laR+ La TRAVE NELL’OCCHIO

Il mesto spettacolo

Il problema diventa drammatico quando certi personaggi sono chiamati a prendere decisioni a nome della collettività

In sintesi:
  • Non servono i sondaggi a misurare lo sgradimento, basta l’astensionismo
  • I politici si limitano ad amministrare il presente senza una visione plausibile per il futuro
(Ti-Press)

La fiducia nelle istituzioni democratiche è sempre più giù. Lo dice l’Ocse: la disaffezione è generale e la metà dei cittadini ha perso la fiducia. Anche in Svizzera l’apprezzamento per il governo è al ribasso. In Ticino le istituzioni se la passano ancor peggio. Non servono i sondaggi a misurare lo sgradimento, basta l’astensionismo. Le esibizioni inopportune di magistrati e politici cantonali sono quasi una routine: non rianimano la reputazione delle rispettive categorie. Tanto meno inducono a entusiastiche adesioni da parte dei cittadini. Il Cantone è allo sbando e non sa dove andare.

Gli esercizi parlamentari attorno al Preventivo confermano l’effetto Dunning-Kruger (1999): molte persone sono incapaci di riconoscere la loro mancanza di capacità e tendono a sovrastimarsi. Senza fronzoli: più uno è ignorante più è convinto di non esserlo e non è consapevole delle proprie lacune. In fondo lo aveva a suo modo anticipato Betrtrand Russel (1933): gli stupidi sono strasicuri mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. Il problema diventa drammatico quando certi personaggi sono chiamati a prendere decisioni a nome della collettività. L’effetto Dunning-Kruger mi pare sia affiorato qua e là durante i dibattiti in Gran Consiglio sul Preventivo. Sparuti gli interventi di spessore, ingombranti quelli inutili e un po’ annebbiati. Fatte le doverose eccezioni, siamo all’infausto spettacolo di politici che si affannano per mettere una toppa al presente senza una pur minima idea del futuro.

Con qualche apprensione, consulto il professor Zielonka che conferma: si limitano ad amministrare il presente senza una visione plausibile per il futuro. L’impressione mia è che i consapevoli (pochi) e gli inconsapevoli (una maggioranza) restino tenacemente aggrappati al pensiero unico dell’esausta e ormai smentita teoria dello sgocciolamento della ricchezza: avanti con gli sgravi ai ricchi e abbiate fiducia, prima o poi la ricchezza seguirà la legge di gravità e arriverà giù a irrorare i povericristi. Speriamo che accada presto perché intanto un ticinese su sei non guadagna abbastanza per tirare alla fine del mese e un terzo è a rischio povertà. E noi cittadini sprovveduti abbiamo la sgradevole sensazione di essere in balìa di una politica amministrata da politici da riporto con un elevato grado di miopia e poca umiltà.

A smorzare l’illusione che il triste spettacolo sia un incidente di breve durata arriva in soccorso, roboante e scivoloso, il mesto spettacolo offerto dalla magistratura ticinese: le repliche sono quotidiane. C’è di tutto e per tutti i gusti. Diciamo che agli occhi dei cittadini la probità e il savio equilibrio non sembrano qualità particolarmente curate. Certe performance segnano un inquietante disfacimento etico. Sembrano, certi magistrati, aver totalmente dimenticato le lezioni di Charles de Secondat, barone di Montesquieu: i magistrati debbono essere invisibili e neutrali; la loro deve essere la voce delle leggi da applicare. Da ciò dipende la credibilità del loro operato e l’equità dei giudizi.

Questi episodi, e altri intorno a politici di stazza, non confortano noi in platea ad assistere al dolente spettacolo. Una domanda: questi fatti sono il sintomo o la causa della malattia dello Stato democratico?