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‘Essere ai Mondiali è un onore, darò il meglio’

A Glasgow oggi è il giorno di Zeno Pezzatti, 16enne ticinese impegnato in ciò che chiama ‘parkour in bici: uno sport stupendo ma che ha poca visibilità’

Con la medaglia d’oro ai Campionati svizzeri junior
9 agosto 2023
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Ai Mondiali di ciclismo di Glasgow il Ticino sarà rappresentato – oltre che da Linda Zanetti, impegnata su strada tra le U23 – anche nel Bike Trial (categoria ruote da 20 pollici), dal bellinzonese Zeno Pezzatti. Il 16enne ci porta dunque alla scoperta di una disciplina tanto spettacolare, quanto poco conosciuta. «È un po’ come fare parkour, ma con la bici – spiega Pezzatti –, cercando di non cadere o appoggiare i piedi a terra. Le gare sono composte da delle zone, solitamente cinque o sei, con delle porte (o ostacoli) da superare. Per ogni porta passata senza appoggiare a terra i piedi si ricevono dieci punti, mentre dopo cinque cadute si viene squalificati. L’obiettivo è di completare due giri in due minuti».

Come ti sei avvicinato a questo sport?

Ho iniziato assieme a mio cugino Remì, attorno ai sette-otto anni. Da lì ci siamo appassionati entrambi. Adesso mi alleno a Malvaglia, dove c’è l’unico percorso artificiale del Ticino, a Biasca e a Bellinzona. Faccio quattro o cinque allenamenti alla settimana, a cui si aggiungono delle sedute in palestra.

È stato difficile convincere i parenti a farti praticare uno sport che comunque comporta un certo rischio di infortunio?

Avendo cominciato assieme a mio cugino è stato facile e comunque ancora adesso indossiamo sempre tutte le protezioni, parastinchi, paraschiena, casco e guanti. Però più sale il livello, tra gli élite e i migliori junior, più si tende a rinunciare a parastinchi e paraschiena. E così può fare paura, cadere non è sicuramente bello.

Un bell’impegno dunque, considerando oltretutto che stai ancora studiando…

Frequento il liceo di Bellinzona, penso che per il prossimo anno scolastico chiederò lo statuto di sportivo d’élite. Ho fatto un anno senza, ma andare a Malvaglia alle nove di sera per allenarsi due o tre ore è stato piuttosto pesante.

Ecco che la chiamata per Glasgow può essere vista come una meritata ricompensa, oltre che un’occasione ulteriore di crescita:

Poter partecipare ai Mondiali è un onore, anche perché parteciperò nella categoria Junior, in età U18, nonostante sia ancora nella fascia U16. Tra l’altro questa secondo me è l’età ideale per ottenere i migliori risultati, perché quando ci si trova poi a competere negli élite bisogna fare i conti con un paio di leggende, che rendono quasi impossibile salire sul podio agli altri, mentre negli U18 la concorrenza è limitata ai propri coetanei.

La convocazione è tra l’altro arrivata un po’ all’ultimo…

Ci sono dei criteri per partecipare ai Mondiali, il primo è arrivare nei primi tre al Campionato svizzero (obiettivo centrato con tanto di medaglia d’oro, ndr), che è una gara secca, poi fare parte della Nazionale ed entrare nei migliori dodici in Coppa del mondo. Io non ho ottenuto quest’ultimo criterio, essendo arrivato quindicesimo, ma essendo il miglior svizzero junior sono stato convocato lo stesso. Vedere gli élite sarà sicuramente bellissimo.

In Scozia Pezzatti sarà in lizza nella gara a squadre di oggi e nella gara individuale, con le qualificazioni previste domani e la finale sabato. Con quali obiettivi?

Per la gara individuale punto a fare il mio massimo, ma non ho obiettivi specifici, visto che correrò contro gente di un anno più grande e fortissima. Invece per la gara a squadre proverò a dare il mio contributo per ottenere un buon risultato di squadra, visto che la presenza di uno junior è un requisito imprescindibile per conquistare punti e posso sicuramente fare bene.

La preparazione svolta ti lascia soddisfatto?

Sono partito lunedì da Zurigo, a livello fisico mi sento bene, sto sempre sbloccando nuovi ostacoli ed è una bella sensazione.

Quali sono le nazioni faro nel panorama del trial?

Ci sono gli spagnoli che sono molto forti e vincono spesso, ma sono molto forti anche Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone e Italia. In Svizzera abbiamo un élite molto forte come Lucien Leiser, già numero 2 al mondo, per il resto siamo nella media. In passato abbiamo comunque avuto un paio di campioni.

La speranza è quella di un’ulteriore evoluzione della disciplina, nella fattispecie, con l’ingresso nel programma olimpico…

Secondo me il trial è uno di quegli sport bellissimi, ma che viene visto poco. Per esempio il parkour o la Bmx hanno vissuto un’esplosione di popolarità e spero possa succedere lo stesso con il trial. E chissà che dopo questi Mondiali di tutte le discipline ciclistiche, il Cio non ci ripensi. Inoltre questo evento è sicuramente una bella vetrina.

Sfondare è però molto difficile…

C’è chi è professionista, però se non si è nei migliori tre al mondo sinceramente non ne vale la pena. Io infatti non intendo seguire quella strada. Il mio sogno è arrivare almeno una volta sul podio di Coppa del mondo o dei Mondiali.

La via per arrivarci è però già ben tracciata, grazie anche a una folta presenza ticinese, a partire dall’allenatore Pascal Benaglia…

È bello lavorare con lui, in pratica lo conosco da quando ho iniziato a fare trial e ormai è praticamente un parente o un amico. Inoltre fanno parte dei quadri nazionali anche mio cugino Remì, secondo me doveva esserci anche lui ai Mondiali perché molto forte, ma purtroppo ha sbagliato la gara di Coppa del mondo e ha totalizzato pochi punti. Poi c’è Naele Quirici, che è più giovane, ma secondo me ha il potenziale per diventare campione del mondo, infatti in Svizzera vince sempre anche nella categoria d’età superiore alla sua.