Nel pomeriggio scatta da Nizza l'edizione numero 107 di una Grande Boucle segnata dal Virus. Con due grandi favoriti e quattro svizzeri al via
Il giorno tanto atteso, in una stagione martoriata dal Coronavirus, è finalmente arrivato anche per gli appassionati di biciclette. Oggi pomeriggio, alle 14, da Nizza scatta l'edizione che oltre che per il Virus verrà ricordata per le assenze. Comunque sia, da qui al 20 settembre sarà lotta vera. Specialmente tra Bernal-Roglic, che dovrebbero essere i veri primattori dell'edizione numero centosette, con lo scontro tra le titaniche Ineos e Jumbo-Visma.
Il colombiano Egan Bernal, vincitore l'anno scorso a soli 22 anni, ha avuto un ottimo avvicinamento alla corsa, ma due settimane fa ha dovuto ritirarsi dal Giro del Delfinato per un problema alla schiena. È comunque lui il favorito numero uno, seguito da Primoz Roglic e, più staccato (sempre sulla carta, ovviamente) da Thibaut Pinot, rappresentante di maggior spicco di un ciclismo francese che non vede l'ora di porre fine a un digiuno che dura dal lontano 1985, quando vinse Hinault.
A Nizza, fra qualche ora, ad aprire le danze sarà una frazione dal profilo in gran parte piatto, dov'è quasi scontato lo scenario del volatone. Con l'australiano Caleb Ewan che potrebbe giocarsi la prima maglia gialla in un duello con Sam Bennett.
Come nelle due precedenti edizioni, anche quest'anno saranno quattro gli svizzeri in lizza al Tour. Si tratta di Stefan Küng e Sébastien Reichenbach (entrambi alla Groupama), Michi Schär (del Team Ccc) e di un debuttante a simili livelli, Marc Hirschi (Sunweb). Di loro, quello che avrà il ruolo più importante sarà indubbiamente Küng, che sarà una specie di guardia del corpo di Thibaut Pinot. «Sarò una specie di capitano sul campo - racconta il ventiseiene sangallese -. Il mio compito sarà quello di far sì che Thibaut rimanga davanti nel plotone».
Tuttavia, anche per il suo compagno Reichenbach, il nuovo campione europeo a cronometro, quest'edizione sarà speciale. «Anche perché, contrariamente al solito, non potremo incontrare il nostro entourage né dopo le tappe, né durante i giorni di riposo - dice il trentunenne di Martigny -. Ora come ora la mia principale paura è che un tampone possa segnare la fine del Tour per tutta la squadra. Detto ciò, sono convinto che una volta che inizierremo a pedalare, i nostri pensieri saranno rivolti soltanto alla corsa».
Intanto, però, e vista la situazione non potrebbe essere altrimenti, prima del via si parla soprattutto di misure di distanziamento e di possibili quarantene. Con un problema che fino a ieri sera non era ancora stato risolto, e cioè la validazione da parte delle autorità francesi dei criteri d'esclusione per i casi di Covid studiati dall'Uci. Dopo che ieri la Federciclismo internazionale aveva alleggerito il suo protocollo sanitario, indicando che le squadre dovranno lasciare la corsa soltanto nel caso in cui due corridori (e non indistintamente due persone dello staff) dovessero venire testati positivi due volti sull'arco di sette giorni. Una decisione, quella dell'Uci, che non riguarda però soltanto la Grande Boucle, bensì anche gli altri due grandi Giri, quello d'Italia e di Spagna. «Tuttavia, prima che possa venir validata sul territorio francese bisogna che le autorità nazionali lo confermino», dicono dal Tour.
Cosa che però avverrà senz'altro, tenendo conto del fatto che oggi alla partenza da Nizza saranno presenti ben due ministri francesi, quello dell'Educazione, Jean-Michel Blanque, e ovviamente quello dello Sport, Roxana Maracineanu. Dove, però, ci sarà ancor meno pubblico del solito, dopo che la regione delle Alpi marittime è stata inclusa giovedì in zona rossa, ciò che ha ridotto da 1750 a 1000 il numero massimo di persone alle manifestazioni pubbliche. Le autorità , tuttavia, hanno soprattutto paura degli assembramenti sui colli, con la polizia che veglierà al rispetto delle norme. «Il mio consiglio - dice il prefetto di Nizza - è che la gente segua le salite davanti al televisore».