La 28enne velocista bernese mette le Olimpiadi nel mirino (anche con la 4x100) e già pregusta l'edizione 2021 del Galà dei Castelli di cui è amatissima madrina
Se c’è una cosa che contraddistingue Mujinga Kambundji, è l’allegria che l’accompagna in ogni occasione, segno distintivo di un carattere che parrebbe solare dal quale sgorga una simpatia che la gente del resto ha colto, eleggendola a beniamina dell’atletica rossocrociata, tre le atlete più amate in assoluto del panorama sportivo elvetico.
Un legame forte, costruito a suon di successi e di apparizioni pubbliche improntate al sorriso che in Ticino ben conosciamo, perché proprio anche alla realtà locale del Galà dei Castelli, il meeting internazionale che da un decennio allieta il Comunale in una serata estiva di festa, del quale l’atleta bernese è diventata anche una sorta di madrina, per avervi partecipato sempre, per avervi vinto a due riprese.
Alla base del suo amore per Bellinzona e per il Galà non vi sono solo i due record svizzeri battuti (uno eguagliato, per la precisione) all’ombra dei castelli, bensì anche quel feeling che è nato con gli appassionati ticinesi e con un ambiente unico nel suo genere dal quale la stessa Mujinga è rimasta affascinata. Fino a eleggere il Galà stesso quale miglior meeting al mondo al quale prendere parte, in senso assoluto, unendo in un giudizio così lusinghiero la qualità dello spettacolo, l’ospitalità, l’ambiente e il calore umano.
Non sorprende, quindi, che Kambundji si sia trovata come a casa nei giorni trascorsi a Bellinzona, in compagnia delle ragazze della staffetta rossocrociata 4x100 e 4x400 e dello staff tecnico della Nazionale dell’atletica che ha diretto un campo d’allenamento al Comunale di preparazione ai Mondiali di Chorzow dello scorso weekend, grazie anche all’intervento e ai buoni uffici di Chico Cariboni, anima e direttore tecnico del citato Galà dei Castelli, nonché impegnatissimo allenatore del locale Gab (Mujinga non è andata in Polonia, ma si aggregherà alle compagne per il resto della stagione agonistica che culminerà nelle Olimpiadi di Tokyo).
Un passo indietro, per tornare a inizio dicembre, all’infortunio al piede che ha ormai superato da tempo e che le ha precluso la stagione indoor. Nel 2019 lo fece per scelta, di stare a riposo. Stavolta invece l’elvetica si è dovuta arrendere a causa di un infortunio rimediato in allenamento (metatarso fratturato appoggiando male un piede su un tappetino durante un allenamento). Non fu necessario intervenire chirurgicamente, ma la stagione invernale ne risultò compromessa. Sul piano sportivo, il 2020 è stato un anno da dimenticare. Un altro problema fisico le aveva infatti impedito anche la partecipazione ai Campionati svizzeri e al Galà dei Castelli, il cui pubblico aveva comunque voluto salutare presentandosi al Comunale in veste di applauditissima madrina. «Volevo assolutamente esserci, volevo essere parte dell’evento. Non ricordo l’ultima volta che ho assistito a un meeting dagli spalti, ma è stato molti anni fa. Era un’emozione che avevo voglia di rivivere», ricorda la 28enne campionessa bernese, bronzo nei 200 ai Mondiali di Doha nel 2019. La quale, poi, completamente guarita, a metà ottobre aveva ripreso gli allenamenti proprio in vista degli appuntamenti indoor. La voglia di tornare in pista, però, le è stata fatale. La rinuncia più dolorosa? Gli Europei a Torun (Polonia) di inizio marzo.
E qui torniamo al sorriso di cui sopra. Mujinga confessa di averlo smarrito, ma solo per un paio di giorni, giusto il tempo di metabolizzare l’accaduto, di scacciare i cattivi pensieri relativi all’infortunio e alle sue possibili conseguenze, e di decidere di guardare avanti, con i Giochi olimpici di Tokyo quale grande obiettivo stagionale. Confortata dal fatto che il secondo stop «non mi ha mai fatto temere di non tornare a essere veloce come prima - spiega con convinzione -. Mi alleno senza più alcuna limitazione omai da molto tempo, ho rispettato bene i piani di recupero e di rientro alle competizioni. Ammetto che all’inizio è stato un duro colpo. Ero carica, in vista della stagione indoor, dopo un’estate ai box, senza gare, molto frustrante. Non vedevo l’ora dei concorsi. Per un paio di giorni ha prevalso lo sconforto. Poi però capisci che gli infortuni fanno parte del gioco, che non hai altra scelta se non rialzarti, andare avanti e ricominciare ad allenarti. Sapevo che per Tokyo non ci sarebbe stato alcun problema, di conseguenza non è stato poi così complicato sul piano mentale rinunciare di nuovo alla stagione indoor, dopo aver già perso quella estiva».
La stagione 2021 all’aperto la rivedrà protagonista, dopo molti mesi. «Devo iniziare a prendere confidenza con distanza un po’ più lunghe: 300 e 200 mi aiutano a trovare le giuste sensazioni, più di quanto facciano le distanze più brevi. Voglio diventare sempre più veloce, di gara in gara, con un obiettivo ben distinto davanti, le Olimpiadi. La preparazione prosegue secondo i piani, conto di arrivare a Tokyo al picco della forma».
Ha dovuto forse adattare in maniera diversa dal solito carichi e piani di lavoro a seguito dell’infortunio? «Ho ripreso il lavoro dove lo avevo lasciato. Certo, all’inizio non ho potuto correre, dovevo sempre capire cosa mi potevo permettere e cosa ancora no, rimodulando gli sforzi di seduta in seduta. Poi però ho ripreso a lavorare come sempre su corsa, velocità ed esplosività, anche se con un leggero ritardo iniziale».
Campionessa conosciuta a livello mondiale, Mujinga vive serenamente con la fama che si è costruita a suon di ottime prestazioni. Nulla è cambiato, dal punto di vista dell’approccio al lavoro e alla disciplina, rispetto ai suoi esordi sulla ribalta internazionale. «Non è cambiato niente, no. Oggi come ieri devo lavorare ogni giorno molto duramente per ottenere dei buoni risultati. La concorrenza non sta certo a guardare. Ammetto che quanto ho già conquistato mi ha dato fiducia e consapevolezza. Essere conosciuti e apprezzati fa molto piacere, non lo nego, ma per quanto attiene il lavoro nulla è cambiato: prima di ogni gara sono nervosa come se fosse la prima volta, poco importa il risultato che avevo ottenuto nell’edizione precedente».
Campionessa già affermata, ma anche atleta chiamata a confermare e a tagliare altri traguardi. Spinta da quale motivazione? Ha l’impressione che le manca ancora qualcosa per dirsi atleta completa e appagata? «Le mie ambizioni aumentano proporzionalmente al miglioramento del mio livello di prestazione. Ogni volta che gareggio voglio qualcosa in più rispetto alla gara precedente. All’inizio l’obiettivo era un record svizzero, poi ho alzato l’asticella, di volta in volta, con l’obiettivo do ottenere dei progressi ogni anno, correggendo i difetti, curando i dettagli. Non ho obiettivi a lunga o media scadenza, ragiono a corto termine. Vado molto a sensazioni. quando avverto che in un certo ambito del mio lavoro ho dei margini, o una lacuna, è lì che mi soffermo e insisto».
È una questione anche di orgoglio a incidere sulla volontà di salire sempre più in alto, o si spiega con le normali ambizioni di un’atleta di livello mondiale che compete per primeggiare? «Di fondo, lavoro per migliorare. Ma anche per vedere dove fissare i miei limiti, quali traguardi posso tagliare. E qui l’orgoglio un ruolo lo gioca. Dieci anni fa mai avrei detto che sarei stata in grado di scendere sotto gli 11 secondi nei 100 (10’’95, ndr), e di correre i 200 in 20’’26. Ogni anno però miglioravo, la fiducia aumentava e i risultati sono arrivati».
Non certo alla fine della carriera, ma nemmeno una campionessa in erba, quali margini ritiene di avere? È solo una questione di dettagli, per salire ancora di livello? «A volte sì, ma altre no, perché c’entrano lavoro e tecnica. Sento di poter essere più veloce nei 100. Nel 2018 ho corso in 10’’95, l’anno successivo secondo me correvo pure meglio ma i tempi non sono arrivati. Il 2020 direi che lo possiamo anche dimenticare. Nei 100 sento di avere un certo potenziale inespresso. Nei 200, più che il tempo, conto di trovare una regolarità di rendimento che non sempre ho avuto, in passato».
Il rinvio del Galà da luglio al 14 settembre deciso dagli organizzatori lo scorso 8 aprile sembra indicare che il meeting del Comunale voglia aspettare la migliore espressione possibile di Mujinga Kambundji. «La data non è mai fissa, a volte cade a inizio stagione, altre nel mezzo, inducendoti a tentare il "tempone", altre ancora invece alla fine, quando puoi ancora essere all’apice della forma, in grado di fare una grande gara. La data cambia, ma ciò che invece è sempre immutato è il piacere che provo a tornare al Galà, competizione che mi ha regalato solo bellissimi ricordi, tra i quali due record svizzeri. Ogni anno Bellinzona - chiude Mujinga è una tappa fondamentale della mia stagione, a prescindere da come la stessa si stia svolgendo. L’atmosfera è incredibile, il tempo è sempre clemente. È un piccolo meeting con un livello di partecipazione altissima».