Domani si rinnova l’appuntamento dove Ivan Ballinari si rimette al volante con in tasca la conferma del titolo nazionale
È cambiato il navigatore, non il risultato. Anche quest’anno il campione svizzero di rally è Ivan Ballinari. Al suo fianco, però, anziché Paolo Pianca c’era Giusva Pagani. A dimostrazione dell’amicizia che lega i tre portacolori del Lugano Racing Team: «Ci conosciamo tutti e tre dall’adolescenza – spiega Pagani –, visto che siamo tutti e tre del Malcantone. Io ho corso praticamente sempre con Ivan, mentre con Paolo ho frequentato i corsi per l’ottenimento della patente di caccia. Quest’anno ho corso più io, con Paolo siamo però sempre complementari e interscambiabili, a dipendenza dalla nostra disponibilità oltre che dallo stato di forma. Insomma, fra noi non c’è alcuna forma di competizione. Anche perché ognuno di noi ha caratteristiche diverse, che lo portano ad adattarsi meglio a una gara piuttosto che a un’altra. E alla prima gara stagionale, a cui non potevamo partecipare entrambi, è subentrato un bravissimo giovane, Marco Menchini».
Tanto che quella formula si è consolidata con il passare delle stagioni: «Io ero il navigatore fisso nei primi anni di carriera, poi mi ero fermato per completare gli studi, quindi è subentrato Paolo Pianca: da lì in poi ci siamo alternati sul sedile di destra».
E ora arriva il rally rossoblù, che per voi conta solo in parte, visto che il titolo è arrivato in anticipo dopo il declassamento della Ronde (vedi correlati in basso, ndr). «Già, ma prima si conquista matematicamente il successo, meglio è. Tuttavia, emozionalmente sarebbe stato bello se avessimo potuto celebrare il titolo sul traguardo della gara di casa – continua il 46enne navigatore di Curio –. Almeno, però, ci potremo godere le prove speciali, alla ricerca del giusto equilibrio fra l’assenza di pressione e la volontà di raggiungere un risultato positivo. Così la gara ticinese sarà una sorta di parata, di festa, nella quale non andremo ad accollarci rischi eccessivi. Ma non sarà certo una passeggiata scolastica». Infatti la vittoria è tutt’altro che scontata, visto l’alto numero degli equipaggi di qualità.
Per te questo è il primo successo nel campionato svizzero: come l’hai festeggiato? «In verità l’annuncio della conquista del titolo ci ha colti un po’ alla sprovvista, essendo arrivato durante la preparazione per questo rally, quindi con scarsissima puntualità. Quindi per ora ci concentriamo sulle due gare rimanenti, e poi potremo tranquillamente festeggiare». Un fattore che ha sicuramente giocato a vostro favore è stato l’affiatamento. «Con Ivan riesco a intendermi anche solo percependo il ritmo del suo respiro – spiega –. E i riflettori li lascio volentieri a lui: a me piace stare in disparte. La passione per i motori? Ce l’ho fin da ragazzo, quando ho iniziato a guidare i kart, passando poi ai motorini e alle macchine. Sulle auto da rally ho però sempre ricoperto il ruolo di navigatore, pur se anche io dispongo della licenza di pilota. Oltre che con Ballinari ho gareggiato una stagione anche con Antonio Galli e ho fatto pure gara con Max Beltrami».
Quali sono invece gli aspetti pratici del ruolo di copilota che preferisci? «Il ruolo del pilota, è più fisico, deve gestire la macchina con il giusto coraggio. Invece il navigatore deve essere un comunicatore, avere la giusta tempistica e deve fornire le indicazioni in anticipo. Ma non troppo, per evitare di confondere il pilota, e deve tenere un ritmo che il pilota riesca a seguire nel fare le curve. Inoltre il navigatore è molto impegnato anche al di fuori delle prove speciali: guida il pilota pure negli spostamenti, discute eventuali aggiustamenti con i meccanici e segue gli aggiornamenti meteo. Pertanto bisogna rimanere concentrati per diverse ore, se non per giornate intere».
La particolarità del rally è quella di correre sulle strade ‘normali’. «Il panorama che ci si presenta davanti agli occhi, passando attraverso boschi, vigneti e campi è assolutamente mozzafiato. L’altra faccia della medaglia è che non ci si può permettere di uscire di strada, vista l’assenza di vie di fuga. E, credetemi, finire contro un albero o delle rocce non è per nulla simpatico. Inoltre abbiamo a disposizione un numero limitato di ricognizioni sul percorso di gara che, ovviamente, vanno svolte sempre rispettando il codice stradale».
Per il resto come ci si prepara per una gara? «Bisogna studiare il percorso meglio che si riesce, tradurlo nel nostro codice, per poi memorizzarlo e svolgerlo il più velocemente possibile. Inoltre bisognerebbe cercare di gareggiare il più freschi, riposati e concentrati possibile. Dunque il giorno prima è consigliabile non lavorare troppo».
I protagonisti di un rally, tuttavia, non sono soltanto i due occupanti dell’abitacolo. «E a Lugano abbiamo una scuderia che è praticamente una grande famiglia, formata da amici ventennali o trentennali. E tutti aiutano sul campo di gara, contribuiscono così, ognuno a modo suo, al nostro successo. Un grazie particolare va agli ottimi meccanici e ingegneri su cui possiamo contare».
Senza dimenticare, naturalmente, il mezzo che avete a disposizione: «Siamo contentissimi della nostra Skoda Fabia R5, che ormai da un paio di stagioni si sta dimostrando assolutamente all’altezza. Questo nonostante ci siano altri veicoli, la Volkswagen Polo in primis, tecnicamente più evoluti. Chiaramente, però, ogni pilota si adatta meglio a una vettura rispetto a un’altra. Poi conta tanto la collaborazione fra preparatore e pilota per gli aspetti tecnici».