laR+ LA TRAVE NELL’OCCHIO

Trump e democrazia, un ossimoro

Oggi più che mai avvertiamo lo scarto fra i principi delle costituzioni liberali e i risultati di una politica regressiva

In sintesi:
  • Uno spettro s’aggira per l’Europa, insidioso e di infausti presagi
  • Scarseggiano gli uomini buoni e abbondano i pessimi soggetti
  • Le democrazie occidentali oggi se la passano male per tante ragioni
(Keystone)

Parafrasando un celebre incipit: uno spettro s’aggira per l’Europa, insidioso e di infausti presagi! È il contrasto stridente fra la nostra democrazia liberale costituzionale – quella dei diritti e delle libertà e della dignità per tutti – a cui, ogni anno, dedichiamo una giornata di riflessione, e quelli che si dicono democratici ma si dichiarano di entusiastica fede trumpiana e vorrebbero lui, il malefico narcisista, a indicare la via “alla più grande democrazia del mondo”. Trump e democrazia: un ossimoro, una bestemmia, un insulto alla democrazia liberale. Trump che applaude gli assalitori di Capitol Hill è un insulto alla democrazia, Trump che paventa un bagno di sangue se perde le elezioni è un insulto alla democrazia, Trump che considera i migranti degli animali che avvelenano il sangue degli Stati Uniti insulta la democrazia, Trump che invita all’odio e al disprezzo degli avversari insulta la democrazia. L’indecenza etica è un insulto alla coscienza democratica.

Sì perché la democrazia è un sistema di convivenza politica e sociale che fa del dissenso e della critica la sua forza vitale, ma per funzionare ha bisogno di due condizioni: buone regole e buoni uomini. Le buone regole ci sono (sono i principi delle costituzioni liberali), scarseggiano invece gli uomini buoni e abbondano i pessimi soggetti. È il caso di Trump e dei fautori delle cosiddette democrazie illiberali: a questi personaggi sta a cuore l’autoinvestitura e la volontà del capo. Le elezioni servono a questo. Gustavo Zagrebelsky, l’eminente costituzionalista, ci insegna che la democrazia “deve essere imparata” e guai a lasciar correre sulle questioni di principio che riguardano la dignità e i diritti umani. È la nostra colpa, quella di lasciar correre.

Le democrazie occidentali oggi se la passano male per tante ragioni. È profondo il fossato fra la democrazia sognata fatta di tante speranze e la realtà della politica dei governi fatta di promesse non mantenute. Oggi più che mai avvertiamo lo scarto fra i principi delle costituzioni liberali e i risultati di una politica regressiva che va al contrario rispetto alle promesse di un po’ più di equità e di giustizia sociale. La forza della democrazia è sempre stata quella di rimettersi costantemente in discussione, di aspirare non alla perfezione ma alla perfettibilità, al miglioramento, di adattarsi ai bisogni e alle esigenze del tempo. Oggi il meccanismo si è inceppato e la democrazia sta tradendo sé stessa: guarda molto in su e poco in giù e le disparità fra chi ha troppo di tutto (potere politico, potere economico) e chi ha poco aumentano.

Il liberaldemocratico vero ha il dovere di essere molto critico verso le democrazie e di denunciarne le storture, ma – mi chiedo – ci si può dichiarare democratici autentici e fare, come fanno tanti opinionisti di gran moda, ossia ricorrere ai mille distinguo pur di evitare una scelta netta quando si tratta di dire sì o no ai valori della democrazia liberale? Si auspica una democrazia senza libertà? Lo si può fare. Si abbia però il coraggio di ammettere – come suggerisce Giovanni Sartori – che una democrazia senza libertà altro non è che una non-democrazia. E le non-democrazie si definiscono in genere autocrazie o dittature.