Curiosità

Gli ippopotami di Pablo Escobar minacciano l'ambiente

Importati negli anni '80, per gli scienziati sono un rischio per la biodiversità e vanno abbattuti. La popolazione locale si oppone: 'Ormai sono residenti'

Gli abitanti della Hacienda Napoles Park (Keystone)
10 febbraio 2021
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Gli ippopotami importati illegalmente in Colombia negli anni Ottanta per lo zoo privato dell'ex re dei narcos Pablo Escobar vivono adesso allo stato selvatico e sono notevolmente aumentati negli ultimi decenni, tanto da costituire un serio rischio per la biodiversità. È il grido d'allarme lanciato da un gruppo di scienziati, secondo il quale i pachidermi andrebbero abbattuti prima che spazzino via la flora e la fauna locale. Escobar aveva allestito anche un enorme zoo nella sua vasta tenuta-fortezza – la Hacienda Nápoles a Doradal, nel dipartimento di Antioquia – con rinoceronti, elefanti, giraffe, ippopotami e altri animali esotici. Quando venne ucciso, nel 1993, molti di questi animali vennero trasferiti o morirono, ma gli ippopotami vennero abbandonati anche a causa degli elevati costi e dei problemi logistici legati al loro trasporto.

I vari tentativi del governo di controllarne la popolazione sono falliti e oggi si stima che solo negli ultimi otto anni il loro numero sia cresciuto da 35 a 65-80 esemplari. Secondo uno studio di questi scienziati pubblicato il mese scorso sulla rivista Biological Conservation, inoltre, potrebbero arrivare a quota 1.500 entro il 2035. "Credo che sia una delle più grandi sfide delle specie invasive nel mondo", ha commentato Nataly Castelblanco-Martínez, ecologa dell'Università di Quintana Roo in Messico e autrice principale dello studio. Ma l'idea di abbattere gli ippopotami ha già suscitato non poche critiche da parte della popolazione locale, che li considera ormai residenti permanenti a tutti gli effetti. Nel frattempo, la Hacienda Nápoles, con i suoi 3.000 ettari circa, è stata trasformata in un parco tematico, dove questi animali circolano liberamente contribuendo così al sostegno economico della regione generato dal turismo.