Dalle Marche via Locarno e Sant’Antonino: ad Ascona Danijel Jakupovic ha trovato terra ferma e ospitale. E un ‘pro’ (Marzio Franscella) da allenare
Una fase di riscaldamento, quasi informale, molto sciolta. Poi un circuito massacrante da ripetere più volte, da un angolo all’altro del quadrato, infine il sacco, con sequenza rapide di pugni e fasi considerate ‘di scarico’, ma sempre con un’intensità che non deve mai venire meno. Marzio Franscella esegue, dapprima con il sorriso, poi con la smorfia di chi è chiamato ad andare davvero al limite, per ottenere il massimo dalla seduta. Gli impulsi e i tempi glieli dà Danijel Jakupovic, da inizio anno l’allenatore al quale il Boxe Club Ascona ha affidato l’eredità del compianto Alfredo Farace. «Il mio migliore amico – ricorda il coach – mi disse che Marco Franscella (presidente del Bca, ndr) stava cercando un allenatore. Tra i tanti profili che stava analizzando, il mio era l’unico al quale era interessato. Una cosa che mi ha riempito d’orgoglio». Avrebbe potuto rappresentare un peso, subentrare in una realtà pervasa dal ricordo del maestro, ma Danijel l’ha raccolta con naturalezza e delicatezza. E con il sorriso, al quale tiene tanto. «Ci divertiamo, questo è certo – conferma il tecnico italiano, ex pugile e allenatore formatosi nelle Marche –. Mi sono integrato molto in fretta. Non ci è voluto tanto. Quando sono arrivato, il ricordo di Farace era ancora molto presente. I ragazzi si sono trovati senza una guida, per cui avvertivo l’esigenza di dare loro un altro punto di riferimento. Ho trovato un ambiente molto caldo e ragazzi straordinari sul piano umano. Mi hanno accolto in modo fantastico. Qui mi sento davvero a casa. Il Bca è la società più organizzata in assoluto in cui abbia mai lavorato. Un’organizzazione così non l’avevo mai trovata prima, neppure in Italia. Apprezzo molto questa precisione, mi ci ritrovo alla perfezione». Un punto fermo, un approdo sicuro. Forse Danijel è davvero giunto al termine di un percorso abbastanza tormentato, dopo aver lasciato l’Italia ed essere transitato anche da Locarno e Sant’Antonino. Nel 2016 il suo mondo, tutto quello che aveva e possedeva, è crollato. Nel vero senso della parola, per effetto del terremoto che sconvolse le Marche nel 2016. «Un’esperienza devastante. La mia compagna ed io eravamo in casa, quando è successo. Era notte, sulla nostra abitazione è crollato un intero palazzo, ci siamo ritrovati col cielo stellato sopra di noi. Non sappiamo nemmeno noi come ne siamo usciti illesi. Sono stati momenti molto brutti. Abbiamo perso tutto, palestra, casa e lavoro».
In frantumi, il sogno di una vita, allenare, pochi mesi dopo aver avviato il proprio percorso professionale. «Ho combattuto fino all’età di 30 anni. Poi il mio allenatore per questioni professionali lasciò le Marche e mi sono ritrovato da solo, a gestire la palestra (l’Accademia pugilistica Alto Maceratese, ndr), di cui ho poi assunto le redini. Ho cominciato ad allenare e avviato l’iter di formazione per conseguire i diplomi di allenatore di pugilato». Il terremoto ha imposto una svolta a una vita sradicata da un passato abbandonato alla ricerca di un futuro tutto da costruire. «Ci siamo avvicinati al confine, a Santa Maria Maggiore, località che ci poneva abbastanza vicino alla Svizzera. Lì è iniziata la ricerca di una palestra, di un posto in cui ricominciare ad allenare. Per un po’ mi sono arrangiato, con il sostegno della famiglia e svolgendo qualche lavoretto saltuario che ha permesso a me e alla mia compagna di rimanere in piedi». Esperienze umane che segnano e forgiano. Un passato dal quale Danijel è riuscito a staccarsi grazie all’arrivo in Svizzera, in seno al Boxe Club Locarno, che gli ha offerto la possibilità di riappropriarsi della vita, della passione di sempre, il pugilato, «per il quale vivo», confessa. «In Ticino non conoscevo nessuno. Ho inviato la mia candidatura sia ad Americo Fernandes del Bc Locarno, sia a Marco Franscella, del sodalizio di Ascona. Ho avuto una risposta da parte di entrambi, erano interessati. Ad Ascona, però, operava ancora il compianto Alfredo Farace, per cui si ragionava in ottica futura e la questione fu rimandata. A Locarno Americo mi ha dato l’opportunità di ricominciare subito ad allenare, che è quello ho sempre fatto. Potevo finalmente rientrare in una palestra. Nel contempo, lavoravo anche a Sant’Antonino, in quella che era l’Accademia pugilistica ticinese. Siccome per ragioni professionali non disponevo più di molto tempo per l’attività di allenatore, fui costretto a mollare Locarno dopo un anno». A fine dicembre è cessata anche l’attività dell’accademia, perché è iniziata la collaborazione con il Boxe club Ascona, con molti ragazzi affezionati che lo hanno seguito nei suoi spostamenti. Ma questa è un’altra... vita.
«Marco Franscella – ricorda Danijel – mi aveva proposto un incarico di tre sere alla settimana, per poi avviare la collaborazione con il figlio Marzio (pugile professionista, ndr) nell’imminenza dei suoi incontri. Ho però chiesto di poter lavorare tutti i giorni, sabato compreso, per soddisfare la mia passione. Non riesco a stare lontano dalla palestra, ritengo di riuscire a preparare meglio i ragazzi, stando sempre lì con loro». Che idea si è fatto della realtà pugilistica ticinese? «Mi limito a parlare di quella in cui opero io: mi sento di dire che la boxe, per come la stiamo approcciando noi, agli occhi di qualunque ragazzo o genitore che potesse vederci al lavoro, risulterebbe uno sport bellissimo. I ragazzi si impegnano tantissimo, ma lo fanno col sorriso, con tanta voglia. Questo dipende dall’approccio che adottiamo all’interno della palestra. Il nostro non è solo improntato alla gara, al combattimento, bensì al raggiungimento di un obiettivo, che varia da atleta ad atleta. Per qualcuno potrebbe essere la semplice partecipazione a una gara, per altri la voglia di perdere un po’ di peso, altri ancora lo fanno per l’autostima. Gli obiettivi sono molteplici, ma tutti ne abbiamo uno. È con questo spirito che desidero che i miei allievi si allenino. Se lo capiscono, lavorano con il sorriso. È ciò che rende questo sport bello, anche più bello di altre discipline. Non si tratta solo di portare i colpi, di prendere a pugni il sacco, o di pensare all’avversario: è piuttosto una questione di crescita interiore. In definitiva, la boxe è uno sport, non è un’arte da battaglia. Sono pochi quelli che combattono. Solo una decina dei circa quaranta allievi del Bca lo fa. La maggior parte non combatte, ma si diverte ugualmente. Lavora duramente assieme a quelli che salgono sul ring, e raggiunge i propri risultati».
A fianco dell’attività di tecnico del club, Danijel porta avanti anche l’incarico di allenatore di Marzio Franscella, il 31enne pugile professionista che sotto la direzione di Alfredo Farace ha avviato una carriera che l’ha portato a ottenere nove vittorie (4 ko) e un pareggio. «Mi ha scelto lui, e per me è un onore. All’inizio non ero il suo allenatore. Mi ha visto all’opera, gli è piaciuto il modo in cui lavoravo. Mi ha chiesto di affiancarlo, in quanto convinto di poter imparare molto da me. Ho accettato con grande entusiasmo. Ribadisco, è un onore». Il percorso di Franscella è ancora immacolato, ma è un atleta con margini ancora notevoli. «C’è un elemento fondamentale che lo distingue da tutti gli altri, l’umiltà. Ne ho visti tantissimi, di pugili, in giro per il mondo, ma l’umiltà di Marzio è merce rara. Mi ricorda Vincenzo Picardi, un mostro sacro. Ha la testa sulle spalle. Lavora tutto il giorno, in palestra segue tutto quello che gli viene chiesto. Solo i campioni si comportano così. Ne ho visti tanti, di atleti, ma pochi al suo livello. L’altra qualità che deve sfruttare è la potenza. È un pugile un po’ lento, almeno finora, ma ha un colpo potentissimo, non tipico della sua categoria di peso. Stiamo lavorando tanto su questo aspetto. Margini di miglioramento ne ha: riguardano proprio la mobilità, la difesa e la rapidità dell’attacco. Ci stiamo lavorando».
Sabato 21 marzo il Boxe Club Ascona organizza una riunione che darà lustro al pugilato ticinese. Il match di cartello vedrà impegnato il beniamino di casa, il pugile professionista Marzio Franscella (attualmente 225esimo del ranking pesi supermedi, 13esimo nella classifica Ee-Eu rating). Sulla distanza delle 8 riprese sfiderà l’olandese Daku Farouk – 21 vittorie (9 ko), 17 sconfitte (4 ko), 278esimo del ranking mondiale – con l’intento di entrare nei primi 200 della classifica mondiale, così da poter disputare a dicembre un match titolato. È inoltre in corso la trattativa per fare combattere anche l’altro ‘pro’ ticinese, Ricardo Silva, alla ricerca anch’egli di un valido test nell’ottica di un imminente incontro titolato. La serata sarà completata da 7 match di pugilato olimpico con i rappresentanti del Bca opposti alla squadra del Box King Berna del pugile ‘pro’ Alain Chervet.