laR+ Ginnastica artistica

Nemour e Kovtun dominano il 41° Memorial Gander

L’algerina, perfetta alle parallele asimmetriche, e l’ucraino – bravo a recuperare dopo un errore al cavallo – deliziano il pubblico di Chiasso

6 novembre 2024
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Nel ristrutturato Palapenz – più elegante della sua vecchia versione, più comodo e stando al parere dei fotografi anche molto meglio illuminato – si è rinnovato l’appuntamento con la grande ginnastica artistica griffato Memorial Gander, kermesse giunta alla sua 41a edizione, la 20a fra quelle disputate a Chiasso.

E lo spettacolo, secondo una tradizione ormai ben consolidata, è stato anche stavolta di altissimo livello. Del resto, vista la presenza di autentici fuoriclasse – moltissime infatti le medaglie olimpiche, iridate ed europee in gara nella città di confine– non poteva essere altrimenti.

Le varie evoluzioni, capaci di entusiasmare un pubblico numeroso (1’200 i presenti), variegato e assai competente, si sono susseguite durante la serata in modo quasi frenetico, davvero senza possibilità alcuna di annoiarsi.

A imporsi fra le donne è stata l’algerina Kaylia Nemour (volteggio, parallele asimmetriche e trave), davanti alla tedesca Karina Schönmaier (volteggio, parallele asimmetriche e suolo) e alla brasiliana Julia Soares (volteggio, trave, suolo).

In campo maschile ha vinto invece l’ucraino Illia Kovtun (suolo, cavallo, volteggio, parallele), precedendo il canadese Felix Dolci (suolo, anelli, volteggio, sbarra) e il brasiliano Souza (anelli, volteggio, parallele, sbarra).

Applausi a scena aperta

L’algerina di madre francese Nemour, 18 anni ancora da compiere e già capace di incantare il mondo ai recenti Giochi olimpici, ha dato spettacolo un po’ ovunque, ma è stata praticamente perfetta alle parallele asimmetriche (14.900 il suo punteggio), il suo attrezzo preferito: non a caso proprio in questo esercizio si è messa al collo la medaglia d’oro a Parigi. Per lei, come per la brasiliana Soares, applausi spesso a scena aperta.

Un prodigioso recupero

Per quanto concerne i maschi, enorme era l’attesa per l’esibizione di Illia Kovtun, già ben conosciuto a Chiasso, e infatti non ha deluso, pur con qualche brivido: l’ucraino vicecampione olimpico la scorsa estate, dopo essere stato il migliore al suolo, ha infatti commesso un grave errore al cavallo con maniglie che si temeva potesse pregiudicare la sua serata.

Al comando, infatti, era subito balzato il brasiliano Souza, 31 anni e ben 7 Mondiali disputati in carriera, che ha poi comandato la classifica fino al suo esercizio finale – alla sbarra – dove ha purtroppo fallito l’uscita, cadendo. E ad approfittarne è stato proprio Kovtun, che con un fantastico 15.500 alle parallele si è riappropriato del primo posto.

Per quanto concerne i quattro esponenti rossocrociati, ottavo posto finale (su 10) per Stefanie Siegenthaler e nono per Anny Wu, entrambe abbastanza deludenti, anche se va sottolineato il livello eccelso delle loro avversarie. Nel settore maschile, invece, Langenegger (suolo, cavallo, volteggio, parallele) ha chiuso 5°, mentre Imhof (suolo, anelli, volteggio, parallele) ha terminato 6°.

Da segnalare che, dopo la seconda rotazione, al secondo posto della classifica maschile dietro il brasiliano Souza c’era – davvero a sorpresa - il ventenne Imhof (in gara al posto dell’infortunato Matteo Giubellini), fin lì molto costante (2° al suolo e 1° nel volteggio). Poi però, purtroppo, alle parallele lo svizzero ha mostrato alcuni limiti, e ha inevitabilmente perso alcune posizioni. Peccato, ma il ragazzo si è comunque dimostrato un ginnasta dalle grandi potenzialità.

Al termine delle qualificazioni – 3 attrezzi a scelta per gli uomini (su 6) e 2 nel settore muliebre (su 4) – le due elvetiche Stefanie Siegenthaler (parallele asimmetriche e suolo) e Anny Wu (volteggio e parallele asimmetriche) purtroppo non avevano raccolto abbastanza punti per accedere alla finale. Meglio avevano invece fatto i ragazzi: entrambi i rossocrociati – Florian Langenegger 5° e Jan Imhof 6° – si erano infatti guadagnati l’accesso all’atto conclusivo, durante il quale si sono poi esibiti, come tutti, a un quarto (un terzo per le donne) attrezzo a propria discrezione.

‘Ricordo bene il mio successo qui nel 2006’

Prima della competizione, è un grande piacere rivedere l’italiana Vanessa Ferrari, che torna applauditissima al Palapenz come ospite d’onore (insieme alla ticinese Ilaria Kaeslin) dopo che qui, al Memorial Gander del 2006, aveva conquistato una strepitosa vittoria, incantando il pubblico con la sua grazia, la sua potenza, la sue pulizia d’esecuzione. La ginnasta di Orzinuovi, oggi 33enne, ha da poco annunciato il suo ritiro dall’agonismo dopo una lunga e prestigiosa carriera, condita fra l’altro di 1 titolo mondiale, 4 ori continentali e un argento olimpico. Cosa ricorda di quel successo e di quell’esperienza chiassese? «Innanzitutto per me è bello essere qui. Da quando ho deciso di ritirarmi, questa è la prima gara internazionale che seguo dal vivo. Sono curiosa di vedere all’opera le due ragazze e il ragazzo della Nazionale azzurra. Tutti mi hanno detto e fatto capire che la mia presenza qui è molto apprezzata, e di questo sono riconoscente. Ricordo bene la mia vittoria al Gander del 2006, fu una grande emozione, ero fra l’altro fresca reduce dal titolo mondiale conquistato in Danimarca e tutte le persone qui mi avevano accolto davvero con molto calore».

Tu, coi tuoi successi e con il tuo esempio, sei stata un po‘ l’apripista della felice stagione che sta vivendo da qualche anno la ginnastica italiana, specie a livello femminile: le tue ex colleghe un po’ più giovani si saranno avvicinate a questa disciplina per averti visto evoluire, quando erano bambine, ai massimi livelli... «Se davvero è così, per me è un piacere, oltre che un onore, aver aperto un po‘ la strada alle nuove generazioni, specie perché – grazie ai miei successi – sono cambiate un po’ di cose nella ginnastica italiana».

A livello di squadra – lo abbiamo visto a Parigi con l’argento olimpico – l’Italia è diventata molto forte: come singoli, invece, in che cosa deve ancora crescere? «Le ragazze che hanno partecipato alle Olimpiadi sono già molto forti. Il problema della ginnastica femminile è il ricambio, che per vari motivi avviene molto spesso. Una volta si abbandonava l’attività quando si era molto giovani, mentre ora per fortuna l’età si sta alzando, e così le ginnaste hanno carriere più lunghe. Questo aspetto credo che favorirà ulteriormente la crescita di tutto il movimento, almeno in Italia».

E ora, chiuso con l’agonismo, cosa farà Vanessa Ferrari? «Ho smesso davvero da poco, e non ho ancora deciso cosa succederà nel mio futuro e quali saranno i miei nuovi ruoli. Di certo so però che la ginnastica non l’abbandonerò mai».