Monopolizzato il podio dei Campionati svizzeri juniori, Remì e Zeno Pezzatti hanno ora nel mirino la prossima grande rassegna. L’Europeo in Francia
I movimenti sono fluidi, leggiadri, eppure non è affatto scontato. È necessaria tecnica, ma pure atletismo e forza mentale. L’intento, affrontare un percorso a ostacoli senza poggiare i piedi a terra e dunque scendere dalla bicicletta. Una mission che pare impossibile solo a dirsi. Non sono tuttavia d’accordo Remì e Zeno Pezzatti. Già, perché il trial è il loro pane quotidiano. I due cugini hanno scelto di trascorrere qualche ora in compagnia iniziando a fronteggiare sassi, cemento e travi di legno a Biasca «finché non ci siamo appassionati e abbiamo imboccato la strada delle competizioni grazie a Pascal Benaglia». Accumulata viepiù esperienza fra i confini ticinesi, il 18enne (seguito a ruota dal 17enne) ha dunque beneficiato della nuova sede di Malvaglia forgiando le sue abilità. Il numero di tesserati è progressivamente aumentato e, così, l’anno scorso è stata fondata la sezione ‘giovani speranze’ all’interno del Velo Club Tre Valli Biasca in modo da ospitare anche i cosiddetti rider. Fra di loro Naele Quirici, fresco di Campionati mondiali della gioventù e capace di sfiorare la semifinale nella categoria Minimes. Il centro in Val di Blenio, unicum a livello cantonale, permette di costruire il proprio tragitto senza paletti o imposizioni. «Il posto è grande, c’è il pacchetto completo in termini di ostacoli e materiali. Io – spiega Remì – preferisco i sassi perché hanno maggiore attrito rispetto alle zone in legno». Nonostante la spettacolarità, il trial è poco conosciuto. «L’intento è di realizzare nuovi centri di formazione e organizzare più competizioni sul nostro territorio. Chissà, magari, nel mezzo di una città» com’è ad esempio successo nella tappa di Coppa del mondo a Wadowice, in Polonia. «L’affluenza è stata enorme, tant’è che si riusciva a fatica ad ammirare le acrobazie».
La stabilità e la capacità di attutire i colpi sono imprescindibili. Ogni sasso e/o asse di legno passato senza poggiare i piedi a terra permette di conquistare il massimo punteggio, ossia dieci. L’intento è di ultimare il percorso (delimitato tramite fettucce o frecce) due volte senza incassare penalità. «Ognuno può affrontare l’ostacolo utilizzando la tecnica più congeniale. C’è la possibilità di studiare il tracciato, ma scendendo dalla bicicletta». Il fisico è messo a dura prova in quanto «sbagliare un passaggio molto spesso implica non concludere la zona. È una questione di tempo, ma soprattutto di resistenza. Il superare i propri limiti: all’inizio era impensabile salire determinati sassi, ora riusciamo a sfruttare la velocità – beninteso contenuta – e spingerci più in alto possibile; crescendo aumenta inoltre la forza». Il duro lavoro è dunque stato ripagato in occasione dei Campionati svizzeri junior, in cui la famiglia Pezzatti è stata capace di monopolizzare il podio... Zeno ha confermato il titolo, mentre Remì ha chiuso in terza posizione. Il programma del weekend di Ropraz ha subìto un cambio dell’ultimo minuto a causa del maltempo, che ha indotto il governo a sospendere ogni attività e spostare la corsa il giorno seguente. Accantonata questa situazione del tutto eccezionale, ostica da gestire, il classe 2007 non si è permesso alcuna distrazione. A suon di massimi punteggi ha così spartito la maglia di campione svizzero ex aequo con Tim Frei. Dal canto suo il cugino ha commesso una piccola sbavatura nelle battute iniziali, ma è comunque riuscito a mettere ulteriormente in evidenza il Ticino conquistando il bronzo.
Niente sella, manubrio largo e dalla forma semicurva, freno a tampone, telaio lungo e pneumatici da 20 pollici così da facilitare le acrobazie. Le biciclette da trial (in carbonio, alluminio o titanio) sono piuttosto dispendiose a causa del mercato limitato. Non bisogna inoltre dimenticare le protezioni. «Io e Remì siamo fra i più ‘equipaggiati’ del circuito, alcuni utilizzano solo casco e guanti evitando ad esempio i parastinchi». Zeno indossa una corazza, che permette di attutire i colpi. «Appena smarrisci l’equilibrio è facile cadere di schiena e farsi veramente male». Come tutte le attività, anche il trial necessita un processo di crescita graduale. «Non inizi subito da ostacoli elevati, magari attraversi un’asse. E, dunque, impari a cadere quasi da fermo, in sicurezza, mettendo piede a terra. Non è come il downhill o l’enduro, in cui si è in piena velocità. L’impatto c’è, ma la nostra disciplina è più statica». La carriera da professionista rimane ancora un’utopia, confermano i due. «È impensabile campare di competizioni: l’oggi 42enne Benito Ros Charral, pluricampione del mondo, racimola qualche soldo grazie a esibizioni (o corsi) e alla rivendita di biciclette». Ha unito le sue più grandi passioni, eppure il salario non sarà mai paragonabile a quello di un calciatore. Lo sfarzo è fuori discussione, puntualizza Zeno. «Questa è la crème de la crème, il non plus ultra. Fuori dai migliori cinque è impensabile».
La disciplina suscita viepiù interesse, ma come accennato in precedenza non è ancora pienamente conosciuta specialmente alle nostre latitudini. Non manca comunque il movimento elvetico, in cui spicca Lucien Leiser. «Spagna, Francia e Inghilterra hanno maggiore tradizione. Quando hai l’occasione di partecipare a competizioni planetarie, la differenza è abissale. L’ambiente che si respira è magico. E, ciò, induce a migliorare». I due ticinesi hanno già saggiato l’aria dei Campionati europei, esperienza che ripeteranno il prossimo mese in Francia; Zeno ha inoltre partecipato ai Mondiali di Glasgow. L’impegno richiesto infatti è parecchio. «Appena tornati dalla tappa in Polonia, abbiamo iniziato a fare le nostre sessioni di allenamento (senza contare la palestra) mattino e sera. Ce la stiamo mettendo tutta, approfittando delle vacanze scolastiche». Il più grande frequenta l’Arti e mestieri di Bellinzona, mentre il 17enne il liceo. «Fra poco la musica cambierà: bisognerà posticipare o anticipare qualsiasi faccenda legata alla nostra passione, focalizzando l’attenzione sulla formazione. Saremo già in piedi alle 6.15 così da completare il programma. Non è semplice, ma riusciamo a conciliare quasi tutto». E quando si ha il proprio cugino a fianco, che affronta le stesse competizioni e trasferte, «il clima è più sereno. Ognuno ha la propria tecnica, però collaboriamo e ci aiutiamo a vicenda».
La stagione (ricca di manifestazioni) è iniziata su territorio cantonale nel mese di aprile in occasione dei Serravalle Bike Days e terminerà in dicembre, quando sono in programma i Mondiali di Abu Dhabi. Il prossimo weekend Zeno e Remì saranno impegnati nella cittadina di Delémont, mentre quello successivo nella località di Bévilard. Dalla Coppa Svizzera passeranno in seguito alla Coppa del mondo a Cordon, antipasto dei Campionati europei di Jeumont. «La speranza è di far fruttare questi mesi di allenamenti, raggiungendo l’ultimo atto sul circuito maggiore. E, chissà, in futuro conquistare una medaglia iridata – spiega Zeno –. Non sarà facile, bisognerà spingere a fondo ancora qualche anno. Questa e la prossima stagione posso ancora ben disimpegnarmi nella mia categoria». Il 17enne apprezza in modo particolare lo stile ‘inventato’ dal britannico Charlie Rolls e il giovane transalpino Robin Berchiatti. «Quando affronti un ostacolo, capita talvolta che i grandi campioni si approccino e ‘spifferino’ qualche loro trucchetto». Remì l’anno prossimo sarà invece un élite, perciò «l’obiettivo è di raggiungere la semifinale. L’ultimo atto è ancora uno scalino troppo alto. Sarà necessario lavorare sodo, ma non è impensabile. D’altronde Niilo Stenvall, più grande di un anno, ha già raggiunto il terzo posto nella generale di Coppa del mondo».