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Due... palleggi con Petit e Dell’Acqua

Chiacchierata sotto le plance con il tecnico dell’Olympic e col ticinese appena sbarcato sulle sponde della Sarine

Il tecnico dei burgundi
(Keystone)

L’arrivo all’Elvetico dell’Olympic, indiscusso capolista della massima serie di pallacanestro e destinatario dei tre trofei stagionali, tanto per cambiare (a meno di colpi di mercato stellari da parte di Ginevra o di qualche altra compagine della quale non riesco a immaginare il nome), è stato il momento per fare alcune considerazioni con il coach Thibaut Petit e con Massimiliano Dell’Acqua, in tribuna per l’infortunio.

Petit, una cavalcata senza problemi?

Non proprio, anche se in campionato sinora abbiamo fatto bene. Ma gli infortuni a Kovac, Dell’Acqua e Martin ci hanno privato e ci privano di tre pedine importanti. Senza dimenticare Offurung che per ora sostituiremo con Bramah che ha caratteristiche fisiche e tecniche diverse.

Leggerino per l’Europa?

Certamente sì, ma è per questo motivo che il suo è un contratto a termine, solo due mesi: poi valuteremo il da farsi anche in funzione del percorso che faremo in Europa.

Sinora le sfide sono state di buon livello come le vittorie.

Sono molto contento del rendimento della squadra, ma è chiaro che le pedine oggi assenti sono un handicap importante perché l’Europa richiede molte energie sia sul campo sia nelle trasferte infrasettimanali. Ma stiamo lavorando bene.

In panchina avete diversi giovani...

Pure in campionato dobbiamo poter contare su un gruppo completo, per cui ho preso i giovani del nostro vivaio. Dando loro sempre più minuti di campo, permetto loro di confrontarsi con gente più esperta e crescere più in fretta. È determinante anche per la forza della società in proiezione futura.

Un campionato in… discesa?

Per quanto sinora visto, non si può dire che il basket svizzero sia qualitativamente migliore rispetto agli scorsi anni, e questo deve preoccupare tutto l’ambiente. Mi auguro che le varie società reagiscano positivamente per alzare il livello di gioco: ne abbiamo bisogno anche per avere una Nazionale più performante.

Salutato il coach, ecco Dell’Acqua: come va?

Sono alla fine del recupero: credo che in settimana sarò di nuovo in campo. Tutto è ok, o quasi.

Come sono stati questi primi mesi di professionismo?

Molto positivi da tutti i punti di vista. Sia sul piano dei rapporti con i compagni e con lo staff tecnico, sia da un punto di vista puramente cestistico.

Giornate sempre intense?

Tre allenamenti al giorno sono la consuetudine. Dalle sedute di tiro, a quelle più tecniche a quelle individuali in palestra per il potenziamento: questo ultimo fattore lo apprezzo molto perché vedo i risultati sul mio fisico e ne beneficia ovviamente anche il mio stare in campo.

Solo basket e niente altro?

In questo primo anno la mia scelta è questa: dedicarmi solo al basket perché se voglio avere importanti minuti in Europa, dove la forza fisica è molto importante, devo ‘costruirmi’ come giocatore.

In campionato finora è andata molto bene...

Sono contento perché il coach mi fa giocare una media vicino ai 20’, cosa insperata quando ho accettato di venire a Friborgo. Questa fiducia si traduce anche in una considerazione da parte dei compagni di squadra più esperti che fanno di tutto per mettermi a mio agio e mi danno preziosi consigli.

Un ambiente molto caldo e un bel sostegno dunque.

Tutto a Friborgo è diverso dagli altri campi da gioco, ma anche la società ha una struttura invidiabile. Tutto ti fa sentire partecipe di un progetto e sei aiutato a tutti i livelli.

Progetti ’extra-basket’?

È per il prossimo anno: vedrò quale percorso universitario intraprendere compatibilmente con il basket, mondo nel quale voglio continuare a crescere. Il debutto è stato di quelli che ti stimolano a puntare sempre più in alto e, anche sotto l’aspetto mentale, sono sempre più convinto di aver fatto la scelta migliore.