Un compleanno che val la pena ricordare. L’Ambrì Piotta celebra proprio oggi i suoi ottant’anni di vita. «I primi ottanta», precisa con una punta d’orgoglio il presidente Filippo Lombardi. Perché da quel 19 settembre 1937 a oggi il club ha saputo mantenersi sulla breccia di un’élite sempre più esigente. A volte zoppicando un po’, è vero, ma è pur sempre riuscito a restare nel giro delle grandi squadre.
Ottant’anni di gioie e dolori, di alti e di bassi. E soprattutto ottant’anni di volti che hanno contribuito a scrivere la storia del club leventinese.
Ottant’anni di emozioni, di gioie e dolori. Di successi (su tutti il doppio trionfo in Continental Cup) e delusioni. Perché anche quelle, piaccia o meno, fanno parte pure loro della storia. Ma soprattutto ottant’anni di aneddoti. Come quello del presidente Filippo Lombardi, che ricorda, come fosse stato ieri, i suoi primi anni sulle gradinate della Valascia. «Andavo ancora alle medie quando mia zia, che abitava a Bellinzona, mi portava a vedere le partite col suo maggiolino. Erano i primi anni Settanta: allora la pista non era ancora coperta e per trovare posto sugli spalti si risaliva su per la montagna all’infinito. E non di rado capitava che le partite si dilatassero all’infinito perché interrotte ogni dieci minuti per pulire la pista dalla neve caduta nel frattempo...».
Poi, nel 1979 per l’Ambrì inizia l’“era moderna”: la Valascia finalmente ha un tetto... «Un cambiamento epocale! Da anni si percepiva l’indispensabilità di questo tassello per fare il grande passo. E così è in effetti stato: per la società era un po’ come entrare definitivamente nel giro delle grandi, lasciandosi alle spalle una volta per tutte l’etichetta dei dilettanti affacciatisi un po’ per caso alla ribalta della Lna. Anche se, per il tifoso di allora, non più vedere il cielo sopra la testa, portava con sé un po’ di malinconia, ma... non più prendersi l’acqua o la neve addosso era indubbiamente un vantaggio per tutti!».
La copertura della pista ha rappresentato una sorta di punto di non ritorno pure dal profilo sportivo: «Ha segnato l’inizio di quello che reputo sia stato (sinora) il periodo più fausto della società. Solo creando infrastrutture adeguate ai tempi è stato possibile fare il salto di qualità, e questo è un concetto che si ripresenta anche oggi, discutendo della nuova Valascia: per restare nel giro delle grandi, delle squadre che contano, è imprescindibile la realizzazione della nuova pista, in modo da poter rimanere una piazza appetibile (per giocatori e sponsor)».
Prima di pensare al futuro, c’è però un presente tutto da vivere... «Un presente che scaturisce da anni assai delicati. Appena eletto presidente avevo tirato subito il campanello d’allarme e cercato di invertire la tendenza di un club che lamentava un deficit strutturale dell’ordine di due milioni a stagione. Un passo alla volta, ci stiamo avvicinando alla meta».
Cosa significano questi ottant’anni per Lombardi? «Rappresentano una storia incredibile di attaccamento di una regione a una sua bandiera, una sua identità. E per regione intendo tutto il Ticino, visto che per decenni l’Ambrì ha rappresentato la bandiera del Ticino oltre San Gottardo nello sport, e non solo nell’hockey. Questo attaccamento ha permesso alla società di arrivare fino al traguardo degli 80 anni, sottraendosi alle regole della logica del mercato, della demografia e non da ultimo delle finanze... In questo senso, è un traguardo straordinario, unico. Al contempo, è la riprova che l’Ambrì non è fenomeno effimero, ma una realtà duratura. Il fatto che siamo qui a pianificare i prossimi di 80 anni – perché con la realizzazione della nuova pista ci assicureremo un avvenire altrettanto lungo – non fa che ribadire la volontà di voler costruire un futuro altrettanto lungo poggiando su solide basi». Cosa si sente di augurare il presidente alla sua società? «Una stagione di felicità, dentro e fuori dal ghiaccio. Non mi aspetto di vedere un Ambrì campione, ma sicuramente una squadra grintosa come quella applaudita sabato contro il Langnau». Qual è invece il regalo che si sente di poter fare alla società? «Credo di averne fatto uno trovando la gente giusta per la rinascita a cui stiamo assistendo. Un altro regalo spero di aggiungerlo a breve, portando a buon fine le trattative per la nuova pista, cosa che, contrariamente a quanto taluni possano pensare, non è affatto cosa semplice».
Quali sono le date più significative della storia biancoblù per Lombardi? «Prima della mia presidenza sicuramente l’anno della finale (1998/’99). Da presidente... beh, questo! Che è anche quello più cruciale direi. È vero che nel 2014 ci eravamo qualificati per i playoff, ma una volta raggiunto l’obiettivo, la squadra si è rilassata e ha chiuso la stagione in netto calando. E francamente, trovo sia meglio arrivare a un passo dal tuo obiettivo ma lottare fino alla fine, che arrivarci e poi uscire di scena in modo opaco».