Curiosità

Il duca Farnese non fu avvelenato, il cold case è risolto

Ci sono voluti 429 anni ma soprattutto i progressi scientifici della medicina legale per sciogliere uno dei gialli storici più appassionanti.

Alessandro Farnese, duca (Wikipedia)
27 agosto 2021
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Soffriva di gotta, aveva una frattura scomposta sull'avambraccio destro a causa di un colpo da arma da fuoco, era costretto dalla sua vita da militare a mangiare cibi poco cotti, duri e stopposi, ma una cosa ora è certa: Alessandro Farnese non fu avvelenato. Ci sono voluti 429 anni ma soprattutto i progressi scientifici della medicina legale per sciogliere uno dei gialli storici più appassionanti. Il duca di Parma, nonché governatore delle Fiandre ed eroe della battaglia di Lepanto dove, vicecomandante della Lega cristiana, catturò la galera del Gran Visir e far proprio il tesoro degli Ottomani, è morto, molto probabilmente, per una banale polmonite all'età di 47 anni.

A dirlo le analisi condotte per 18 mesi dall'istituto di medicina legale dell'Università di Parma assieme ai carabinieri del Ris, sempre di Parma. La staff diretto dalla professoressa Rossana Cecchi e dalla maggiore Giada Furlan hanno studiato i resti del grande condottiero su commissione dell'Ordine Costantiniano ed ora sono stati resi noti gli esiti della ricerca iniziata nel gennaio del 2020. “Il complesso lavoro condotto da medici legali, odontoiatri, radiologi, una antropologa, che ha ricostruito i volti del sovrano e della moglie, e una paleoantropologa hanno confermato quello che veniva raccontato dagli storici”. Insomma niente avvelenamento, racconta alla Gazzetta di Parma la professoressa Rossana Cecchi dell'Università di Parma. “Possiamo escludere l'avvelenamento da metalli, che era quello più frequente all'epoca – spiega la maggiore del Ris Giada Furlan –. Invece, sull'avambraccio ferito abbiamo trovato fra radio e ulna tracce di rame e zinco, riconducibili agli strumenti chirurgici utilizzati per rimuovere la pallottola finita poi fra le ossa del polso”.

Grazie alle analisi, si è scoperto anche la dieta dei duchi di Parma. “Alessandro mangiava cibi duri, poco cotti, tipici dei campi di battaglia”, spiega la professoressa Marianna Peracchia, mentre la moglie “ingurgitava molti zuccheri ed era afflitta da carie profonde”. Resta invece più che mai aperto il giallo del ‘Toson d'oro’, il prezioso collare corredate da due rubini grossi come ciliege. “Un po' ci avevamo sperato – commenta Edmondo Barbieri Marchi, vicepresidente dell'Ordine Costantiniano – perché dall'effige funeraria pare che lo indossasse sul letto di morte, anche se la cosa non è da dare per scontata. Questa verità non la conosceremo mai”.

Ora il corpo di Alessandro Farnese e della moglie Maria torneranno a riposare nella cripta della Chiesa della Steccata a Parma, pantheon dei duchi di Parma. Domani, sabato 28 agosto alle 16, per la tumulazione sarà in Italia il Duca di Parma Carlo Saverio di Borbone, quattro sindaci delle Fiandre e anche un diplomatico in rappresentanza del regno del Belgio.