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Ci vorrebbe un nemico

Matteo Salvini ha ricevuto due regali inattesi dai giudici e dalla sinistra, che gli stanno già permettendo di fare campagna sulla pelle dei migranti

In sintesi:
  • Quando due problemi, insieme, possono diventare un’opportunità
  • Davvero qualcuno crede che il leader della Lega passerà sei anni in carcere?
  • Il referendum sulla cittadinanza ‘rapida’ gli permetterà di riguadagnare consensi
Matteo Salvini
(Keystone)
30 settembre 2024
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“Gli amici tieniteli stretti, ma i nemici ancora di più”, diceva Al Pacino ne “Il Padrino - Parte II”. Tra coloro che hanno bisogno dei propri nemici ancor più degli amici c’è sicuramente Matteo Salvini, la cui popolarità – in picchiata da tempo – è stata rivitalizzata dai due nemici designati dalla destra sempliciotta e semplificatrice figlia di Silvio Berlusconi: i giudici e i comunisti.

Salvini, dopo l’apice raggiunto alle Elezioni europee del 2019, con la Lega primo partito a sfiorare il 35%, aveva inanellato una sfilza di scivoloni sulle bucce di banana degna di un film di Buster Keaton. Serie inaugurata dal famigerato mancato golpe del mojito, una specie di marcetta balneare su Roma concepita durante un dj set e interrotta prima ancora di cominciare sulla spiaggia di Milano Marittima.

Cinque anni dopo, sempre alle Europee, Salvini si è ridotto a fingere di esultare per aver sfiorato il 9% con la stessa resa attoriale dei protagonisti dei fotoromanzi. D’altronde aveva passato la campagna elettorale su TikTok cercando di racimolare briciole di preferenze tra i giovani facendosi mettere in testa (per due spiccioli) cappelli di Babbo Natale virtuali e dicendo cose come “Bro, escimi i piedi”, ridisegnando i confini tra statista e feticista.


Keystone
La nave della Ong spagnola Open Arms

Il livello era quello del bravo presentatore dei tempi che furono costretto alle televendite di materassi per sbarcare il lunario e avere la sua dose giornaliera di telecamere. Oscurato da Giorgia Meloni e perfino da Forza Italia – un partito che ha preso più voti del suo pur avendo nel simbolo il nome di un leader defunto – Salvini era stato relegato al ruolo di comparsa, con le dichiarazioni sul Ponte di Messina e le uscite su sicurezza e migranti prese con un misto di indifferenza e fastidio come le storielle complottare dello zio un po’ tocco al pranzo di Natale.

A porgere un paracadute a quest’uomo in caduta libera sono arrivati prima i giudici di Palermo, che hanno chiesto 6 anni di carcere per l’ex ministro dell’Interno, reo – secondo l’accusa, che tira in ballo il sequestro di persona – di non aver fatto sbarcare una nave carica di migranti, e poi le 500mila firme in appoggio al referendum sulla cittadinanza “rapida”, che garantirebbe il passaporto italiano agli immigrati dopo soli cinque anni di residenza (e non più dieci come avviene oggi). Mossa studiata dall’ala sinistra della sinistra.

A una prima, distratta occhiata non si capirebbe dove siano le buone notizie per Salvini, che rischia di finire in carcere e al contempo vedere – da dietro le sbarre – orde di barbari (perché questa è, in sintesi, la sua lettura) brandire il suo stesso passaporto. Ma a guardarla bene e a guardarla oggi (e non in un ipotetico futuro) le cose non stanno proprio così. Visti i precedenti, più o meno illustri, delle sfide a braccio di ferro tra magistratura e politica italiana è facile immaginare condanne – se mai arriveranno – minime, scritte sulla sabbia, tali da sembrare non macchie, ma medaglie agli ultrà della sua parte.


Keystone
Il nuovo slogan salvinesco

Salvini, insomma, ha due formidabili opportunità a basso rischio: poter recitare il ruolo della vittima perseguitata dai giudici brutti, sporchi e cattivi (uno dei grandi temi della Berlusconeide), e cavalcare una campagna referendaria che pare gli sia stata cucita addosso come un abito di sartoria, contro i migranti e a favore dell’italiano vero. Due temi talmente compenetrati che potrà fare campagna sulla pelle degli altri usando la sua stessa pelle. Anzi, la sta già facendo, con uno slogan penoso e peloso: “Colpevole di aver difeso l’Italia”. Un regalo così azzeccato e gradito, solo certi nemici potevano impacchettarlo.