Philadelphia supera San Francisco colpito dalla sfortuna, Kansas City si prende la rivincita su Cincinnati grazie a uno stupido fallo
Philadelphia per manifesta superiorità propria, Kansas City per manifesta imbecillità altrui. Domenica 12 febbraio il Super Bowl numero 57 opporrà a Glendale (Arizona), Eagles e Chiefs, rispettivamente campioni della Ncf e della Afc. Philadelphia ha superato San Francisco con un eloquente 31-7 (ma i 49.ers hanno una miniera di scusanti da poter accampare), mentre Kansas City si è preso la rivincita sull’eliminazione di un anno fa, allo stesso stadio della competizione, con un 23-20 che ha impedito a Cincinnati di ritornare al Super Bowl dopo la sconfitta di 12 mesi or sono contro i Los Angeles Rams.
Ma partiamo dalla seconda finale di Conference, quella dell’Afc, giocata nella ghiacciaia dell’Arrowhead Stadium (-7 la temperatura, -15 quella percepita). E partiamo dalla fine, quando Joseph Ossai, 23enne defensive end, con il suo inutile fallo ha deciso le sorti della sfida. Con 17" sul cronometro e la palla sulle 47 yarde offensive, Patrick Mahomes – limitato durante tutta la partita dall’infortunio alla caviglia patito sette giorni prima contro Jacksonville – ha deciso di correre sulla sua destra verso la sideline. Giunto sulle 40 yarde è uscito dal campo, ma da dietro Ossai, in netto ritardo, gli ha appioppato uno spintone che lo ha mandato a schiantarsi contro la panchina di Cincinnati. Inevitabile la penalità di 15 yarde che ha tramutato un field goal da 60 yarde (praticamente impossibile) in uno da 45 yarde, puntualmente spedito in mezzo ai pali da Harrison Butker per il 23-20 finale. Certo, con 8" sul cronometro, Mahomes avrebbe potuto provare un ultimo lancio, ma sarebbe comunque stato rischioso ed è molto probabile che senza lo scellerato intervento di Ossai si sarebbe andati all’overtime.
Per Mahomes (29/43 per 326 yarde e 2 touchdown, nonostante la limitata mobilità) si tratta della prima vittoria in quattro confronti diretti con Joe Burrow. Determinante per l’esito della sfida, la prestazione della difesa di Kansas City che ha malmenato Burrow nel primo tempo (4 sack), lo ha messo al tappeto anche nel quarto conclusivo, nel drive che avrebbe potuto dare la vittoria ai Bengals, e lo ha pure intercettato a due riprese. I Chiefs, comunque, sono sempre stati in vantaggio (3-0 alla prima pausa, poi ancora 13-3 con Kelce e 20-13 con Valdes-Scantling), mentre la franchigia dell’Ohio si è dovuta accontentare di due pareggi (13-13 con Wiggins e 20-20 con una corsa di Perrine). Per gli Chiefs si tratta del terzo Super Bowl negli ultimi quattro anni, dopo la vittoria del 2019 contro San Francisco e la sconfitta del 2020 contro Tampa Bay.
Ha invece vinto in maniera più facile del previsto Philadelphia. Ma, come detto, San Francisco può maledire la cattiva sorte. Costretta da inizio dicembre a giocare con il terzo quarterback (Brock Purdy, peraltro rivelatosi eccellente oltre ogni aspettativa), la compagine californiana ha accumulato nella finale Nfc una serie di disgrazie senza fine: passi per gli infortuni di Fred Warren al secondo down e di Nick Bosa poco dopo, colpito su un’azione di punt quando si trovava tranquillamente sulla sideline (entrambi sono comunque tornati in campo) o per il mancato challenge in occasione di una ricezione di Devonta Smith che ha poi dato il "la" al primo touchdown degli Eagles (il passaggio era chiaramente incompleto, gli arbitri non se ne sono accorti), ma l’aver perso già nel primo quarto Purdy per un infortunio al gomito di lancio ha stroncato le speranze dei californiani. A dirigere le operazioni è entrato Josh Johnson, 10 anni di militanza in 13 squadre diverse (39 partite giocate, 13 td e 16 intercetti) che ha provato a fare del suo meglio, ma ha dapprima commesso un fumble, poi ha subito un sack che lo ha spedito negli spogliatoi con una commozione cerebrale. La palla persa da Johnson a 1’11" dalla pausa ha girato la partita, perché subito dopo la segnatura di Miles Sanders per il 14-7, Philadelphia ha avuto la possibilità di andare al riposo sul 21-7, ancora una volta su corsa, grazie a Boston Scott.
Fuori anche il quarto quarterback della stagione, nel terzo quarto Purdy è stato costretto a tornare in campo, ma senza poter lanciare, per cui San Francisco ha cercato di sopravvivere soltanto grazie alle corse di McCaffrey, ovviamente un invito a nozze per l’ottima difesa di Philadelphia. Ne è nata una sfida d’altri tempi, con molta palla a terra (i 49.ers per forza, gli Eagles per scelta) e con le due difese chiamate a fare gli straordinari. Quella di San Francisco ha ribadito di essere la migliore della Lega, nonostante i 31 punti incassati, per aver limitato Jalen Hurts e compagni a 265 yarde di "total offense", mollando solo sul finale, quando si è trovata a dover difendere posizioni di partenza a ridosso della propria endzone per l’incapacità dell’attacco di muovere il pallone in quattro down.
Nelle due settimane che ci separano dal Super Bowl, l’attenzione degli appassionati sarà focalizzata sulla caviglia di Mahomes. Contro la difesa di Cincinnati al numero 15 degli Chiefs è bastata l’abilità di lanciare dalla tasca, limitando al minimo indispensabile gli "scrambling"; tuttavia, la difesa di Philadelphia è di ben altra stoffa, all’immagine della grande prova di Hanson Reddick (due sack, un fumble provocato e uno ricoperto solo nel primo tempo) e rimanere dietro alla linea offensiva potrebbe non bastare. Sull’altro fronte, Jalen Hurts dovrà riscrivere la storia e diventare il primo "dual-threat" quarterback capace di vincere il Vince Lombardi Trophy. Contro San Francisco ha lanciato soltanto 121 yarde e corso per altre 39, un po’ poco per gli standard del football moderno. Tuttavia, in stagione Philadelphia ha perso le due partite nelle quali non ha giocato per un infortunio alla spalla e ne ha vinte 16 su 17 con lui dietro al centro.