeguate. Quando c’è pressione è tutto più bello. Non sei tranquillamente seduto in poltrona, birra in mano. I ragazzi hanno potenziale, ma le continue sollecitazioni e, non da ultimo, il fatto che tutti vogliono batterti, possono giocare un brutto scherzo. Non è scontato. Quest’anno si è comunque formato un bellissimo gruppo». La finalità è di estendere il ciclo vincente, senza ripiegare sul piano B.

‘La nostra politica? I giovani’

Più a est di qualche chilometro, invece, la promozione è stata assicurata con due giornate di anticipo. Il Tenero-Contra è infatti riuscito a riabbracciare la Seconda Lega esattamente a 45 anni dall’ultima volta, dominando dal primo turno il campionato. La stagione dei rossostellati è stata «un successo, più rosea di ogni aspettativa – conferma il tecnico Benjamin Frizzi –. Non possiamo essere paragonati, in termini di risorse e giocatori, al Locarno della scorsa annata. La nostra squadra è molto giovane: avevamo iniziato bene, ma non ci aspettavamo sicuramente di vincere, e così bene, il campionato». Non poteva essere altrimenti con sessantun punti racimolati sul campo. In un girone, il Gruppo 2 di Terza Lega, piuttosto difficile sicché «le prime 5-6 compagini si equivalevano abbastanza. Quindi riuscire a laurearci campioni in questo modo, con margine (cinque lunghezze sul Ravecchia, ndr), significa che abbiamo realizzato qualcosa di importante». Qualcosa difficile da credere e, infatti, il Tenero ha aspettato la matematica certezza prima di esultare. «Essendo così tirata bastava un passo falso e le altre squadre erano subito alle calcagna... Ce la siamo assaporata soltanto alla fine». Quale allora la ricetta? «È banale, ma è stata l’unità venutasi a creare in spogliatoio che ha permesso ai ragazzi di battere tutti, sia le grandi che le piccole. Non avevamo delle individualità di spicco, che riuscissero da sole ad assicurarci la posta piena». Radaelli e compagni sono rimasti sempre realisti, sia inanellando una serie di risultati utili consecutivi che a seguito, fortunatamente poche, puntualizza Frizzi, di brutte sconfitte. «Non ci siamo mai fatti prendere dallo sconforto, o dall’euforia. Siamo rimasti costanti. E questo ha fatto la differenza». Un rendimento molto lineare: trentun punti sino a dicembre, e trenta al ritorno. «La nostra è una piccola società, ma ne siamo fieri. Non girano soldi o compensi e quindi, giocoforza, si punta su giocatori del territorio. A chilometro zero, concedetemi il termine. Il Tenero può comunque essere da esempio e ispirazione ad altre realtà; organizzazione, strutturalità e, non da ultimo, duro lavoro sono paganti. Chi viene da noi deve integrarsi in un gruppo sano. Non cerchiamo le cosiddette star. La filosofia è chiara»... Un palcoscenico a disposizione dei giovani che, quest’anno, offrirà addirittura la Seconda Lega. Il massimo a livello regionale, evidenzia Frizzi, che, ricordiamo, era al debutto in panchina. È infatti stato arruolato a scatola chiusa dal presidentissimo Christian Leonardi. «L’impegno è parecchio, ma è stato ampiamente ripagato. Sono emozioni forti, importanti: vincere un campionato dà sensazioni, tue, personali. Sono fortunato! Alla prima esperienza da allenatore, subito conquistare una promozione è qualcosa di indescrivibile». L’intenzione è di ripetersi e dare continuità al progetto. «Io rimango al timone – conclude –, cercheremo di salire in Seconda e di non essere una comparsata... Spero che il terreno da gioco ci dia ragione così da consolidarci come una buona realtà di Seconda Lega». L’importante, dunque, sarà restare fedeli «a noi stessi: franchi zero, e giovani del posto, magari puntellando la rosa con 2-3 giocatori che sposino in toto la nostra filosofia. Non sarebbe male con qualche esperienza già maturata in questa categoria».

‘Nessuno ci credeva’

Ancora più a est, sul Piano di Magadino, l’Audax Gudo è invece stato promosso in Terza Lega. Terza Lega che mancava da 57 anni. «Da quando ho ereditato la società, nessuno ha creduto in noi. Nessuno avrebbe, mai, scommesso un franco sulla promozione del Gudo. È stata una sfida, eppure, lavorando giorno e notte, abbiamo realizzato questo nostro sogno». Il sogno nel cassetto del ‘prés’ Daniele Lerose. Il campionato di Quarta Lega, Gruppo 2, «è stato dominato, nel girone di ritorno abbiamo cambiato marcia e il risultato è stata la promozione». Da marzo c’è stata la svolta e, difatti, i biancorossi sono rimasti imbattuti (ben undici risultati utili consecutivi). La stagione più complicata, e provante, occorsa nel 2020, sfumata nel nulla. «È stata un crocevia: invece di sprofondare, la società ha deciso coraggiosamente di continuare e, ora, eccoci qua». Una scelta azzeccata pure quella di puntare su allenatori piuttosto inesperti, Bruno Marcone e Massimo Mancuso. Amici (quasi fraterni) di vecchia data, persi nel corso della vita. «È una bellissima storia; con serenità e tranquillità ci hanno permesso di realizzare questo sogno». L’intenzione del Gudo, puntualizza Lerose, è di mantenere la categoria, poiché, «una piccola realtà come la nostra, non può permettersi di salire. La squadra verrà invece confermata interamente, o quasi: qualcuno cambierà aria, ma lo zoccolo duro rimarrà». Nelle interviste di rito il presidente definisce i giocatori come dei figli. E, ciò, dimostra l’attaccamento alla società. «Non mi sono perso un allenamento, una partita. Sono una persona che si mette in gioco e, quest’anno, sono riuscito a conquistare tutti i ragazzi. E, così, anche il vicepresidente Antonio Chilelli. La bandiera del Gudo».