A Rotterdam il locarnese ha abbassato di 9 centesimi il limite svizzero che aveva stabilito in mattinata e centrato la qualificazione alle Olimpiadi
Un fiume di lacrime, condiviso con l’allenatore Massimo Meloni e con mamma Vittoria, i primi a festeggiare con Noè Ponti la soddisfazione più grande, il coronamento non tanto di un sogno, bensì di un obiettivo sportivo di altissimo livello quale è la qualificazione ai Giochi olimpici. Noè Ponti sarà a Tokyo, in virtù dell’incredibile 51’’24 nei 100 delfino nuotato a Rotterdam in un meeting internazionale al quale partecipa con la Nazionale rossocrociata. Un tempo di per sé già straordinario, che il talento affiliato alla Nuoto Sport Locarno ha ulteriormente ritoccato verso il basso, con il 51’’15 della finale vinta davanti al belga Croenen e all’olandese Korstanje.
A certificare la grandezza della prestazione di Ponti, ecco alcuni dati piuttosto sconvolgenti: il 51’’15 è la seconda miglior prestazione europea dell’anno solare 2020, la prima se consideriamo la stagione agonistica che scatta in settembre. Un tempo molto vicino a quello del detentore del record del mondo dei 200 delfino, l’ungherese Kristof Milak (51’’14), e migliore di quello del russo Andrej Minakov, medaglia d'argento ai Mondiali dello scorso anno (51’’37). Inoltre, il tempo che ha impiegato per i secondi 50 metri della sua fatica in batteria (28’’82, in finale è “tornato” in 26’’87) risulta essere il terzo tempo “di ritorno” di sempre nella storia dei 100 delfino, inferiore solo a quello degli americani Caeleb Dressel, detentore del record mondiale sulla distanza, e Michael Phelps, l’uomo delle 28 medaglie olimpiche, 23 delle quali d’oro. Ma non è finita qui, giacché con 51’’15 Noè Ponti avrebbe vinto l’oro alle Olimpiadi di Londra nel 2012. E sarebbe stato bronzo ai Mondiali dello scorso anno. Che solo a fare certi accostamenti, vengono i brividi. «Pazzesco, pazzesco, è una figata, ho ricevuto messaggi su messaggi, mi danno una carica incredibile», racconta Noè, raggiunto a Rotterdam, ancora travolto dalle emozioni e da una carica adrenalinica che faticherà a metabolizzare. «Come sto? Mi chiedi come sto? - scherza Noè al telefono -. Sono esaltato, ecco come sto». L’esaltazione la si avverte eccome. «Ho pianto come un bebé - confessa -. Non pensavo di andare così forte già adesso. Era semmai nei piani per la stagione. Ho realizzato di avere Tokyo in mano. Finalmente sono riuscito a fare un 100 delfino di altissimo livello, che rispecchia le mie qualità. Era da molto tempo che non ci riuscivo. Ho ottenuto il limite per le Olimpiadi con otto mesi di anticipo sull’evento, si realizza un sogno che ho sin da bambino. Ho fatto un tempo di caratura mondiale, ci ho messo un po’ di tempo a realizzare di averlo realizzato. Con un crono così avrei vinto l’oro ai Giochi di Londra. Non fu una gara velocissima, quella, ma parliamo pur sempre di una finale olimpica. E sarei stato bronzo ai Mondiali del 2019, quelli sì velocissimi, vinti da Dressel con un 49 e mezzo inavvicinabile. Il terzo con 51’’16 fu un certo Chad Le Clos (sudafricano campione olimpico dei 200 delfino a Londra 2012, argento a Rio 2016 nei 100 e nei 200, ndr)».
Da ormai un anno Noè non gareggiava in vasca lunga, ma questo non gli ha certo impedito di scrivere un’altra pagina memorabile del nuoto elvetico, esaltato da un tempo davvero incredibile che gli è valso anche il doppio record nazionale. Un record che si è permesso il lusso di battere due volte in poche ore: già nelle qualificazioni, infatti, con 51’’24 aveva stracciato di più di un secondo il vecchio limite appartenente a Jérémy Desplanches (52’’28). E pensare che il piano di gara prevedeva di non spingere a tutte per risparmiarsi per la finale. «C’è margine anche sul passaggio ai 50, Il mio allenatore non voleva vedermi strappare, ho fatto come mi ha chiesto. La subacquea della virata è stata pazzesca, pazzesca... I miei avversari si sono spaventati. Avevo mezzo secondo di ritardo su chi mi precedeva, ma gli sono riemerso davanti. Mi ritrovo con tempi da podio, quantomeno da Top-5 mondiale. Cercavo il limite, e ho un tempo di livello assoluto. Non so nemmeno cosa dire. Manco pensavo di fare il limite. Era una gara che avrebbe dovuto darmi delle risposte sulla condizione, Non ero qui per fare il tempo per forza, bensì per capire a che punto fossi. Poi mi trovo un 51’’24 al mattino, in una gara in cui non ho sentito di aver spinto al massimo. Oltretutto, sapendo che a Tokyo semifinali e finali saranno proprio al mattino… La cosa si fa ancora più intrigante».
Il meeting di Rotterdam per Noé prosegue con i 200 delfino e i 200 misti, tra domani e domenica. «Nuoterò senza pressione. Penso di fare soprattutto bene nei 200 misti, ma ormai alla luce di come è andata con i 100 non mi sorprende più niente».