Cos’hanno in comune le conseguenze di un incidente stradale, una polmonite o una frattura a una gamba? Se ne siete vittima, il vostro medico avrà bisogno di fare ricorso ad una radiografia per pronunciare una diagnosi corretta. È facile se si abita in Svizzera, meno se ci si trova in Africa… «Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i due terzi dell’umanità continuano a non aver accesso a questa tecnologia, il colmo quando si sa che la radiografia è stata inventata da più di un secolo», constata Bertrand Klaiber, fondatore di Pristem. Per porre rimedio a questo problema di salute pubblica, Klaiber, originario di Losanna, auspica di poter lanciare sui mercati emergenti un apparecchio a raggi X solido e a buon mercato. Principale differenza con quelli che si trovano attualmente negli ospedali africani o asiatici? È stato concepito e sviluppato in funzione dei vincoli e delle esigenze particolari di questi ospedali. E questo cambia tutto.
«Nella maggior parte dei Paesi del Sud del mondo, gli ospedali fanno fronte alla carenza di mezzi, a improvvise interruzioni dell’erogazione di energia elettrica, a infiltrazioni d'acqua dovute alle piogge torrenziali, all’onnipresenza della polvere, del vento, del caldo... Nulla a che vedere con gli ospedali asettici e dotati di aria condizionata che conosciamo. In un contesto come quello, gli apparecchi fabbricati e pensati per i Paesi del Nord si guastano rapidamente. E dal momento che non vi si trovano né ricambi né personale addetto alla manutenzione dotato di opportuna formazione, queste macchine divengono rapidamente inutilizzabili», spiega. Così nell’Africa subsahariana, fino al 70% delle apparecchiature mediche non è funzionante.
Per concepire un macchinario adatto alle condizioni difficili che si riscontrano nei Paesi del Sud del mondo, Pristem è partita da zero. «Abbiamo chiesto ai futuri utilizzatori in Africa, che conoscono l’ambiente, di condividere con noi le loro esigenze, che abbiamo integrato nel processo di sviluppo", spiega Klaus Schönenberger, cofondatore e presidente del consiglio di amministrazione di Pristem. Sotto l’egida del programma EssentialTech del “Centre de Coopération et Développement” del Politecnico federale di Losanna (Epfl) una squadra composta da trentacinque tra ricercatori e ingegneri, provenienti principalmente dalla Haute école spécialisée de Suisse occidentale (Hes-So), dall’istituto Paul Scherrer e dall’ospedale universitario del Vaud (CHUV), ha dunque sviluppato un prototipo innovativo.
Risultato: l’apparecchio radiologico GlobalDiagnostiX è stato ideato affinché né delle temperature che raggiungono i 45°C, né un’umidità del 98%, né la presenza di polvere alterino il suo funzionamento. I motori elettrici utilizzati nei Paesi industrializzati per spostare il braccio sono stati eliminati a vantaggio di un sistema meccanico, mentre si è privilegiata la tecnologia digitale rispetto all’uso di pellicole radiografiche per economizzare sui costi rilevanti dei materiali di consumo. È stato poi sviluppato un generatore speciale al fine di permettere agli impianti radiologici di funzionare autonomamente per qualche ora se dovessero verificarsi delle interruzioni di corrente.
«Il settore delle apparecchiature medicali ha sempre puntato sull’innovazione e sui miglioramenti della funzione medica, ma in Africa la priorità da soddisfare sono i bisogni di base. Un paziente ricoverato presso l’ospedale di Yaoundé, in Camerun, non se ne fa nulla della tecnologia all’avanguardia. Ha bisogno prima di qualsiasi altra cosa di apparecchiature che funzionino. È ciò che proponiamo e richiede parimenti l’applicazione di un certo numero di elementi innovativi per poter fornire immagini di grande qualità in modo affidabile e duraturo», racconta Klaiber.
Anche i contratti offerti agli ospedali sono stati appositamente concepiti per rispondere alle loro esigenze. «Pensiamo che esista un vero e proprio mercato per questo tipo di apparecchi – sottolinea Schönenberger –. Ma un prezzo di acquisto inferiore a quello della concorrenza e una maggior resistenza non sono sufficienti. Dobbiamo anche garantire la manutenzione delle apparecchiature». È proprio la manutenzione che costa molto cara, circa il 10% del prezzo di acquisto ogni anno. «Spesso i governi acquistano degli apparecchi fabbricati in Europa o negli Stati Uniti o li ricevono in dono, senza aver previsto il costo di mantenimento e senza disporre di personale in grado di assicurarla. Il nostro modello prevede sei anni di garanzia inclusa. È un’offerta unica nel suo genere. Una connessione a Internet permetterà di controllare lo stato degli apparecchi a distanza e di offrire assistenza al personale locale nell’esecuzione di interventi di manutenzione preventiva. Ciò consentirà anche di attuare servizi di teleradiologia, che possono rivelarsi di importanza vitale per paesi in cui c’è una dolorosa e drastica penuria di specialisti».
Concretamente, il progetto messo in atto da Bertrand Klaiber prevede nel medio periodo la creazione di circa quattrocento posti di lavoro solo in Africa e di venticinque in Svizzera. «La posta in gioco non è solamente economica, è anche ideologica. Ho lasciato il mio impiego nel settore del marketing perché avevo bisogno di ritrovare un senso in ciò che facevo. Oggi ho la soddisfazione di dire a me stesso che il mio lavoro può servire a qualcosa. Ma non abbiamo certo la pretesa di creare un apparecchio per l’Africa senza l’Africa. Abbiamo quindi intessuto dei legami stretti con un centro ospedaliero in Camerun per essere certi di non trascurare dei bisogni fondamentali». Un progetto che apporta dunque benefici alla popolazione, ai governi e agli ospedali. Un investitore africano e un altro svizzero hanno già aderito al progetto di Pristem. La start-up necessita di dieci milioni per introdurre il suo prodotto sul mercato: ne deve ancora trovare un po’ più della metà.