La folle idea di Aron D'Souza, imprenditore australiano trapiantato a Londra. ‘Non si può fermare il futuro. Sogno un record stabilito a 60 anni’
Se credevate di aver visto o sentito tutto, dovrete ricredervi. L'ultima tra le idee assurde in circolazione nasce dalla fervida mente di Aron D'Souza, un imprenditore di Melbourne a cui è venuta l'idea di organizzare i Giochi ‘potenziati’, quelli in cui non soltanto non ci sarà alcun tipo di controllo antidoping, ma – al contrario – sarebbe da stupidi parteciparvi senza ingerire qualcosa. A patto, naturalmente, che un giorno vedano effettivamente la luce.
Imprenditore e avvocato nato a Melbourne ma basato a Londra, Aron D'Souza e presidente tra l'altro di Enanched Games, l'associazione di atleti, medici e scienziati che sostiene la legittimità dell'uso del doping. La teoria ha serpeggiato sottotraccia negli anni della cortina di ferro, quando il doping di Stato e quello individuale rappresentavano opposte ricette per una sezione della guerra fredda. Ma mai qualcuno se ne era fatto così chiaramente paladino, al netto dei calcoli di marketing. «Siamo moralmente onesti» dice D'Souza alla stampa australiana, ripreso dal britannico Guardian che ne racconta la storia, compresa la reazione dello sport aussie. «Pare uno scherzo, ma è invece un'idea pericolosa» dice Anna Meares, capo delegazione dell'Australia ai Giochi di Parigi dell'anno prossimo.
Tuttavia, D'Souza tira dritto per la sua strada, assicurando di aver già ricevuto adesioni di due atleti australiani di rilievo internazionale, e arriva persino ad azzardare che i partecipanti alla prima edizione potrebbero essere all'incirca duemila, per un evento che non avrebbe budget di miliardi bensì di milioni, dunque non sarebbe un problema trovare una città ospitante. Cinque le discipline previste: atletica, nuoto, pesi, ginnastica e sport da combattimento. «Il Cio, di fatto, è stato l'unico partito da oltre 100 anni, ma ora ha un partito d'opposizione: è il nostro, e siamo pronti alla battaglia». Tutto muove dalla convinzione che «gli atleti sono degli adulti e hanno il diritto di fare ciò che desiderano con il proprio corpo: il mio corpo, la mia scelta; il tuo corpo, la tua scelta. Nessun governo, nessuna federazione sportiva paternalistica dovrebbe prendere tali decisioni per gli atleti, in particolare per quanto riguarda i prodotti regolamentati e approvati dalla Food and Drugs».
Nel sito di Enanched Games figura un elenco di record annullati dopo squalifiche per doping (come il famigerato 9‘’79 di Ben Johnson alle Olimpiadi di Seul del 1988), ma la curiosità, chiamiamola così, di D'Souza vorrebbe essere soddisfatta in ben altri modi. «La questione non è correre i 100 metri in nove secondi, sono sicuro che lo faremo. Voglio vedere un record mondiale stabilito a quaranta, cinquanta o sessant'anni: la medicina delle prestazioni è la via per la fonte della giovinezza, e niente migliorerà la produttività della nostra società più della prevenzione dell'invecchiamento».
Poi D'Souza si lancia in teorie complottiste. «Milioni di dollari spesi dai contribuenti finanziano organismi come l'agenzia mondiale antidoping, il cui compito è fermare il progresso scientifico». Prima di aggiungere: «Non si può fermare il futuro. Prendete l'intelligenza artificiale». Già.