Nel periodo natalizio venduti 50 milioni di pezzi (26 tonnellate), per oltre 195 milioni di euro: il 19,5% in più rispetto al passato
Classico o senza uva passa e canditi, con crema allo zabaione, glassa o cioccolato, vegan o light. E ancora per i palati sardi ci sono quelli al carciofo spinoso, alla pompia, alla vernaccia, allo gioddu (yogurt), al mirto, alle mele cotogne, all’abbardente, all’arancia o al mandarino. Il panettone artigianale rimane un must del periodo natalizio. Una ricerca realizzata da Nielsen per la società Csm Bakery, dice come questo batta quello industriale.
La versione artigianale, infatti, rappresenta il 52% del valore complessivo del comparto. In Italia, secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, se ne venderanno oltre 50 milioni di pezzi (oltre 26mila tonnellate) per oltre 195 milioni di euro, nonostante il post Covid e la crisi energetica ed economica, con +19,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. «Da qualche tempo, sempre più consumatori impazziscono per il panettone artigianale – commenta Marco Rau, delegato di Confartigianato Sardegna per l’alimentare –. Non solo in Sardegna o nel resto dell’Italia, ma anche nel resto del mondo come per esempio negli Stati Uniti dove è diventato una vera e propria ‘ossessione’, con fornai e pasticceri italiani a darsi battaglia per avvicinarsi ai ‘gusti perfetti’ per soddisfare ogni tipo di palato».
Sulla produzione e vendita dei panettoni, pandori e di tutti gli altri dolci tipici di Natale, hanno però fortemente pesato sia l’energia, sia l’inflazione sui prodotti che vengono utilizzati per la lavorazione di pane e paste.
Secondo l’analisi di Confartigianato Sardegna, la farina è aumentata del 33,8% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, l’olio Evo è cresciuto del 29%, quello d’oliva del 43,6%, quello di semi vari del 16,6%, il burro del 23,5% e lo zucchero del 19,4%. «Nonostante tutto questo, l’aumento del costo medio di questi dolci artigianali è stato solo del 7%. I clienti sanno bene che da almeno 5-6 anni i nostri prezzi sono, praticamente, invariati e che ci siamo autotassati e abbiamo fatto sacrifici in questo lunghissimo periodo. Però non si può andare avanti con questa situazione di continua penalizzazione del settore».