Qualche politico ruspante – in preda a scostamenti lisergici – la ritiene un'opportunità per il nostro Paese. È l’argomento di chi ha la vista corta
Il narcisista malefico è tornato. Gli analisti ne spiegano le ragioni e ognuno dice la sua: colpa di Harris mediocre, colpa di Biden rimbambito, colpa dei prezzi troppo alti, colpa dei poveri, colpa del ceto medio sempre più giù, colpa dei migranti. Si pronunciano anche i nostri esperti, habitué dei salotti televisivi: a posteriori ci informano che loro sapevano in anticipo come sarebbe andata a finire. E allora, perché non l’hanno detto prima? Magari si poteva rimediare. Pure Enzo Jannacci raccomandava la tempestività: “Se me lo dicevi prima ti dicevo che noi abbiamo bisogno della gente giusta”.
Non conosco la società americana, eppure, da sprovveduto un po’ saccente – contro il parere della moglie che mi invitava a guardare un po’ più in terra e un po’ meno agli ideali – azzardai con convinzione che a prevalere sarebbe stata la difesa dei valori della democrazia liberale: quindi la democratica Harris e non quel Trump che i poteri li vuole tutti lui e non sopporta quel tale Montesquieu con la fissa della separazione dei poteri. Purtroppo non avevo tenuto conto che i grandi principi, quando si confrontano con la realtà che va all’incontrario, suonano come un insulto per tanta gente: equità e pari opportunità, ma le diseguaglianze crescono a dismisura; inclusione, ma i migranti restano una categoria a parte, quella di cani e porci secondo alcuni (copyright Salvini); prosperità per tutti, ma il carrello della spesa resta vuoto.
L’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle: la democrazia funziona bene quando l’economia funziona bene e i padri vedono per i figli un futuro migliore; se il futuro diventa gramo e pieno di ombre, la gente guarda altrove e prima o poi il consenso va all’uomo forte che le soluzioni le ha in tasca. Putin nel 2019 o giù di lì ci avvertì: l’ideale liberale è entrato in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini. Sembra che l’elezione di Trump gli dia ragione. Trump odia la divisione dei poteri che limita i poteri dell’esecutivo, non concepisce il ruolo delle opposizioni, aborre le differenze e il criterio dell’alternanza non fa parte del suo curriculum mentale. Lui esige che ministri, generali e alti funzionari giurino fedeltà a lui e non alla Costituzione; contano i fedelissimi e chi non risponde al requisito è eliminato.
La scrittrice Jamaica Kincaid parla di Trump e ritiene che troppa gente sia attratta dai fascisti. Concordo perché Trump è fascista nell’animo, nei comportamenti, nel linguaggio. Ai renitenti che ricorrono ai cavilli per non pronunciarsi consiglio di leggere un libricino di Umberto Eco: ci dice che il fascismo è eterno, e ha ragione.
Qualche politico ruspante – in preda, temo, a scostamenti lisergici – ritiene quella di Trump presidente una imperdibile opportunità per il nostro Paese. È l’argomento di chi ha la vista corta. I politici veri, quelli con una solida cultura liberale, si rendono conto che in ballo non c’è il gretto interesse di parte, bensì la sopravvivenza del nostro sistema di governo fondato – per dirla con Gustavo Zagrebelsky – sulla virtù democratica: “Competenza nelle cose da trattare, tolleranza, disponibilità al dialogo e all’accettazione dei propri errori, subordinazione dell’interesse particolare all’interesse generale”. Con Trump tutto questo non c’è: c’è invece l’autocrate dichiarato che si impegna a demolire dall’interno lo Stato di diritto. La distopia trumpiana è la trasformazione delle istituzioni del suo Paese e la concentrazione del potere politico, economico e mediatico nelle sue mani e in quelle dei plutarchi che lo accompagnano. Se volete saperne di più date un’occhiata al manifesto della destra illiberale ‘Project 2025’: vi suggerisce dove si vuole andare dopo aver spazzato via il “nocivo governo liberale”.
Il processo degenerativo dello Stato liberale ha assidui fautori anche in Europa: alcuni agiscono a viso scoperto, altri sottotraccia. Si può resistere, forse, ma per contrastare le spinte oscurantiste delle destre liberticide occorre darsi da fare e riorganizzare le opposizioni: chiedere alla sinistra fumosa ed elitaria di ammettere che l’avanzata delle destre è anche colpa sua e di provvedere con una vigorosa autocritica, e più in generale chiedere a tutti i liberali, da destra a sinistra, di fare i veri liberali. Purtroppo mi pare che le voci siano piuttosto flebili e confuse e bisogna convenire con quanto dice lo scrittore Richard Ford a proposito dei “liberali tremanti che si torcono le mani e nascondono la testa nella sabbia e non riescono a guardare in faccia al pericolo”. Magari ne riparliamo.