CICLISMO

Chris Froome e un traballante ruolo da capitano

Il britannico punta al quinto Tour de France, ma in casa Ineos, con Geraint Thomas e Egan Bernal, le gerarchie non sono più quelle di una volta

11 giugno 2020
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In una stagione che dovrebbe ripartire a inizio agosto, l'obiettivo di Chris Froome rimane quel quinto sigillo al Tour de France che lo porrebbe alla pari con i grandi campioni del passato: Eddy Merckx, Jacques Anquetil, Miguel Indurain e Bernard Hinault. Ma anche per il keniano bianco i tempi sono cambiati e dopo il terribile incidente di un anno fa alla vigilia del via del Delfinato, il suo ruolo di leader in seno alla Ineos non è più garantito. 

Nessun ricordo dell'incidente

I cinque minuti peggiori della sua carriera rimangono un buco nero nella memoria di Froome... «Ricordo che ero sdraiato a terra e che sono stato trasportato in elicottero all'ospedale, ma non ricordo nulla dell'incidente», afferma il britannico in merito alla caduta dello scorso mese di giugno, quando colpito da una raffica di vento nel corso della ricognizione della cronometro, era finito contro un muro a 55 km/h. Infortunato a coscia, fianchi, gomiti, costole e collo, Froome non solo aveva visto infrangersi la speranza di un quinto sigillo alla Grande Boucle nell'estate 2019, ma ha rischiato di dover scrivere la parola fine alla sua brillante carriera. Ma con la perseveranza che sempre lo ha contraddistinto, ha voluto a tutti i costi tornare in gruppo e, grazie al lavoro svolto a casa sua a Montecarlo, è riuscito in quello che lui stesso ha definito "uno dei più grandi comeback della storia dello sport".

A un anno di distanza, Froome si sente pronto, «anche come capitano». Nel mirino ha ovviamente il Tour de France, rinviato a causa della pandemia di coronavirus e riprogrammato a partire dalla fine di agosto... «Sogno, nel momento in cui andrò in pensione, di avere più vittorie alla Grande Boucle di chiunque altro. Come detto, si tratta di un sogno e so benissimo che prima di vederlo realizzato rimane molta strada da percorrere», ha confidato al quotidiano francese L'Equipe.

Tuttavia, all'interno della Ineos la situazione non è più quella di qualche stagione fa. Dave Brailsford, patron della squadra, ha promesso al britannico un ruolo da protagonista, ma all'interno di una squadra dai molti galli non è facile stabilire una reale gerarchia. Perché se Froome punta alla maglia gialla a Parigi, lo stesso vale per il gallese Geraint Thomas (vincitore nel 2018) e per il colombiano Egan Bernal (trionfatore nel 2019). E il sudamericano ha messo subito le carte in tavola... «Non sono disposto a buttare al vento la possibilità di un nuovo successo», per quanto Froome sia convinto che con tre capitani non sia possibile gareggiare.

Cambio di casacca all'orizzonte?

Pian piano, insomma, il campione britannico sta iniziando a sospettare che il suo regno all'interno della Ineos possa essere in pericolo. E sembra che i suoi procuratori abbiano già iniziato a bussare alla porta di altre squadre. Anche perché il contratto del britannico scadrà a fine stagione, contrariamente a quello di Thomas (2021) e Bernal (2023). Addirittura corrono voci di un possibile cambio di casacca già nel coso della stagione alle porte, nel corso della finestra di mercato aperta dal 1. al 15 agosto dall'Unione internazionale ciclistica per venire incontro a squadre e corridori messi a malpartito dalla pandemia. Sembra vi sia più di una squadra interessata ad assicurarsi i servigi del 35.enne britannico, dalla Uae Emirates alla Bahrain, alla Israel Start-Up Nation. Nonostante queste compagini possiedano un budget elevato, in tempi di crisi post-pandemia il salario di Froome (4,5 milioni di franchi) potrebbe però rivelarsi troppo oneroso. Soprattutto per un atleta che nel corso degli ultimi 12 mesi ha preso parte a una sola competizione: il Giro degli Emirati Arabi a febbraio.