Pugilato

Franscella: 'Un'avventura che riempie d'orgoglio'

Il 30enne del Bc Ascona Marzio Franscella è il primo pugile ‘pro’ ticinese a combattere oltre oceano, oggi a Edmonton

22 giugno 2019
|

«Sottrai, aggiungi, moltiplica e dividi, ma il risultato dell’equazione è sempre lo stesso: pur dando a Cesare quel che è di Cesare, e riconoscendo a mio padre un ruolo molto importante, senza Alfredo Farace io non sarei mai arrivato a questo punto. Se non mi avesse dato lui i giusti stimoli per il passaggio al professionismo, oggi sarei un ex pugile, al massimo un allenatore di boxe, forte dei miei 70 incontri da dilettante».
Pur se il suo legame con Farace, il suo allenatore nonché motore del Boxe Club Ascona, è sempre stato strettissimo (dove va uno, va l’altro), Marzio Franscella non si è mai espresso in questi termini, con il cuore in mano. È come se avesse sentito che questo è il momento giusto per convincersi di essere sulla strada giusta. Per fissare un paletto lungo la carriera che ha abbracciato tre anni fa.
Il momento, del resto, è ‘storico’. Coincide con un appuntamento speciale, il combattimento che Marzio oggi sosterrà a Edmonton, in Canada, primo pugile ticinese della storia a solcare l’oceano per un match professionistico. Affronterà Juan Sergio “el Castor” Torres Perez, sulle sei riprese, nella categoria dei supermedi. «È giunto il momento di ricordare che se la mia strada tre anni fa non si fosse incrociata con quella di Alfredo – rilancia il 30enne pugile ticinese – avrei chiuso con la boxe dilettantistica. Il passaggio al professionismo, per contro, ha aperto nuove prospettive, ed eccomi qua».

Dopo otto incontri, divisi equamente tra Ascona e Milano, tutti vinti, ecco la grande occasione di uscire dalla propria dimensione ‘casalinga’, per confrontarsi con una realtà molto diversa da quella alla quale è abituato, con un pugilato di un’altra scuola, quella messicana, nella fattispecie. «Confesso che ha fatto fatica a capacitarmi. Mi sono reso conto che tutto questo stava succedendo davvero solo mercoledì mattina, quando è suonata la sveglia molto presto, per andare all’aeroporto. Solo lì ho capito che lo stavo facendo per davvero».
Per quanto sia un atleta rodato e forgiato da un’ottantina di incontri, emozioni e un pizzico d’ansia sono compagni di viaggio. «Ci sono diverse sensazioni, in ballo. È un onore essere il primo pugile ticinese – nonché uno dei primissimi in Svizzera – a combattere oltre oceano. È un’avventura, al cento per cento, senza se e senza ma. In una realtà nuova, in una riunione in cui Vissia Trovato (la ‘leonessa’ di Milano che per anni ha combattuto per il Bc Ascona, oggi in forza alla potente scuderia Opy Since 82 della famiglia Cherchi, ma sempre legata alla grande famiglia del Bca, ndr) ha la possibilità di coronare il sogno di una carriera, disputando il match della vita che, se vinto, la porterà all’apice (Vissia combatterà per le cinture mondiali Wba e Wbc, ndr). Oltre, non c’è più niente per importanza, a livello di cinture. Che gli organizzatori abbiano trovato il modo di inserire anche me in una serata del genere, è tantissima roba, e mi riempie d’orgoglio».
L’ultimo match (e l’ultima vittoria), lo scorso 13 aprile, ad Ascona. Un po’ di riposo, poi nuovamente a tutta, per la prossima scadenza. «Ho lavorato bene, pur se tra alti e bassi. Ho combattuto con qualche acciacco tipico della preparazione, soprattutto se intensa. Non parlo di problemi, perché i problemi sono ben altro, ma piccoli fastidi sì. Non è andata benissimo con gli sparring (a Rimini è saltato un test che era stato programmato, ndr), ma non è il caso di fare polemica, anche perché tutto sommato il lavoro l’ho svolto regolarmente. Con il peso sono messo bene, parto abbastanza tranquillo. Anche perché la pausa dopo l’ultimo incontro è stata breve: davanti avevo già il prossimo obiettivo, quella che non esito a definire una vera e propria avventura».

'Voglio fare bella figura, crescere e salire in classifica'

Che abbia i crismi della scoperta e dell’avventura, nulla toglie all’importanza di un match che, per certi versi, è come gli altri. «Non è certamente una parentesi da prendere alla leggera – puntualizza Marzio Franscella –. Al contrario, è il mio nono match. Un’eventuale sconfitta resterebbe tale, anche se combatterò dall’altra parte dell’oceano. Il discorso è sempre quello: si programmano incontri, passo dopo passo, senza mai fare un passo indietro, nella scelta di avversari che vanno selezionati con criterio, affinché si possa portare avanti il discorso intavolato all’inizio della carriera da professionista. Una logica che prevede il confronto con avversari degni, non con dei sacchi che ti permettono di fare bella figura, esibendo chissà quali vittorie, svuotate di ogni significato. Io voglio crescere, e voglio salire in classifica mondiale. Non so dove arriverò, ma la strada tracciata è questa. Avendo adottato questa filosofia fin dall’inizio, c’è sempre il rischio – ed è giusto che ci sia – di perdere, anche perché affronto avversari del mio livello o leggermente superiori. Abbiamo deciso così, e mi piace così. Mi arrabbierei se mio padre mi assegnasse un avversario che mi indurrebbe a chiedermi cosa mi porta di concreto. Non ho voglia di sottopormi a una preparazione ‘da matto’ per poi andare a vincere facile un incontro senza senso. La preparazione richiede tempo, energie, sacrifici, rinunce. Ho scelto di farlo, ho piacere di dedicare tante ore all’allenamento e alla fatica. Ma non sarei disposto a farmi ‘il mazzo’ per settimane per un incontro che non mi porta niente».
L’avversario di Franscella allo ‘Shaw Conference Centre’ di Edmonton si presenta con 13 incontri, 6 vittorie, tutte per ko, 7 sconfitte di cui 3 prima del limite (30esimo nel ranking messicano su 90 pugili iscritti). «Ho visionato qualche ripresa. I match che ha vinto, li ha vinti per ko. A quanto ho potuto capire, è uno che negli incontri si butta dentro. Ne potrebbe uscire una bella battaglia. Ciò che più conta è fare una bella figura, e lasciare un buon ricordo ai canadesi».