Carsten Semenya si dice ferita dalle dichiarazione del presidente Iaaf, secondo cui senza la classificazione di genere non ci sarebbero più vittorie femminili
«I commenti fatti nel weekend dal signor Coe riaprono vecchie ferite». A dirlo è l'atleta sudafricana Carsten Semenya, che – tramite i suoi legali – reagisce alle parole del presidente della Federatletica mondiale (Iaaf). Quest'ultimo, in un'intervista a un quotidiano australiano aveva detto che «la ragione per cui abbiamo introdotto la classificazione di genere è perché se non l'avessimo fatto, probabilmente nessuna vera donna avrebbe più vinto medaglie o stabilito nuovi record nel nostro sport. Io sono per l'equità e la regolarità delle competizioni».
Parole, quelle di Coe, che non hanno tardato a suscitare la reazione dell'olimpionica del mezzofondo, la cui femminilità è stata più volte messa in dubbio (pur se lei non si è sottratta ai controlli del caso). «Il riferimento del Daily Telegraph alle 'masse muscolari di Semenya' sono l'ultimo esempio di come le cose siano state distorte», si legge in una nota stampa. «Il signor Coe sbaglia a pensare che la signora Semenya sia una minaccia per lo sport femminile. Lei è una donna, non c'è dubbio su questo e non può essere argomento di un dibattito che la Iaaf vorrebbe far riaprire».