Salute mentale

L’estensione dell’esperienza di genere

Stereotipi culturali ingabbiano la classificazione di genere nella nostra come in altre società: nuove vie per nuove esperienze

È possibile anche uscire dagli schemi
(Depositphotos)

Lewis Carroll apre Alice nel paese delle meraviglie, più o meno, come segue:

Alice è con la sorella maggiore e si annoia ascoltando la sua lezione. Proprio in quel frangente vede passare un coniglio bianco con un orologio e un bel panciotto. A lei, su due piedi, sembra normale che un coniglio parli, vesta il panciotto e badi all’ora. Ma forse non lo è. Dunque, sceglie di seguirlo in alternativa alla noiosa lezione di sua sorella e questo la porta al paese delle meraviglie. Infine, sembrerebbe che tutto sia stato un sogno, soltanto un’illusione. Qualcosa che accade nel mondo privato di Alice, sotto la pelle come direbbe Skinner e, dunque, qualcosa che non appartiene al mondo reale. Ma sia il mondo reale (per Alice), che la stessa Alice, sono cambiati per sempre dopo quell’esperienza soggettiva ed effettiva. La versione della Disney aggiunge che Alice viaggia per apparente sua volontà in un mondo dove quello che è, non è, e quello che non è, è: sprofondando nella tana di Bianconiglio piomba nell’assurdo.

Binarietà vs flessibilità

Per la maggioranza delle persone, vi sono fatti chiari e precisi che non lasciano spazio al dubbio o all’invenzione: il binarismo sessuale è una di queste certezze. Vi sono maschi e femmine, corpi definiti dalla loro genitalità. Il pene e la vagina hanno una loro potenzialità riproduttiva e definiscono il proprio ruolo in questa funzione, attraverso il loro rapporto reciproco. Questo è un fatto; tuttavia, l’essere umano si è caratterizzato per la sua capacità di rovesciare i fatti, di frugare nell’evidenza e nel concreto e promuovere il gorgogliare delle più inaspettate possibilità. Il fatto che vi sia una differenza sessuale e due unici sessi, dai quali conseguono due unici generi, è sottoposto a uno spietato attacco da parte delle persone transgender e non solo, così come da parte della teoria Queer.

A metà del XX secolo, , Money affronta quella che è stata descritta da Preciado (filosofo spagnolo e transgender) come l’inizio della crisi dell’epistemologia della differenza sessuale, introducendo nel discorso medico e politico il termine “genere”. Reagisce in questo modo ai casi cosiddetti di intersessualità, quei neonati umani i cui genitali sono difficilmente riconoscibili, all’interno del binarismo sessuale maschio e femmina. Inventa 15 generi. Da quel momento, il genere non è, o non dovrebbe più essere, accoppiato indifferentemente al sesso (pene e testicoli = maschio = maschile, vagina = femmina = femminile), e inizia a esserci un certo gioco, una certa flessibilità, tra genere e sesso. Col tempo arriverà Judit Butler, capostipite assieme a Preciado della teoria Queer, che affermerà che il sesso è una costruzione sociale. I fatti biologici, anatomici e organici, chimici e fisiologici, non sono accettati come tali, o per meglio dire, accettati soltanto come tali, come fini a loro stessi, ma, sempre sotto la proposta della teoria Queer, come fatti mischiati a interpretazione dei fatti, dunque significati politicamente e teoricamente. Il maschile, ad esempio, non è un fatto, è un concetto inteso come artefatto di una tecnologia politica di controllo e determinazione, assoggettamento al controllo di uno stato, che radica le proprie pratiche in teorie implicite.

Il soggetto trans riferisce un sentimento, un vissuto di sé, in contrasto e opposizione, forse in conflitto, con quelle che sono le aspettative sociali di ruolo, in base ai suoi attributi sessuali e riproduttivi. Ovvero, nato femmina, mi sento uomo, o viceversa. Questo vissuto può mutare liquidamente tra uno e l’altro polo, tra maschile e femminile e le eventuali forme intermedie, in quello che oggi si chiama genderfluid. In seguito, questa persona desidera o pretende alcuni cambiamenti. Vuole cambiare determinate parti del proprio corpo, trattare con gli ormoni questo suo corpo in dissidio, un articolo e un nome diversi, talvolta inventati ex novo per sé. Un processo di transizione di genere, può implicare una modifica ormonale e chirurgica o solo un cambiamento nominale, ma comporta pur sempre una transizione.

Gli approcci alla fluidità

L’opinione pubblica e, di riflesso, i diversi professionisti della salute mentale coinvolti nella crescente domanda che le persone trans fanno ai servizi medico-psicologici, sono in conflitto. Alcuni affermano che l’unico trattamento possibile, davanti a un paziente trans, siano gli ormoni e la chirurgia, dunque il cosiddetto trattamento affermativo. Talaltri, invece, che si dovrebbe tentare l’obsoleta terapia di conversione (tra questi, non solo psicoanalisti). Un terzo gruppo, proporrebbe l’attesa responsabile, specie quando si tratta di adolescenti. Emergono due poli, in base ad alcuni concetti che abbiamo proposto più sopra. Davanti a una realtà materiale, cosiddetta oggettiva, si può reagire accettandola così come è, prenderla per dato di fatto immodificabile, per verità alla quale piegarsi; o tentare di modificarla, vederla come ostacolo temporaneo da superare, come melma friabile e malleabile da convertire a proprio piacimento. Nella fattispecie, la realtà di cui si parla è il proprio corpo. Rendere questo un paese delle meraviglie, dove ciò che non è può divenire ciò che è. Siamo, dunque, giunti alla depatologizzazione della transessualità.

L’intera storia dell’umanità è segnata dalla presenza di questo atteggiamento, di questo bisogno e di questo desiderio di superare i limiti, di diventare padroni della natura e non schiavi di essa. Il soggiogamento a una realtà immodificabile risulta, per alcuni, alienante e insopportabile esercizio di autonegazione.

Alice sarebbe crollata in un sogno e, solo così, in un primo tempo, non bada all’anormalità che si suppone caratterizzi un coniglio bianco parlante, che consulta un orologio e indossa un panciotto; bensì reagisce curiosa e si lancia all’esplorazione di un nuovo mondo.

Molti anni dopo, saranno gli allora fratelli Whatchosky a usare quest’immagine, nel loro celebre The Matrix. Neo, il prescelto, segue il coniglio bianco come gli è stato indicato e raggiunge così Morpheus (Dio dei sogni), che gli offre una scelta. Neo può scegliere tra il sogno o la veglia, tra la libertà o la prigionia. Difficile non cogliere il parallelismo di quest’opera con la questione della scelta trans, così come la presenta la teoria Queer, sottolineando la scelta tra un corpo alieno, inserito nel discorso politico-sociale dominante, o un corpo proprio e modificato a piacimento. Difficile, soprattutto, non pensarci ora che i fratelli sono diventate le sorelle Whatchosky.

Soggettività e libertà

Se pensiamo, dunque, all’identità, dobbiamo per forza di cose fare i conti con l’esperienza personale, con la soggettività. Non si detta legge nella soggettività altrui, si tende l’orecchio, si resta in attesa, ci si protende curiosi. Sempre più soggetti riportano l’esperienza angosciante di divergere rispetto al proprio sesso, rispetto al corpo sessuato riconosciuto dalla nascita (la teoria Queer direbbe che il sesso è stato assegnato come conseguenza di una tecnologia politica, all’interno dell’epistemologia della differenza sessuale). Se è facile riconoscere la realtà dei genitali, è altrettanto evidente che i ruoli assegnati ai rispettivi possessori di peni e vagine siano stati alquanto stereotipati, riduttivi, caricaturali a seconda delle latitudini in cui viviamo. E l’essere umano spinge, scalcia, poiché la gabbia gli resta stretta e brama libertà di movimento, di ampliare lo spettro di esperienze. Catherine Millot riteneva che il trans compiesse un disperato tentativo psicotico di superare i limiti della realtà. Ogni lotta per la libertà è consistita nello stesso, disperato tentativo e porta con sé il sospetto della follia. Ogni acquisizione tecnologica e di potere dell’essere umano aveva lo stesso segno.

Albert Camus apre ‘Il mito di Sisifo’, affermando che vi è un unico problema filosofico davvero serio: il suicidio. La sua filosofia è in grande misura la risposta a questo problema, ed egli ci ricorda che è soltanto dopo aver valutato l’idea del suicidio che la vita diventa alternativa, diventa scelta e non più semplice inerzia. Credo che la stessa riflessione si possa applicare al genere. Non per questo bisogna transitare, così come non bisogna uccidersi per vivere liberamente, ma credo che con questa analogia risulti evidente che ripensare il genere, accomodare la realtà sociale al vissuto soggettivo, sia un trionfo della libertà, dell’umano, e mai follia. Questo è ciò che una persona sofferente, a causa di un vissuto identitario incongruente col proprio corpo, ci porta in seduta, è questo il dramma nel quale può soffocare. Come ci ricorda lo stesso Preciado, la libertà è un tunnel che si scava a mani nude.

Pionieri nell’ignoto

Dunque il trans, la persona che transita e sconfigge frontiere, che tramuta la mappa di esperienze e forme dell’umano, è un pioniere. I pionieri non devono avere ragione. Cristoforo Colombo scoprì un mondo inseguendo una idea sbagliata. I pionieri possono sconfinare spesso nell’assurdo e nella contraddizione, come dimostra il fatto che una trans si riconosca “donna” ma non uomo e che, come lo stesso Preciado riconosce, usi gli stessi stereotipi di genere per caratterizzare la propria soggettività in ribellione col proprio corpo. O l’assurdo delle neolingue e dei nuovi generi (Anne Fausto Sterling propose 5 generi in un articolo polemico e provocatorio; Atcues, un’associazione statale spagnola di persone trans, propone addirittura 251 generi e Lgbta Wiki supera i 4’000, di cui alcuni esempi sono magogenere, exgenere, giovegenere…). Ma è anche questo navigare l’assurdo ciò che li rende tali: sono pionieri perché aprono discussioni assurde, che il buon senso non ha accettato in passato, saturando il campo e chiudendo, vietando la possibilità di dare parole a certe esperienze, e voce a determinati argomenti; sono pionieri perché non obbediscono acriticamente a una realtà sociale e biologica e usano sia il pensiero e la riflessione, che l’attivismo politico e la tecnologia per ribellarsi e aprire nuove vie.

“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altra. Pillola azzurra: fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio…”.

A voi la scelta.

Una rubrica a cura di

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔