Mauro Gianetti, manager della Uae Emirates, parla dell'ingaggio del giovane elvetico e dello sviluppo della bicicletta promosso dalla famiglia reale
Dal balcone della sua camera al 53º piano dell’Hotel Hilton Conrad ad Abu Dhabi, Mauro Gianetti osserva i 10 km di pista ciclabile della capitale, parte di un progetto iniziato nel 2014 e fortemente voluto dalla famiglia reale per diffondere la pratica del ciclismo negli Emirati Arabi Uniti. «In questi anni la bicicletta ha avuto uno sviluppo impensabile, l’interesse è letteralmente esploso. Sei anni fa di bici in strada non se ne vedevano. Abbiamo iniziato con la costruzione di qualche pista ciclabile, una rete che si va espandendo e che contiamo di portare a 2500 km in tutti gli Emirati. Di fatto, ogni città ha la sua ciclabile che può andare dai 10 ai 100 km, chiusa al traffico, illuminata e dunque agibile pure di notte. Un esempio per capire quanto l’utilizzo della bicicletta si stia espandendo: ogni domenica e ogni martedì il circuito di Formula 1 di Yas Marina viene chiuso e messo a disposizione di coloro i quali vogliono approfittarne per pedalare. E parliamo di 3-5’000 persone a botta, più tutti quelli che, invece, alle due ruote preferiscono la corsa».
Team principal della Uae Emirates, che dal 2017 ha fatto sua l’eredità della Lampre, pochi giorni fa Gianetti ha messo nero su bianco quello che può essere considerato come il grande colpo del mercato invernale: l’ingaggio per tre stagioni di Marc Hirschi, una delle principali sorprese della stagione 2020… «Per ragioni contrattuali, l’accordo è stato annunciato il 9 gennaio, ma tramite Fabian Cancellara, manager del 22.enne bernese, avevamo raggiunto un’intesa ben prima di Capodanno. Si tratta di un gran bel colpo, non potevo lasciarmelo sfuggire. Sono molto contento per svariate ragioni: perché è un ragazzo svizzero, perché ha talento, perché è un bravo professionista e perché si è liberato di persona dal suo precedente contratto pur di venire da noi, segno che ha intravisto in noi la squadra ideale per la sua crescita. Il suo passaggio dalla Dms (ex Sunweb) alla Uae Emirates è in effetti uno dei più importanti trasferimenti del mercato. Certo, c’è il passaggio di Chris Froome alla Israel Start-Up Nation, ma Marc ha 22 anni, per cui in prospettiva il suo arrivo può avere un impatto ancora maggiore».
Lo scorso anno, Hirschi si è illustrato come uno dei principali protagonisti nelle corse di un giorno. Per il manager ticinese, però, il suo orizzonte non si ferma lì… «Che sia molto forte in un certo tipo di classiche l’abbiamo capito tutti. Ha vinto una tappa al Tour de France e ha rischiato di vincerne altre due, si è imposto nella Freccia vallone, ha lottato fino alla fine nella Liegi e se non avesse provato ad anticipare tutti sull’ultima salita, al Mondiale sarebbe stato lì a giocarsi il titolo con Alaphilippe. Detto ciò, ritengo che con un motore come il suo possa essere competitivo su qualsiasi terreno, per cui vorremmo cominciare a testarlo anche nelle corse a tappe per quel che riguarda la classifica generale. Vogliamo lasciarci sorprendere dalle sue qualità, senza mettergli fretta. Per arrivare occorre investire molto, anche a livello mentale. Sono convinto che lui abbia voglia di lavorare e di migliorarsi, sarà interessante scoprire giorno dopo giorno ciò che insieme potremo costruire».
Nel 2021 la Uae avrà su di sé gli occhi di tutto il gruppo. È ciò che di solito accade a chi si è portato a casa il Tour de France dell’anno precedente… «Nel corso del 2020 abbiamo ottenuto quei risultati che avevo pianificato per il 2022, per cui siamo due anni in anticipo sui tempi del nostro progetto. Adesso, dobbiamo proseguire la nostra crescita, per questo abbiamo puntato molto sui giovani. L’idea è di costruire con calma, partendo dalle fondamenta. Vogliamo che i nostri successi siano il frutto della nostra scuola, dello sviluppo portato avanti con i giovani. L’obiettivo è di far crescere una nuova squadra, non di comprarla già fatta».
Marc Hirschi, Tadej Pogacar, Diego Ulissi, Fernando Gaviria e gli altri 25 ciclisti che compongono la rosa 2021, dal 6 gennaio si trovano negli Emirati per uno stage d’allenamento e vi rimarranno fino al 22, in condizioni ambientali ideali, con temperature attorno ai 25 gradi… «Oggi i ragazzi hanno lasciato Abu Dhabi per l’interno del territorio, dove avranno a disposizione il terreno ideale per allenare la salita. Per quanto riguarda Hirschi, il suo programma sarà stabilito nel corso della settimana, d’intesa con i direttori sportivi Fabrizio Guidi e Fabio Baldato. Di sicuro farà le classiche, poi qualcosa in Svizzera, Romandia o Tour de Suisse. Vedremo come starà per il Tour de France, anche in previsione dei Giochi olimpici di Tokio. Il percorso giapponese, infatti, è tagliato su misura per le sue caratteristiche: impegnativo, molto selettivo e con un caldo bestia».
Quella che si staglia all’orizzonte (la Uae dovrebbe esordire il 12 febbraio nella Volta a la Comunitat Valenciana) potrebbe essere una stagione meno complicata di quella passata, ma comunque ancora difficile… «Nel 2020 il ciclismo è stato tra gli sport che meglio hanno saputo interagire con la crisi pandemica, tant’è che quasi tutte le corse più importanti hanno potuto aver luogo. Ma siamo ancora lontani da quella che può definirsi la normalità. Il 2021 rimarrà difficile, bisognerà continuare a essere flessibili, accettando pure l’annullamento di qualche appuntamento (in Australia è già saltato il Tour Down Under, e ieri la Vuelta a San Luis, in Argentina, ndr)».
Il vaccino potrebbe dare una mano a normalizzare la situazione… «Per fortuna noi siamo già stati in grado di vaccinare tutta la squadra, atleti e staff. Negli Emirati la campagna di vaccinazione è molto più avanti rispetto all’Europa, quasi la metà della popolazione si è già sottoposta alla cura preventiva. La famiglia reale si è dimostrata molto sensibile al tema in quanto uno dei più importanti problemi sanitari degli Emirati è rappresentato dall’alta percentuale di persone obese, per le quali un’infezione da Covid-19 potrebbe avere conseguenze devastanti. E proprio in questa direzione va il progetto voluto dalle autorità e che dal 2014 sto portando avanti: invogliare la gente a muoversi, a praticare attività fisica a beneficio della salute personale e collettiva. Grazie alle buone relazioni con il governo, è stato possibile sottoporre a vaccinazione tutti i membri della squadra, i quali potranno dunque allenarsi e gareggiare in condizioni di sicurezza».