Sabato, alle 8 precise, salpa da Ascona la terza edizione di una veleggiata nata per caso. Un sogno lungo ventotto ore, al massimo. ‘Ed è bello davvero’
Partire a un dato orario e tornare chissà quando. Dopo cinquanta miglia nautiche in navigazione – l’equivalente di quasi un centinaio di chilometri, tutto considerato –, ventotto ore a vela inseguendo il sogno di riuscire ad arrivare alla fine, oltre al riflesso della luna che si specchia tra le onde del Lago Maggiore. È questo ciò che attende la trentina di partecipanti alla veleggiata che, sabato, animerà le acque del Verbano. Quando scatterà la terza edizione di un’idea nata quasi per caso. Sulle rive del lago di Garda, oltretutto. «Ci trovavamo lì con quattro amici, per la 100 miglia, e c’era poco vento – spiega Roger Mossier, l’ideatore della 50 miglia ticinese aperta a qualsiasi tipo di barca, a patto che sia dotata di una chiglia e non di una deriva –. A quel punto, mi sono detto: ‘ma cavoli, per venire fin qui e trovare poco vento, la prossima volta una veleggiata lunga potremmo organizzarcela noi, sul nostro lago’!».
Detto, fatto. E quest’anno, per la prima volta, la Cinquanta miglia, organizzata con il sostegno dello Yacht club Ascona, proprio grazie all’Ycas è entrata a far parte del calendario delle regate nazionali ufficiali. «Resterà comunque una veleggiata, perché per diventare una regata vera e propria ci vorrebbero un sacco di permessi – spiega Mossier –. Entrando nel calendario svizzero volevamo vedere se sarebbe arrivato qualcuno da fuori, ma dalla Svizzera tedesca non si muovono tanto facilmente».
Altra novità della terza edizione è che le imbarcazioni in lizza (chi vuole iscriversi all’ultimo può ancora farlo entro domani a mezzogiorno, al sito www.50miglia.ch) salperà e approderà ad Ascona, non più a Porto Ronco. «La partenza verrà data davanti ai pontili d’attracco turistici alle otto di sabato mattina. Da lì si scenderà fino all’Isola Madre, che farà da boa e servirà anche per prendere il tempo intermedio: in altre parole, chi arriva almeno fin lì verrà classificato. A quel punto si risalirà il lago fino a Mappo, dove c’è un secondo cancello per un secondo tempo intermedio, e poi le barche faranno rotta nuovamente su Ascona, dove per essere classificati bisognerà arrivare al più tardi a mezzogiorno di domenica. Fanno più o meno cinquanta miglia totali, perlomeno in linea d’aria: io, l’anno scorso io ne ho fatte addirittura sessantasei».
Infatti non sempre le cose vanno come uno vorrebbe. «L’anno scorso è stato davvero penoso perché non c’era un filo di vento, tanto che alla fine solo quattro imbarcazioni sono riuscite a tagliare il traguardo entro il limite delle 28 ore. Però, appunto, qualcuno c’è l’ha fatta. Ma generalmente le cose vanno in tutt’altro modo: infatti si parte alle 8 sfruttando la Tramontana e poi la brezza che soffia dalle valli al mattino, quindi di primo pomeriggio sale la termica, da sud, che quand’è forte prende il nome di Inverna. Finché fa la sua ricomparsa la Tramontana: forse non dappertutto, ma generalmente sul lago di notte di vento ce n’è».
Quest’anno, neanche a farlo apposta, la Cinquanta miglia – nuvole permettendo – sarà baciata dalla luna piena. E non è questione di romanticismo. «Di notte navigare è più difficoltoso, perché le vele non le vedi bene, così diventa più difficile seguire il vento. Senza contare che è una vera e propria arte quella di regolare le vele in modo da riuscire a tirar fuori il massimo dalle prestazioni di una barca. Ed è vero che tutte le imbarcazioni montano le regolamentari luci di navigazione, ma non stiamo certamente parlando di fari, e non illuminano la direzione in cui uno sta andando: se c’è la luna piena si scorgono le ombre, e grazie al fatto che l’occhio si adegua perfettamente, possiamo dire che si vede veramente bene. Ed è molto bello davvero».
Sabato, quindi, la sfida si ripete: ventotto ore per coronare un sogno, quello di tornare ad Ascona in tempo utile. Senza fare i furbi, naturalmente. «Ah – esclama Mossier –, se c’è qualcuno che accende il motore ovviamente viene squalificato. Come si fa a saperlo? Perché se uno lo fa, poi si ritira e basta. Fairplay, al cento per cento. Del resto non siamo mica al campionato del mondo – ride –, qui si vince un salamino».