
Domani mattina scocca l’ora della rassegna iridata e nelle qualificazioni del moguls ci sono anche due atleti ticinesi: Enea Buzzi e Martino Conedera
Nelle prossime due settimane l’Engadina sarà l’epicentro del freestyle. Il trampolino olimpico, il Corvatsch e Corviglia. Tre le sedi principali, dove più di 1’500 atleti (su tavole da snowboard o sci) cercheranno di conquistare il titolo iridato. Un’abbuffata di emozioni, in cui la Svizzera intende confermare le dieci medaglie dell’ultima edizione. Mathilde Gremaud, Fanny Smith o Noè Roth. I curricula sono di buone speranze. Domani pomeriggio, sulla pista che solitamente ospita la Coppa del mondo di sci alpino femminile, sono in programma le qualificazioni delle gobbe. Come da tradizione ormai consolidata, a difendere i colori rossocrociati saranno due ticinesi: Enea Buzzi e Martino Conedera. Un ‘battesimo’ di fuoco, insomma. «L’emozione ormai è parecchia – spiega il 20enne di Pollegio –. Già due settimane fa, quando ci è stata concessa la possibilità di allenarci sul tracciato dei Mondiali e conoscere un po’ il pendio, lo scenario era incredibile». È concorde il compagno di squadra. «Sarà una bellissima opportunità competere fra i confini nazionali, spero di riuscire a completare la miglior discesa possibile assaporando comunque l’atmosfera». I due hanno raggiunto St. Moritz venerdì e domenica hanno effettuato la sessione di allenamento ufficiale. «Quando sali dalla seggiovia e scorgi molte persone di fianco alla pista, che ammirano le nostre acrobazie, la gioia è infinita. La rassegna permetterà di far conoscere di più la nostra disciplina. Una cassa di risonanza per tutto il movimento», continua il bellinzonese. Domani sono in programma le finali del singolo, mentre venerdì sarà il turno del... dual. Martino non si è prefissato traguardi, Enea spera invece di staccare il ticket per l’ultimo atto. L’uomo da battere, re indiscusso della specialità, sarà il canadese Mikael Kingsbury.
Una disciplina che richiede abilità: sciare attraverso le gobbe, compiendo acrobazie spettacolari, non è assolutamente facile. Il moguls è storicamente un feudo rossoblù, eppure rimane poco conosciuto alle nostre latitudini. Dai ‘pensionati’ Deborah Scanzio e Marco Tadé, il testimone ora è passato nelle mani di altri tre giovani promesse ticinesi. I tre moschettieri: Buzzi, Conedera e Paolo Pascarella – assente sulle nevi engadinesi poiché rottosi (ahilui) il crociato. La squadra rossocrociata si è sviluppata maggiormente a Sud del Gottardo mediante soprattutto la figura di Andrea Rinaldi e il nuovo Centro di allenamento nazionale di Airolo, ormai viepiù punto di riferimento in Europa, dove i due hanno imparato a saltare. Fin da piccolo Martino ha praticato numerose attività e, grazie alla passione della sua famiglia per la montagna, ha scoperto il freestyle. «Mi ha sempre affascinato questa dualità, ossia tecnica e acrobatica. Quel controllo, e non controllo». Enea invece si annoiava durante i corsi di sci, quando doveva imparare le basi. «Preferivo il fuori pista. I salti. Un giorno mi è stato proposto di provare il moguls e mi sono innamorato. Non vedevo l’ora di tornare sulla neve». Oggi sono nei quadri nazionali e hanno già fatto breccia nel circuito maggiore. Il debutto risale a tre anni or sono a Ruka. «È stato abbastanza incredibile, forse a quell’età non eravamo ancora pronti per questo palcoscenico», evidenzia il bellinzonese. Dalle competizioni europee alla Coppa del mondo il salto è abissale. Un salto comunque necessario così da «accumulare esperienza, conoscere piste maggiormente complicate. Nel 2023 abbiamo fatto la nostra prima tournée nordamericana». E lì, a Deer Valley, Martino ha centrato i primi punti in Cdm. Una località che spesso viene chiamata la Kitzbühel delle gobbe. «Un’emozione incredibile: tralasciando il fatto di essere dall’altra parte del mondo, i quindicimila spettatori e la notte hanno reso lo scenario ancor più spettacolare. Da pelle d’oca». Nella stessa stagione i due atleti ticinesi hanno partecipato alla rassegna iridata di Bakuriani, in Georgia. Una tappa di transizione. «L’aver già sperimentato il clima dei Mondiali sicuramente aiuta, bagnare il nostro esordio in casa sarebbe infatti stato ancor più carico di emozioni». Cambiano i tracciati, i pendii, ma la disciplina rimane la stessa. Il 22enne mette comunque l’accento sulla particolarità della manifestazione. «C’è questa coscienza, che si tratta di una gara una tantum. Un appuntamento che si ripresenta (solo) ogni due anni e, dunque, questo modifica un po’ le cose. Non ho mai gareggiato in un evento di tale portata in Svizzera. Sarà una scoperta, una motivazione in più». Enea si era già laureato vicecampione del mondo juniores a Chiesa in Valmalenco. Un risultato «totalmente inaspettato. Forse questo mi ha permesso di essere più spensierato. C’era meno pressione. Spero di riuscire a ripetermi».
I due hanno seguito la Coppa del mondo fino in America, saltando le ultime tappe in Cina e Kazakistan così da tornare in Europa e accumulare maggiori punti. «A livello di risultati, soprattutto in Cdm, sono parzialmente soddisfatto della stagione – continua Enea –. Sono riuscito a raggiungere una top trenta, però mi aspettavo qualcosa di più. In termini di sensazioni personali, invece, sono contento». Il 13esimo posto colto a Deer Valley nel dual ha posto in alto l’asticella? «Sì, ma non più di quel tanto perché in questa specialità tutto può succedere; si hanno più chance di ben comportarsi». L’allenatore, Giacomo Matiz, considera il 20enne molto veloce ma un po’ matto. Un cane sciolto che deve cercare di migliorare nell’esecuzione dei salti, «ancora troppo sporchi, manca un po’ di precisione. Faccio più fatica nella parte acrobatica. Il circuito maggiore richiede pulizia in tutto quello che si fa, dalla sciata passando alla fase aerea fino all’atterraggio. Non abbiamo comunque ancora raggiunto la perfezione, ci sono chilometri da percorrere». Tutto il contrario di Martino, forte nell’acrobatica ma troppo riflessivo. «Sì, effettivamente, sono un pensatore. Questo inverno ho collaborato di più con il mio preparatore mentale, Gianmaria Regazzoni. È stato molto interessante, abbiamo lavorato su molti aspetti, e trovo di essere migliorato». Nella loro carriera hanno conosciuto nuove realtà, assai differenti rispetto a quella in cui sono cresciuti. «È una delle componenti che più mi piace della nostra disciplina. Abbiamo la possibilità di conoscere molte culture, Paesi di cui raramente sentiamo parlare».
Il grande obiettivo saranno i Giochi di Milano-Cortina. «Già da qualche anno lavoriamo in prospettiva del 2026. La prossima stagione risulterà decisiva ai fini della qualificazione. C’è ancora una piccola chance, servono due top sedici». Non è comunque semplice organizzare un’intera stagione, il budget non è indifferente. «Siamo fortunati perché alle spalle abbiamo una Federazione come Swiss-Ski, che sostiene ognuno di noi. Non succede in tutte le nazioni. Il circuito maggiore sicuramente comporta dei costi: bisogna cercare di scegliere l’opzione più redditizia». I due ticinesi hanno concluso la formazione presso la Scuola per sportivi d’élite di Tenero, focalizzandosi sulle loro carriere. Un’opportunità di crescita. Il bellinzonese cerca di «vivere appieno quest’esperienza e vedere fin dove riesco a spingermi. In futuro ho però il pallino dell’università, perciò alla fine di questa stagione cercherò di capire se riesco a conciliare entrambe le cose». Martino ha inoltre prestato servizio militare a Macolin. Un percorso simile a quello che intraprenderà Enea, che ha concluso le scuole a giugno e il prossimo mese indosserà la divisa grigioverde. «L’intento è in seguito di ultimare un inverno concentrandomi esclusivamente sulle gobbe e, poi, capire se ci sia la possibilità di studiare a Macolin».