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‘Le questioni extra sportive fanno parte della preparazione’

A 11 mesi dai Giochi di Parigi il capodelegazione svizzero Ralph Stöckli fa il punto: ‘Presto per fissare obiettivi, ma sono sicuro che sarà una festa’

Il 47enne non guarda solo ai risultati: ‘Anche chi non fa medaglia deve dirsi che ne è valsa la pena’
(Keystone)
16 agosto 2023
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Manca meno di un anno all'inizio dei 33esimi Giochi Olimpici estivi di Parigi, in programma dal 26 luglio all'11 agosto. I preparativi fervono già, anche in seno a Swiss Olympic, il capodelegazione Ralph Stöckli ha dunque spiegato all'Ats le sfide e le attese riguardo alle Olimpiadi e lo sviluppo dello sport svizzero.

Signor Stöckli, cosa può ancora andare storto, a undici mesi dall'inizio dei Giochi?

Sul piano organizzativo non posso dire nulla – risponde il 47enne, dopo aver riflettuto a lungo –, politicamente non si sa mai cosa può accadere. Lo stato mondiale tra undici mesi non è di competenza del comitato organizzatore, dal loro punto di vista arriveranno sicuramente pronti all'evento. Parigi 2024 conta nel suo comitato organizzativo persone molto competenti, che sanno come mettere in scena un grande avvenimento. Tutto ciò ci rende fiduciosi del fatto che Parigi 2024 sarà una grande festa.

Come affrontate le questioni esterne all'ambito sportivo?

Sarebbe sbagliato nasconderle completamente, uno dei nostri compiti quale direzione della delegazione è di vedere se e come è possibile esercitare un'influenza. Siamo spesso in balia di ciò. Ci sono dei temi per i quali possiamo cercare delle soluzioni, ma molti sfuggono al nostro controllo. Per esempio appena prima di Rio 2016 c'era il virus Zika, prima di Pyeongchang 2018 il conflitto nordcoreano, Tokyo 2020 è stato rimandato di un anno e si è svolto in piena pandemia e pure per Pechino 2022 c'era una situazione particolare, foriera di molte sfide. È dunque qualcosa che fa parte della preparazione.

Perlomeno stavolta i Giochi si terranno (finalmente) poco lontano dalla Svizzera, ciò cambia qualcosa?

Avere le Olimpiadi a due passi da casa porta grandi vantaggi, ma anche qualche sfida. È più semplice perché abbiamo una grande flessibilità, è per esempio possibile che qualcuno venga per la cerimonia d'apertura, poi rientri a casa e torni a Parigi per la sua competizione. È qualcosa che sembra evidente ma per noi lo sforzo aumenta, visto che i piani sono molto più individuali.

Cosa deve succedere affinché tra un anno possiate stilare un bilancio positivo, dipende dal numero di medaglie?

Non in primo luogo. Se faccio tornare tutti a casa sani e arricchiti da una bella esperienza, avrò fatto una parte importante del mio lavoro. Ovviamente vogliamo festeggiare delle medaglie e scrivere delle belle storie, ma in questo caso sono le federazioni sportive che fanno il grosso del lavoro.

A proposito di medaglie, a quanto ammonta il vostro obiettivo?

Sappiamo che la nostra delegazione sarà composta da circa 120 atleti, ma per tracciare dei pronostici è ancora troppo presto. Sappiamo che dipendiamo da alcuni atleti e dal loro stato di forma al momento decisivo. Fisseremo i nostri obiettivi più avanti.

Più sono le medaglie più il suo lavoro diventa piacevole?

Sì, perché le celebrazioni regalano sempre delle emozioni positive, però bisogna vedere le cose nel loro insieme. La maggior parte degli sportivi torna a casa sconfitta, dobbiamo quindi creare un sistema nel quale anche chi non ottiene delle medaglie si dica a fine carriera che fare lo sportivo d’élite in Svizzera sia valsa la pena, perché non si tratta di dare tutto per ottenere niente, ma si hanno anche delle opportunità per il dopo-carriera.

Si tratta insomma di non sacrificare metà della propria vita sull'altare della carriera sportiva?

Non parlerei di sacrificio, lo sport ad alto livello regala molte gioie e soddisfazione, ma bisogna anche preparare il post-carriera. Il concetto di doppia carriera, che abbina lo sport d’élite a formazione, lavoro e famiglia, è decisivo e noi abbiamo fatto grandi passi in questo senso negli ultimi anni. È qualcosa di particolarmente importante in Svizzera, dove abbiamo molte altre opportunità oltre allo sport.

Sul piano personale, non sente la fatica?

Per nulla, ho sempre la stessa passione. Se la dovessi perdere, smetterò.

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