Il Lugano si è presentato in mattinata. Il presidente Cedraschi: ‘Staff tecnico rinnovato, sempre nell’ottica della crescita dei nostri giovani’
Con lo sguardo che abbraccia tutto il golfo, dall’Anacapri il Lugano Basket è partito per la stagione 2022-2023 con la speranza che sia un’annata migliore della precedente. Ne è convinto anche il presidente Cedraschi: «Siamo qui a presentarci per un nuovo viaggio che mi auguro migliore del precedente. Una parentesi per dire che sono 80 anni che Lugano figura sulle maglie del basket, avendo proprio la Federale festeggiato gli 80 anni di vita. Una storia alla quale, ci auguriamo, si possa dare continuità. Partiamo con rinnovato spirito e con una rivoluzione nello staff tecnico e nei giocatori, sempre nell’ottica di far crescere i nostri giovani, puntando su scelte più equilibrate per quanto riguarda gli stranieri: siamo riusciti a ingaggiare una pedina della Nazionale, Robert Zinn, pur continuando a fare i passi secondo le finanze, come abbiamo sempre fatto nelle ultime stagioni».
Poi, i saluti di rito al capodicastero dello sport Roberto Badaracco, al direttore del dicastero sport Roberto Mazza, al presidente di Ticino Basket Matyas Cavadini e agli sponsor.
Roberto Badaracco ha portato il saluto della città: «Ringrazio il presidente Cedraschi per l’impegno che profonde nel mantenere in vita il Basket Lugano, società alla quale la Città non fa mancare il suo apporto logistico e finanziario. Bisogna pensare di essere pronti per il 2026-27, quando ci sarà il nuovo palazzetto dentro il quale dovrà evolvere una squadra pronta per i vertici. Noi ci contiamo e non faremo mancare il nostro impegno».
Carlos Lopes ha poi dato spolvero al settore giovanile, partendo dai giovani della prima squadra: «I nostri giovani si sono messi in prima squadra: Mina con una media di 13 minuti, Togninalli 12, Bernardinello 12, Dell’Acqua 12, Matasic 10. Una scelta che guarda al futuro e mi auguro che questo trend possa continuare anche in questa stagione».
Frutto anche di un Centro di formazione adeguato? «Sono 7 anni che siamo riconosciuti dalla Federazione e da Swiss Olympic: abbiamo 14 squadre dal doposcuola alla U23 che in pratica è il farm team della prima squadra, con 300 ragazzi. Grazie alla città di Lugano e agli sponsor, mettiamo loro a disposizione allenatori, medici, fisioterapisti e collaboratori di qualità con un investimento di 300’000 franchi annui. Lo scorso anno la squadra degli U18 ha vinto la prima Coppa Svizzera della categoria e si sono poi laureati campioni nazionali. L’augurio è che questo sia un fattore trainante per tutto il movimento giovanile della nostra società».
La scorsa stagione lamentavi una situazione finanziaria ai minimi termini: quest’anno? «Il nostro budget è di circa 400’000 franchi e ci siamo limitati a tre stranieri. Abbiamo diversi main sponsor come Ail, Axim, Montanstahl, Zurigo Assicurazioni, Visetti isolazioni, La Mobiliare e Svela e poi altri come la Città di Lugano, Banca Stato, Chicco d’Oro, Galli Costruzioni, Giovanni Quadri, Grano Giardini, Aimo Room, Romantic Tour, Palo Alto, Parmacotto, Wmm Group, oltre a una decina di altri che ci consentono una certa tranquillità e che ringrazio di cuore per il loro sostegno».
Valter Montini è il nuovo allenatore dei Lugano Tigers, dopo un decennio trascorso al Riva Basket e con una parentesi a Winterthur e nelle selezioni nazionali giovanili. Un bagaglio di esperienze nate già in gioventù in Lombardia: una squadra maschile è un ritorno alle origini con quale impatto? «Il mondo del basket è in continua trasformazione e quindi paragoni con il passato non possono esserci se non legati a filosofie cestistiche che appartengono a varie correnti. Per il resto, le basi sono il gioco di squadra e lo sfruttamento delle qualità individuali, siano maschi o femmine ad averli».
Come cambia l’insieme? «Diciamo subito che i livelli sono diversi sia dal punto di vista fisico, sia da quello tecnico. Poi ci sono sempre le eccezioni dove, per esempio, ci sono delle giocatrici che non hanno nulla da invidiare sul piano tecnico ai maschi. Però, nell’insieme, se si parla di dislivelli è chiaro che la distanza nel mondo svizzero fra questi due ambiti è piuttosto elevata».
Sul piano caratteriale? «Lo spogliatoio maschile è più "facile" nel senso che i rapporti sono sempre chiari e le discussioni molto aperte e anche dai toni alti. In quelli femminili bisogna essere più equilibrati nella gestione dei vari caratteri, tenendo conto delle sfumature che spesso nascondono problemi importanti. Mandarsi a quel paese fra maschi non è un problema, una piccola battuta in uno spogliatoio femminile può essere anche una "tragedia"».
Che Lugano vedremo nella stagione 22-23? «Una squadra che è cambiata per metà e con entrate di peso, come i tre stranieri e un nazionale, Zinn, che ne stravolgono l’insieme. Insomma, si è partiti da zero».
Come sono i tre statunitensi e i due nuovi? «Justin Hamilton è un pivot di 211 cm dal fisico "leggero", ma con un buon gioco di gambe e molto atletico: Isaiah Ross, è una guardia dal fisico forte, bravo nell’uno contro uno, buon tiro e anche buon passatore, mentre Kimani Lawrence è un post-ala grande di 205 cm bravo e un ottimo atleta: diciamo che nell’insieme sono un buon mix di capacità tecniche e dotati tutti di un buon tiro. Zinn lo si conosce per le sue qualità di lettura del gioco ed è uno che sa aiutare i compagni, mentre Amish Warden è un classe ’99 che deve farsi le ossa».
Poi i giovani che c’erano lo scorso anno: cosa potranno dare? «A mio modo di vedere sono dei buoni giocatori ai quali mancano ancora dei chili per stare in campo senza problemi e anche una maggior propensione a prendersi maggiori responsabilità. Devono mettere a frutto le loro qualità senza aver paura di sbagliare, ma sempre facendo le scelte giuste al momento giusto. Ciò significa imparare a "leggere" le situazioni del campo e fare le scelte migliori. Credo che con un’assidua applicazione in allenamento possano crescere bene. E ciò vale anche per Bracelli dai quali tutti ci aspettiamo un deciso salto di qualità».