laR+ L'analisi

Usa e Russia, una guerra molto fredda

Lo spostamento di bombardieri B52 in Norvegia può provocare un'escalation nell'Artico, nuovo campo di battaglia per le superpotenze mondiali

(Keystone)
25 febbraio 2021
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L’alta tensione tra Mosca e Washington è arrivata fino all’Artico. Gli Stati Uniti sposteranno a breve in Norvegia un numero imprecisato (forse 4) di bombardieri strategici B52, che troveranno l’appoggio degli F35 locali e degli Awacs per la sorveglianza aerea, questi ultimi di stanza in Germania. Nello scorso agosto erano stati segnalati nella stessa area movimenti di sottomarini atomici Usa.

I cambiamenti climatici hanno trasformato zone un tempo inospitali e remote - ma ricchissime di idrocarburi - in un desiderio dei sogni per le Potenze regionali, che osservano preoccupate l’interessamento anche della Cina.

Le nuove tecnologie in campo energetico permettono ormai lo sfruttamento di questa “Klondike” polare anche se i costi rimangono proibitivi. Inoltre la rotta del nord-est è sgombera dai ghiacci e aperta per alcuni mesi l’anno al traffico commerciale, con enormi benefici in termini di risparmio di tempo e di denaro.

Negli ultimi anni la Russia ha organizzato le sue truppe artiche e le sue basi. Al riguardo le Forze aeree Usa hanno denunciato la recente costruzione da parte russa di una rete di “mezzi aerei offensivi e di sistemi missilistici costieri”. Il Cremlino ha poi persino definito e messo nero su bianco la sua strategia (fino al 2035) per questa regione, considerata per Mosca vitale.

A questo complicato quadro regionale va aggiunto che le nuove armi supersoniche, volute da Vladimir Putin, inquietano e non poco l’Occidente. L’Artico - questo è il risultato di quanto sta avvenendo - appare così essere il prossimo nuovo campo di battaglia militare e geopolitico tra russi e americani. La mossa del neopresidente Usa Joe Biden di spostare i bombardieri strategici significa che Washington difenderà contro qualsiasi aggressione i suoi alleati, in primo luogo norvegesi e danesi – non si dimentichi la Groenlandia – partendo da un sito non lontano dai confini russi dentro al Circolo polare artico e nello spazio aereo internazionale a nord-ovest dalla Russia.

Fino ad oggi le missioni sull’Artico partivano principalmente dal Regno Unito. Grazie a questa decisione, dicono a Washington, gli Stati Uniti saranno in grado di reagire più velocemente, da più vicino, a una potenziale aggressione di Mosca. “La prontezza operativa – ha sottolineato il comandante delle Forze aeree Usa in Europa e Africa Jeff Harrigian – e la nostra abilità a sostenere gli alleati sono fondamentali”. Nel recente passato simili scelte di muovere i propri bombardieri strategici da un teatro all’altro si sono osservate in Medio Oriente, dove il Pentagono, a seconda delle difficoltà dei momenti, ha spostato i suoi B52. In campo marittimo lo stesso avviene spesso nel Pacifico con le portaerei per le varie crisi. Il ministero della Difesa Usa teme tra l’altro che la militarizzazione dell’Artico da parte del Cremlino possa essere un preludio alla fine del libero accesso alle risorse naturali ed alle rotte marittime settentrionali.

Le conseguenze di questo scenario sono evidenti: l’Artico è destinato a diventare in tempi ristretti quello che sono già oggi il Baltico e il mar Nero, aree in cui aerei militari russi ed occidentali si inseguono di continuo rischiando di provocare l’irreparabile, l’incidente, in paurosi giochi di guerra. La Guerra fredda al Polo in versione XXI secolo è dietro l’angolo.