Dopo la decisione dell'Ungheria di non concedere il nullaosta per la partenza, Rcs decide il rinvio della corsa rosa
Il Giro d'Italia non partirà, come da programma, il 9 maggio da Budapest. La Rcs, società organizzatrice del primo grande tour stagionale, ha deciso di posticipare le date dell'edizione 2020. Soltanto dopo il 3 aprile, data in cui dovrebbe venire a cadere il decreto ministeriale dello scorso 4 marzo, si potrà sapere se e quando il Giro potrà essere recuperato. A forzare la mano agli organizzatori, la decisione del governo ungherese di non concedere il nullaosta per la partenza della corsa, con un prologo nella capitale e due frazioni in linea. «L'Ungheria non potrà organizzare le prime tre tappe del Giro d'Italia», aveva reso noto sulla sua pagina Facebook Mariusz Revesz, delegato all'organizzazione in seno al governo magiaro. Revesz precisa di avere informato gli omologhi italiani. «L'obiettivo è di far partire la corsa rosa dall'Ungheria nel corso dei prossimi anni», aveva precisato. La partenza da Budapest rappresentava un grande evento per l'Ungheria, mai toccata fino a questo momento da una grande corsa a tappe.
Per il Giro, quella magiara doveva essere la 14ª partenza dall'estero. Lo scorso anno la corsa era scattata con una tre giorni in Israele.
Martedì alla sede dell'Unione ciclistica internazionale di Aigle è in programma una riunione che metterà allo stesso tavolo Uci, Rcs, Aso (Tour de France e Vuelta), squadre e rappresentanti dei ciclisti. Tema: capire come proseguire la stagione appena iniziata, ma già costellata di rinvii e annullamenti.