Il pilota italiano dell'Aprilia appiedato fino a metà dicembre 2023 ha intenzione di portare la questione in sede civile: 'Motivazioni prive di senso logico'
Appiedato per quattro anni, fino al 17 dicembre 2023. Per Andrea Iannone, oggi 31enne, la decisione adottata dal Tribunale arbitrale dello sport potrebbe significare la fine della carriera motociclistica del pilota italiano. La tesi difensiva della carne contenente drostanolone, un anabolizzante, mangiata accidentalmente in un ristorante a Sepang a inizio novembre 2019, dove il pilota dell'Aprilia si trovava per il Gran Premio della Malesia non ha convinto i giudici. Il pilota abruzzese, però, continua a professare la sua innocenza. «Oggi ho subito la più grande ingiustizia che potessi ricevere. Mi hanno strappato il cuore – dice –. Le motivazioni sono prive di senso logico e con dati di fatto sbagliati. Per questo ci sarà luogo e tempo opportuni... perché di certo non mi arrendo» ha promesso, anticipando il ricorso in sede civile.
Ai giudici losannesi si erano rivolti sia il pilota, sia l'Agenzia mondiale antidoping: il primo perché riteneva ingiusta la squalifica di 18 mesi (fino al 16 giugno 2021) inflittagli a marzo dalla Federazione motociclistica internazionale, nonostante fosse stata riconosciuta l'assunzione colposa e non dolosa della sostanza vietata, cioè il doping per contaminazione). Al contrario, l'Ama giudicava la sentenza troppo morbida rispetto ai quattro anni di squalifica che erano stati richiesti, sostenendo che Iannone non fosse riuscito a dimostrare che la presenza del drostanolone era da imputare alla contaminazione della carne.
Secondo i periti nominati dal Tas, ricordiamo, Iannone non è né riuscito a stabilire il tipo preciso di carne consumata, né la sua origine. Ma nemmeno è stata dimostrata l'esistenza di un problema di contaminazione da drostanolone nella carne in Malesia. In sé i giudici non escludono che la positività possa essere il risultato di un consumo di carne 'gonfiata' con anabolizzanti, ma ritengono che la difesa «non abbia potuto fornire alcuna prova convincente per stabilire che la violazione sia involontaria».
In ogni caso, l'Aprilia, che fin dall'inizio ha creduto nella buona fede del pilota, ora deve cercare un sostituto. «Ma la decisione del Tas è dura, e pare andare oltre ciò che le carte lasciavano presagire» dicono da Noale, anche se l'amministratore delegato Massimo Rivola ha sottolineato che «le sentenze si rispettano e si accettano».