La sprinter valmaggese si sta preparando (in Sudafrica) per una nuova stagione che per lei scatterà al coperto il 29 gennaio. Con un occhio rivolto a Tokyo
Un passo alla volta, tappa dopo tappa. È così che Ajla Del Ponte ha sempre interpretato e affrontato il suo percorso di sportiva e anche ora che ha ormai raggiunto l'élite dell'atletica mondiale, la sua filosofia non è mutata.
«La mia casa si costruisce mattone dopo mattone – afferma la 24enne valmaggese, che di mattoni ne ha piazzati parecchi nella scorsa straordinaria stagione, nella quale oltre a portare da 11"29 a 11"08 (l'11 luglio a Bulle) il suo personale sui 100 metri (ha migliorato anche quello sui 200) è diventata la prima elvetica a vincere due gare della Diamond League –. Il tempo fatto segnare a Bulle mi ha aperto molte porte e con il mio psicologo ci siamo sempre detti che è importante aprire delle porte».
Ora, quelle porte sarà importante tenerle aperte e proprio alla luce dei risultati ottenuti nel 2020 (chiuso da numero 5 al mondo sui 100 m, che in otto occasioni ha corso sotto l'11"20) la ragazza dell'Usa Ascona è conscia che le aspettative nei suoi confronti sono molto alte, a maggior ragione in un anno (coronavirus permettendo) olimpico... «È normale che si creino delle aspettative quando si ottengono buoni risultati, tutti sono contenti e vogliono ancora di più, io per prima. Ho ancora molto da imparare, ma so che se continuo a lavorare con la stessa dedizione, tutto andrà bene».
Gli ottimi risultati hanno portato alla ticinese anche la conferma della sponsorizzazione con la Puma (per tre anni) e diverse altre collaborazioni, tra cui come ha confermato lei stessa nella sua newsletter, «in collaborazione con Ubs farò parte degli ambasciatori di Ubs Kids Cup e dell’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli, meglio conosciuta come Ascona-Locarno Turismo. Poter rappresentare la mia regione nel mondo e in eventi della portata del Weltklasse, mi motiva e mi porta in questo 2021 con tanta determinazione e voglia di migliorarmi ogni giorno».
Dopo aver passato il Natale in Ticino con la famiglia, dal 2 gennaio la campionessa svizzera in carica dei 100 m si trova in Sudafrica (dove dovrebbe rimanere tre settimane) per il consueto campo di allenamento... «La forma è già buona, ho svolto un gran lavoro in questo inverno e sono migliorata sotto diversi aspetti».
Progressi confermati anche dal cronometro, che a fine dicembre si è tra l'altro fermato in uno straordinario 6"78 sui 60 m (lanciati, quindi senza partenza né blocchi, con un sistema che cronometra gli "split" ogni dieci metri), ossia tre decimi più veloce del suo miglior tempo nello stesso test di un anno prima. Vero, come ha sottolineato la stessa Del Ponte, tale risultato "non è comparabile con quello che faccio in competizione", ma lascia comunque ben sperare per l'inizio della stagione al coperto. Una stagione che vivrà il suo momento clou a inizio marzo con i Campionati europei di Toruń (preceduti di due settimane dagli Svizzeri) e che per la locarnese si aprirà il 29 gennaio a Karlsruhe, meeting del World Indoor Tour nel quale correrà appunto i 60 m (ha un personale di 7"17 ma visti i progressi il record svizzero di Mujinga Kambundji a 7"03 non appare inarrivabile)... «Sono contenta di ritrovare le competizioni, in un periodo come questo è un privilegio. Come sportivi d'élite abbiamo la fortuna di poter fare delle cose che per le altre persone non sono possibili, per cui c'è poco da lamentarsi, bisogna solo lavorare e prendere giorno per giorno. Anche perché si perdono troppe energie a preoccuparsi per tutto. Il mio compito è prepararmi e arrivare il più in forma possibile agli Europei indoor».
Quanto agli obiettivi del 2021, la protetta di coach Laurent Meuwly spiega che «verranno fissati più in là, magari a metà febbraio. Per il momento, voglio solo migliorarmi e vincere delle gare. È vero che alle Olimpiadi (il cui limite di 11"15 dovrebbe rappresentare poco più di una formalità per Del Ponte, calcolando anche che a contare in caso contrario sarebbe il ranking mondiale, ndr) mancano meno di 200 giorni (185, ndr) e le si possono quasi toccare per mano, ma prima c'è una stagione al coperto a cui pensare».
Giusto, anche se l'appuntamento dell'anno (e non solo) rimane quello a cinque cerchi, come dimostra anche la scelta di accantonare gli studi... «L'anno passato ho avuto molto sollecitazioni e non sono riuscita ad avanzare negli studi come avrei voluto. Mi manca molto poco per finire il Master in Lettere (a Losanna, in storia e italiano, ndr), ma non volevo aggiungere ulteriore pressione in questo anno olimpico».